Orlando

di Virginia Woolf

Orlando si svegliò.
Si stirò le membra. Si alzò. Sostò ritto in piedi dinanzi a noi, nella sua assoluta nudità, e mentre durava ancora il tuono delle trombe: Verità! Verità! Verità! altro non ci rimane che confessare: Orlando era una donna.

(Pagina 93)
Orlando è un giovinetto nato nell’epoca elisabettiana, affascinato dalla Poesia, dalla natura e dalle ragazze. Ma Orlando è anche un’incantevole giovane donna alla ricerca di un marito nell’Inghilterra vittoriana. E molto altro ancora.
Attraverso le epoche seguiamo il mutare delle mode, dei costumi, dell’Inghilterra insieme a Orlando, che pure cambia… o forse no.

Mi sono accostata a questo romanzo con un misto di timore e aspettativa. Avevo paura potesse essere noioso (ho avuto qualche difficoltà in passato con la Woolf, anche se poi alla fine non mi era dispiaciuta), ma allo stesso tempo ne ero fortemente attratta, mi incuriosiva tantissimo e osavo sperare in qualcosa di diverso.
Dal numero di stelline che ho dato a questo romanzo si può facilmente intuire quale delle due sensazioni con cui mi sono approcciata a questo libro si sia rivelata veritiera! :)

Già l’inizio mi ha piacevolmente incuriosito perché non sapevo il libro fosse ambientato nel XVI secolo. Ancor più sorprendente è stato scoprire pian piano (e c’ho messo un bel po’ per capire questa cosa!) che in realtà mentre Orlando cresceva la storia si spostava nei secoli successivi, di re in re (o regina), per giungere poi fino al “presente” (ovviamente quello dell’autrice, ovvero il 1928).
Questa stranezza, questa apparente immortalità di Orlando non viene spiegata in nessun modo, né sembra strana ai personaggi; d’altronde attraverso i secoli gli/le capita di incontrare le stesse persone conosciute due o trecento anni prima, quindi non è un peculiarità del/la solo/a Orlando, anzi, pare quasi che gli unici a morire con frequenza siano proprio i monarchi che, come dicevo, col loro avvicendarsi sul trono segnano il tempo che passa.
Non saprei spiegarmi questa scelta dell’autrice. Forse il suo intento era quello di analizzare il mutare della società, e cambiare personaggi di continuo sarebbe stato troppo confusionario. In effetti la sensazione che questo romanzo mi ha lasciato è del tipo “gli anni passano, tutto cambia, ma la natura umana, alla fin fine, rimane sempre la stessa”.

Vorrei leggere qualche interessante saggio (possibilmente breve!) riguardo a questo romanzo – avete niente da consigliare? ;) – perché sarei curiosa di sapere come i critici hanno interpretato le sue stranezze. A me è sembrato principalmente una riflessione sulla condizione della donna, da un punto di vista molto particolare, cioè quello di una donna che per i primi trent’anni della sua vita è stata un uomo.
Altro filo conduttore: l’amore per la letteratura. Come dicevo, cambiano i tempi, cambia anche Orlando, ma questa passione, nata quando era un ragazzino (vedi una delle frasi in basso), rimane per tutto il romanzo, fino a quando, credo quando siamo ormai nel ventesimo secolo, Orlando riesce a terminare, e anche a pubblicare, il poema La Quercia, la cui stesura, tra continue aggiunte e cancellamenti vari, l’aveva tenuto/a occupato/a per tutta la vita. Da amante anch’io della lettura, non ho potuto non apprezzare questo aspetto della vita di Orlando, anche se, purtroppo (shame on me!), gli autori citati erano quasi tutti per me sconosciuti!

Orlando non è uno di quei libri che ti rapiscono, che divori in pochi giorni per l’ansia di sapere cosa succede, ma di sicuro è appassionante, e quasi ad ogni pagina mi faceva esclamare tra me e me: ma che meraviglia di libro!!!!
Una lettura oltremodo affascinante, che mi ha fatto davvero innamorare di questa autrice e del suo stile. Vorrei dilungarmi di più su questo argomento, ma mi sentirei un po’ sciocca, come a dire: ma dai?!?! Hai scoperto che Virginia Woolf scrive bene?!?! Pensa te, finora non se ne era ancora accorto nessuno!!! ;)

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La vita, l’amore, la letteratura…

Scheda del libro

Titolo: Orlando
Autore: Virginia Woolf
Nazionalità: britannica
Titolo originale: Orlando: A Biography
Anno prima pubblicazione: 1928
Casa Editrice: Mondadori (Oscar Classici Moderni)
Traduzione: Alessandra Scalero
Copertina: “Studio per The Day Dream” di Dante Gabriel Rosseti
Pagine: 225
aNobii: LINK
inizio lettura: 22 giugno 2011
fine lettura: 30 luglio 2011

Ho deciso di leggere questo libro dopo averne sentito parlare QUI (che poi ho scoperto essere la trascrizione della quarta di copertina).

Segnalibri: quello che ho usato durante la lettura (qui a destra) l’ho comprato in una Bottega del Mondo; invece il segnalibro in alto a sinistra, dedicato al libro, è mio!

