L’Egitto: la più antica civiltà fluviale

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2. Mondo Antico I – 2

Dove siamo?
Egitto
Quando siamo?
Dal 3200 al 30 a.C.

Per questa parte di lettura ho utilizzato:
I popoli antichi di Antonio Brancati (il mio libro di storia di IV ginnasio)
Cronologia delle scoperte scientifiche di Isaac Asimov
Storica (National Geographic) SPECIALE EGITTO (n.2-2011)
Storica (National Geographic) aprile 2009, pp. 86-99 “La stele di Rosetta”
Il figlio della luce / Christian Jacq

Maschera funeraria del faraone Tutankhamon, realizzata in oro con inserimenti di lapislazzuli, ossidiana, quarzo e cornalina (Museo Egizio, Il Cairo).

Ecco che dalla Preistoria passiamo finalmente alla Storia! :) Cominciamo a conoscere le civiltà fluviali, partendo da quella più famosa: l’Egitto. Pecco forse di campanilismo mediterraneo se considero quella egizia come la civiltà fluviale più famosa? Perché in Asia ce ne sono di altrettanto antiche! Un po’ forse sì, anche se non è colpa mia: come spiega bene il mio stesso libro, la storiografia è nata in Grecia, quindi per secoli ha portato il retaggio di una mediterraneocentricità i cui effetti si notano ancora tutt’oggi sui libri di scuola.

Ma non è solo questo, a mio parere, che mi fa ritenere quella egizia come civiltà fluviale più famosa: gli Egizi hanno lasciato dei “ricordini” mica male, poiché dopo qualcosa come 6 millenni le Piramidi sono ancora lì a lasciare a bocca aperta i turisti per la loro magnificenza! Come si può rimanere indifferenti nei confronti di un popolo che 3000 anni prima di Cristo era capace di tanto? :) (Tra l’altro… quanto mi piacerebbe vedere dal vivo le Piramidi!!!!)

Tornando a noi, mi spiace dire che l’argomento è stato trattato forse un po’ troppo superficialmente nel mio libro, o almeno non c’ho trovato il fascino che mi aspettavo! Probabilmente una storia lunga 3000 anni avrebbe meritato un maggiore approfondimento! Anche se è pur vero che la civiltà egizia è rimasta pressoché immutata per tutto quel tempo.

Ci sono state comunque alcune cose che mi hanno colpito.

Tomba di Sennefer, dignitario di corte sotto il faraone Amenhotep II (Valle dei Nobili, Luxor)”.

Innanzi tutto le piramidi, si sa, non sono l’unico elemento architettonico che gli Egizi ci hanno lasciato, ci sono anche altri monumenti come templi e obelischi; di questi ultimi non conoscevo lo “scopo”: in pratica simboleggiavano i raggi pietrificati del Sole, una delle divinità più importanti dell’antico Egitto.

A proposito di questa divinità, c’è un fatto che ho trovato interessante: il faraone Amenofi IV (1379-1362 a.C.) tentò una riforma religiosa trasformando il tradizionale politeismo in una religione monoteista con il Sole come unico dio. Quel che mi ha colpito sono i motivi che spinsero questo monarca a questa decisione: egli pensava che in questa divinità potessero riunirsi tutte le infinite forme di adorazione solare che accomunavano tutti i popoli conquistati dall’Egitto: in effetti penso non esista nessuna civiltà che non abbia mai venerato il sole! Il tentativo di Amenofi fallì, perché gli Egizi erano troppo legati alla loro religione piena di numerosissimi dei. Tra questi sono rimasti famosi quelli con la testa di animale: sciacallo, sparviero, ibis, coccodrillo… quando ho letto di quest’ultimo animale non ho potuto fare a meno di pensare al primo episodio della terza stagione di Primeval, in cui “scopriamo” che il dio egizio Sobek altri non era che un Pristichampsus passato attraverso un’anomalia! :)

La storia dell’antico Egitto si può far iniziare nel 3200 a.C., quando il Basso e l’Alto Egitto furono unificati da Narmer*. Da questo momento la civiltà egizia subirà alterne vicende, invasioni, periodi di ricchezza e periodi di povertà, restando però sostanzialmente invariata per più di 3000 anni. A porre termine definitivamente a questo regno arriveranno (nel 30 a.C.) indovinare un po’ chi? Ma i soliti Romani, ovviamente! :)

Non ho resistito e ho comprato lo Speciale di National Geographic – Storica di luglio (credo!) che, guarda caso, era proprio dedicato all’antico Egitto! Ero un po’ titubante per via del prezzo (sì, è uno speciale, ma stiamo pur sempre parlando di una rivista di 160 pagine, e 9 euro e 90 per me sono un po’ tantini!), però capitava troppo a fagiolo per non approfittarne (avevo appena finito di leggere il capitolo su I popoli antichi e mi stavo lamentando del fatto che avrei voluto leggere di più sugli Egizi!).

È stata una lettura lenta, un po’ ripetitiva, ma molto interessante. Innanzi tutto le immagini sono bellissime, ed in effetti già solo quelle giustificano il prezzo della rivista!

