Zanna Bianca


di Jack London

Titolo: Zanna Bianca
Titolo originale: White Fang
Autore: Jack London
Nazionalità: statunitense
Prima pubblicazione: 1906
Casa Editrice: Newton Compton (Grandi Tascabili Economici – Narrativa)
Traduzione: Gino Serrato
Copertina: foto © Jeff Vanuga/Corbis
Pagine: 186
Provenienza: Libreria, 23 ottobre 2011
Note: la mia edizione di questo romanzo di trova su un unico volume che contiene anche Il richiamo della foresta e altre, non meglio precisate, “storie di cani”, sempre di London
Link al libro: GOODREADSANOBII
inizio lettura: 28 novembre 2011
fine lettura: 7 dicembre 2011


La cupa foresta di abeti di stendeva tetra su entrambe le rive del corso d’acqua gelato. Gli alberi, squassati da un improvviso vento, si erano liberati dal loro manto di brina e sembravano appoggiarsi l’uno contro l’altro, scuri e sinistri contro la luce del crepuscolo. Un silenzio profondo incombeva su tutta la zona, una zona desolata, priva di qualsiasi segno di vita, immobile, così solitaria e fredda da non poter ispirare neanche il senso della tristezza. Vi si avvertiva quasi un accenno al riso, ma un riso più terribile della tristezza, un riso senza allegria, come quello della Sfinge, un riso freddo come il gelo e che ricordava lo spaventevole aspetto dell’ineluttabile. Era la sovrana e incomunicabile saggezza dell’eternità che scherniva la vanità della vita e i suoi sforzi. Era la foresta desolata e selvaggia del Settentrione dal cuore gelato.

[incipit]

Zanna Bianca è per tre quarti lupo e per un quarto cane. Nell’aspetto il suo retaggio canino è invisibile, e anche il suo comportamento rispecchia la sua origine selvaggia. Per lui sarà difficile, ma non impossibile, accettare la domesticazione, passando attraverso sofferenze e lotte, anche contro la sua stessa specie, di cui non si sente parte, per essere poi alla fine salvato dall’amore.

Siamo negli anni 90 del XIX secolo, gli anni della corsa all’oro nel Klondyke. La stagione fredda è assai dura da queste parti, dove la natura selvaggia la fa da padrone. Nel cuore dell’inverno, in un pericoloso periodo di carestia, nasce Zanna Bianca. Fin da subito si dimostra speciale, essendo infatti l’unico sopravvissuto della cucciolata. Zanna Bianca ha dovuto lottare quindi già appena nato, lottare per restare in vita, per non soccombere. E ha continuato a lottare per tutta la vita, arrivando finalmente a concedersi un po’ di riposo solo dopo essere diventato l’eroe della sua famiglia di umani, e aver avuto anche lui dei cuccioli.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura.

Ricordo di aver inserito questo libro in wishlist dopo che una bambina che l’aveva letto me ne aveva parlato in termini entusiastici raccontandomene la trama (ad essere onesti devo però ammettere che non ricordo nulla di quello che mi disse, e ho anche il dubbio che forse lei non mi raccontò proprio questo, ma Il richiamo della foresta).

Non so perché ma mi aspettavo da questi vaghi ricordi una storia animalista, e l’inizio del romanzo mi ha lasciata un po’ perplessa, perché dopo un po’ di capitoli incentrati sugli animali, arriva infine l’uomo, e subito ci viene presentato come il padrone del creato, colui al quale anche una bestia selvaggia come Zanna Bianca sente di doversi sottomettere (ed è proprio l’uomo, tra l’altro, a dargli il nome di Zanna Bianca). Andando avanti con la lettura mi sono sempre più convinta che l’amore per la natura non c’entrasse nulla col romanzo, e che questo fosse semplicemente un racconto d’avventura con un protagonista animale che combatte i nemici e le avversità, risultando sempre il più forte e il più in gamba.

Poi avviene un cambiamento nella vita di Zanna Bianca: in mezzo a tanti umani incontra finalmente un uomo davvero “umano”, e allora il racconto è tornato ad avere un pochino di quell’impronta ecologista che immaginavo all’inizio, soprattutto nei pensieri di quest’uomo mentre tenta di avvicinare Zanna Bianca (vedi la frase riportata in basso). Ora, io ovviamente sono un po’ di parte, però non posso negare che proprio la parte iniziale e quella finale mi sono piaciute di più, mentre tutta la parte centrale con le sofferenze di Zanna Bianca non l’ho gradita molto, l’ho trovata anche un po’ noiosa.

Lo stile di London m’è parso a volte un po’ eccessivo e ridondante, ma comunque si è fatto leggere con piacere perciò anche su questo non do, nel complesso, un giudizio negativo.

I personaggi di questo romanzo, sia animali che umani, sono quasi tutti negativi, si salva solo (e neanche sempre) Weedon Scott, il padrone che si prenderà finalmente cura di Zanna Bianca, nonostante la ferocia con cui all’inizio il lupo gli si rivolgerà, dimostrando molto amore e molta pazienza col lupo, dal quale comunque alla fine otterrà molto, infatti Zanna Bianca svilupperà per lui un amore totalmente devoto, e sarà pronto a fare qualunque cosa per proteggerlo e renderlo felice.

London però non incolpa il singolo delle proprie malefatte, ma insiste molto su un concetto interessante, ovvero l’influenza delle circostanze: noi siamo tutti, lupi compresi, come argilla molle, che l’ambiente esterno modella nel corso della vita. Se Zanna Bianca non si fosse trovato a lottare per la vita fin dalla nascita, se avesse trovato un padrone meno severo e più affettuoso, se Lip Lip non l’avesse preso di mira con le sue persecuzioni, sarebbe potuto diventare un canelupo molto diverso.

Un bel libro, un po’ noioso nella parte centrale, ma che si riprende alla grande nel finale, e ha saputo coinvolgermi ed emozionarmi!

Copertina

Ultimamente mi piace dire due paroline, alla fine del commento, sulla copertina e/o il titolo del libro, così ho pensato di farne proprio una piccola sezione a parte. Stavolta nulla da dire sul titolo, estremamente semplice e tradotto letteralmente.
Dello stile della copertina ho già parlato nel commento a Fuga senza fine, a proposito di questa collana della Newton. Quindi qui mi limiterò all’immagine scelta, quella di un lupo ringhiante. Bè, non si può proprio dire che sia un’immagine accattivante, però indubbiamente rispecchia perfettamente il romanzo!

Dammi 4 parole

Romanzo di formazione canina

Sfide

Un po’ di frasi

Weedon Scott si era assunto il compito di redimere Zanna Bianca, o piuttosto di redimere l’umanità dal male che aveva fatto a Zanna Bianca. Era per una questione di principio e per uno scrupolo di coscienza. Sentiva che il male fatto al lupo era un debito contratto dall’uomo e che doveva essere pagato.
(Pagina 251)

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3 pensieri riguardo “Zanna Bianca

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