Trasposizioni commentate

Ancora nessuna!

Un po’ di frasi

Egli – poiché dubbio non v’era sul suo sesso, per quanto la foggia di quei tempi alquanto lo dissimulasse – stava prendendo a piattonate la testa di un moro, che dondolava appesa alle travi del soffitto.
[incipit]

Neve, crema, marmo, ciliegie, alabastro, filigrana d’oro? Nulla di tutto ciò! Ella era pari alla volpe, o all’ulivo; alle onde del mare, quando si guardano dall’alto di una rupe; a uno smeraldo; al sole su di una collina verdeggiante che le nubi cingono tuttora – a nulla, insomma, di tutto ciò che egli aveva veduto o conosciuto in Inghilterra.
(Pagina 28)

Il gusto per i libri era nato presto in lui. Fanciullo, un paggio lo trovava talvolta a mezzanotte ancora intento a leggere. gli toglievano il candeliere, ed egli allevava delle lucciole per sostituirlo. Gli toglievano le lucciole, ed egli per poco non metteva a fuco la casa con un acciarino. Per dirla in breve, lasciando al novelliere la cura di spianare le infinite pieghe della seta delle anime, egli era un aristocratico malato d’amore per la letteratura. Parecchi contemporanei suoi, e più ancora parecchi del suo rango, sfuggirono a quella peste […]. Ma alcuni s’infettarono di buon’ora di un germe che si diceva nato dal polline dell’asfodelo, e portato dai venti di Grecia o d’Italia; germe di natura così fatale da far tremare la mano pronta a colpire, da velare l’occhio intento a mirare la preda, da far balbettare la lingua mentre profferiva parola d’amore.
(Pagina 48)
Certe cose, devo dire, non cambiano mai! :)

E’ un fatto ben curioso che gli uomini, benché abbiano dei mezzi d’espressione così imperfetti, da non saper dire altro che “saporito” quando vogliono dire “bello” e viceversa, preferiscano esporsi al ridicolo e all’incomprensione piuttosto che tenere le proprie impressioni per sé.
(Pagina 97)

Simili divergenze d’opinioni, in verità, sono bastate spesso a spargere fiumi di sangue, a provocare rivoluzioni, Città sono state poste a sacco per meno ancora, e milioni di martiri hanno preferito ascendere il rogo piuttosto che cedere d’un pollice sul terreno in discussione. Nessuna passione cova più forte in petto all’uomo, del desiderio di far pensare gli altri a modo proprio. Nulla offusca tanto il cielo della sua felicità, nulla lo riempie tanto di furore, quanto il sapere che un altro tiene a vili cose di cui egli fa gran conto.
(Pagina 101)
Ancora una volta… passano i secoli, ma la natura umana rimane sempre la stessa!

Per quanto sembrino cose di secondaria importanza, la missione degli abiti non è soltanto quella di tenerci caldo. Essi cambiano l’aspetto del mondo ai nostri occhi e cambiano noi agli occhi del mondo. […] Così si potrebbe sostenere con qualche ragione che sono gli abiti che portano noi, e non noi che portiamo gli abiti; noi possiamo far sì che essi modellino per bene un braccio, o il petto, ma essi modellano il nostro cuore, i nostri cervelli, le nostre lingue a piacer loro.
(Pagina 128)

Se si anela ancora e sempre, più d’ogni altra cosa al mondo, a scrivere versi, significa essere sposati? Insomma, era in gran dubbio.
Ma avrebbe fatto al prova. Guardò l’anello. Guardò il calamaio. Doveva osare? No, non avrebbe osato. Pure, era necessario. No, non poteva. Che fare allora? Svenire; era l’unica cosa da farsi. Ma non s’era mai sentita così bene in vita sua.

(Pagina 181)

E così giunse finalmente alla conclusione finale, la quale era della più alta importanza; ma siccome abbiamo già oltrepassato il limite di sei righe, la ometteremo.
(Pagina 200)

E quando Shelmerdine – che s’era fatto un bel marinaio, bruno, colorito in volto, e robusto – balzò a terra, oltre il suo capo s’alzò a volo un uccello selvatico.
«E’ l’oca!» gridò Orlando. «L’oca selvatica…»
E mezzanotte batté il suo dodicesimo colpo; il dodicesimo colpo di mezzanotte, giovedì undici ottobre millenovecentoventotto.

[explicit]

4 pensieri riguardo “Orlando

  1. Uhuh… mi hai fatta incuriosire!! Ho sempre temuto questo genere di libri perchè li reputavo a rischio soporifero, ma quasi quasi questa volta tento… chissà che non possa essere il mio classico per il mese prossimo!

  2. Un libro sconcertante, vero? Eppure affascinante! La Woolf romanziera ha questo effetto, ed i pareri sono sempre contrastanti. Ma la Woolf saggista è addirittura superiore.

    E dopo aver letto questo “strambo” libro, se ne hai l’occasione, prova a guardare anche il film di Sally Potter con Tilda Swinton…
    Ciao cara!!

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