Luxor. Purtroppo la scansione non è venuta proprio benissimo!

Per esempio, ecco qui a lato una foto di Luxor, in cui si vede la netta contrapposizione tra kemet e desheret, ovvero tra la terra fertile e il deserto. È incredibile come la vegetazione finisca bruscamente, per lasciare posto al nulla! È però comunque un paesaggio davvero affascinante!

Tomba di Nebamun

Ovviamente molte delle immagini riguardavano l’arte egiziana. E in particolare sono rimasta molto colpita da questo affresco qui a lato. È uno dei dipinti che decora le pareti della tomba di Nebamun, uno scriba del tempio di Amon a Karnak (ca. 1350 a.C.) ed è ora conservato nel British Museum, a Londra. L’immagine raffigura lo stesso Nebamun che va a caccia nelle paludi. Quello che mi ha colpito è che mentre le figure umane sono quelle caratteristiche dell’arte egizia, con la loro solita staticità, e gli animali e la vegetazione, seppure disposti un po’ a casaccio, presentano un incredibile realismo e dinamicità nei movimenti in cui sono stai immortalati. Probabilmente non c’è nulla di strano, ma nella mia ignoranza mi è parso qualcosa di strano e di nuovo, che non conoscevo. In ogni caso, è veramente un affresco bellissimo, non trovate? :)

Ovviamente una buona parte dello speciale era dedicata al Nilo. Questo fiume era veramente fondamentale nella vita degli Egizi, tanto importante che condizionava anche le tasse! E, insieme al sole, anche la costruzione delle case. Infatti per gli Egizi l’est, dove il sole sorge e vince la sua battaglia quotidiana contro le tenebre, era il lato della vita, mentre l’ovest, dove il sole va a morire ogni sera, era il lato della morte. Per cui le abitazioni si trovavano solo sul lato est del Nilo, mentre sul lato ovest c’erano le tombe.

Altro argomento interessante è la medicina: mi ha notevolmente stupito scoprire quanto era avanzata la conoscenza degli Egizi su questo argomento! Addirittura, pur senza conoscerne la natura, utilizzavano antibatterici e disinfettanti!

Tomba di Seti I

Tornando all’arte, qui a lato c’è la scansione delle pagine dedicate alla tomba di Seti I (il padre del più famoso Ramses II) nella Valle dei Re (Luxor) definita sul giornale “la Cappella Sistina dell’antico Egitto” per la quantità e la bellezza degli affreschi presenti. Nella scansione ho lasciato anche tutti i testi, con una breve spiegazione anche dei metodi impiegati per realizzare gli affreschi. È straordinario pensare che quei colori hanno resistito per qualcosa come tremila anni!! Peccato solo che la tomba sia attualmente chiusa al pubblico a causa del precario stato di conservazione. :( Ok, io probabilmente non ci sarei mai potuta andare, ma è triste che proprio nessuno possa ammirare queste meraviglie!!!

Altri argomento trattato nello speciale sono stati i personaggi più importanti della storia egizia, ovvero i faraoni. Tra questi è stato dedicato più ampio spazio ad alcune figure, come Akenathon, Tutankamon e Ramses II, ma quelle che ho trovato più interessanti sono state le regine. Vediamo un po’, una per una, le più famose e importanti Regine d’Egitto.

Hatshepsut

Hatshepsut (XVIII dinastia – 1479-1458 a.C.) era la figlia di Thutmosis I. Questi morì senza figli maschi, gli unici che in antico Egitto potessero ereditare il titolo di faraone, e la tradizione e le regole prevedevano in questi casi che la figlia maggiore del defunto monarca sposasse uno dei generali di suo padre, che sarebbe divenuto il nuovo faraone. Hatshepsut però non era d’accordo, e “usurpò” il trono grazie all’aiuto dei sacerdoti che inventarono per lei un’origine sacra, e infatti si scelse il nome di “faraone figlio del dio Amon”: questa ascendenza divina le permetteva di affermare di essere in grado di cambiare sesso, e infatti da questo momento in poi Hatshepsut fu considerata a tutti gli effetti un maschio. Nell’immagine qui a lato (Museo Egizio, Il Cairo) vediamo una sua raffigurazione con le fattezze del dio Osiride, e non manca la barba cerimoniale!

Una volta sul trono la fanciulla uomo non se se stette certo con le mani in mano! Si impegnò molto a favore dell’economia, iniziando ad importare direttamente materie prime dal sud dell’Africa, eliminando i pedaggi dovuti agli intermediari, e per farlo ingaggiò molte battaglie per rendere sicure le vie commerciali.

Nefertiti

Nefertiti (ca. 1270-1330 a.C.) era la moglie del faraone Amenhotep (Amenofi) IV, il re eretico che salì al trono col nome di Akhenaton. Non mi dilungherò sulle vicende di lui, ne ho brevemente accennato all’inizio. Mi interessa di più la sua sposa, il cui nome significa “la bellissima è giunta”. Pare infatti che Nefertiti fosse di una bellezza straordinaria, e l’immagine qui a lato (conservata attualmente al Neues Museum, Berlino) può darne un’idea. La regina esercitò un potere equivalente a quello del marito, e fu protagonista della riforma religiosa che contraddistinse questo faraone. La riforma andò male, come ho detto più su, e la storia di Nefertiti non ebbe un epilogo felice: rimasta vedova, prese in mano il potere diventando di fatto faraone, prendendo segretamente contatti con il re ittita Suppiluliuma perché le inviasse uno dei suoi figli come sposo. La regina infatti non si fidava dei suoi sudditi e preferiva mettere sul trono d’Egitto uno straniero, anzi, un nemico, pur di conservare il potere per sé. Quando finalmente il re ittita credette alla sincerità della sua proposta, l’intrigo di Nefertiti era ormai stato scoperto, il principe suo futuro sposo ucciso, e sul trono salì Tutankhamon. Su quest’ultimo ci sarebbero ugualmente un sacco di cose da dire, ma ho deciso di concentrarmi solo sulle regine, altrimenti avrei scritto veramente un papiro (tanto per restare in tema!).

Non conoscevo Nefertiti se non per averla sentita nominare qualche volta (confondendola però spesso con Nefertari). Della sua storia mi ha colpito soprattutto la sua tanto decantata bellezza, e il fatto che anche lei sia riuscita a salire sul trono come faraone, e non solo “moglie di”, anche se solo per un brevissimo periodo.

Nefertari

Come ho detto, spesso confondevo (e ogni tanto ancora adesso mi capita!) Nefertiti con Nefertari (che fantasia coi nomi ‘sti Egizi!). Su Nefertari sapevo già un po’ più di cose, per via dei romanzi di Christian Jacq su Ramses: ella infatti era la sua moglie preferita, a cui ha dedicato anche un tempo, ad Abu Simbel, l’unico tempio egizio dedicato ad una donna. A parte questo non c’è molto altro che mi ha colpito riguardo a questa regina, quindi passiamo subito oltre e andiamo alla mia preferita delle grandi regine d’Egitto: ovviamente sto parlando di Cleopatra.

Cleopatra

Indubbiamente Cleopatra è la regina più famosa, quella dalla storia più conosciuta e raccontata (basta solo pensare alla tragedia di Shakespeare oppure al film con Liz Taylor), e anche quella che io stessa conoscevo meglio. Nonostante questo, erano davvero moltissime le cose che ignoravo su di lei! Per esempio non sapevo che lei fosse solo una delle tante figlie mogli e/o sorelle di faraoni dal nome Cleopatra, ma sfido chiunque non studi storia egizia a dirmi che sapeva che ce n’erano state altre sei prima di lei! Infatti la Cleopatra per antonomasia era in realtà Cleopatra VII, al secolo Cleopatra Thea Filopatore. Cosa ha di così affascinante questa figura? Cosa la differenzia dalle altre regine d’Egitto? Bè, un sacco di cose, a mio parere, a cominciare dalla sua tragica fine, che ha conciso con la fine del regno d’Egitto. Una fanciulla anche un po’ sfigata, dunque? Può darsi, ma di sicuro Cleopatra era tutt’altro che sprovveduta. Le fonti storiche la descrivono con un fisico minuto, un volto non particolarmente bello e il naso adunco: insomma, magari non proprio un mostro, ma un po’ cozza lo era! E allora come ha fatto a far innamorare di sé gli uomini più importanti del mondo di allora? Plutarco (autore che dà di Cleopatra una descrizione non troppo lusinghiera, accentuandone l’immoralità dei costumi) ci dice che il segreto del suo sex-appeal era nella sua intelligenza: Aveva una conversazione affascinante, persuasiva, stimolante. Era un piacere ascoltare il suono della sua voce; ella accordava con grande destrezza la sua lingua come uno strumento policorde, a seconda della lingua parlata al momento, e usava gli interpreti solo in rarissimi casi per parlare con alcuni stranieri; in genere rispondeva da sé nella lingua dell’interlocutore. Pare infatti che la nostra Cleo sapesse parlare nove lingue: greco, latino, egiziano, ebraico, arabo, siriano e le lingue di Medi, Parti ed Etiopi! Alla faccia!!! Fantastica! :D

Affascinante poi la storia della Stele di Rosetta, di come sia stata scoperta, studiata, contesa tra Franca e Inghilterra e infine decifrata da Champollion. È davvero famosa quindi non mi dilungo a spiegare di che si tratta, giusto per capirci è quell’iscrizione trilingue che ha permesso nel 1800 di decifrare finalmente la scrittura geroglifica, rimasta incomprensibile per decine di secoli.

Si tratta di un blocco di basalto di 114,4 x 72,3 cm. Non so quanto è spessa ma abbastanza, visto che pesa 760 kg. Sopra c’è inciso un decreto in onore del faraone Tolomeo V Epifane (II secolo a.C.), riprodotto in tre lingue: geroglifico, demotico e greco.

Il demotico era la lingua parlata in Egitto a partire dal 650 a.C., ed era la cosiddetta “lingua comune” o “lingua del popolo”. Non so se ho interpretato bene questa definizione, ma l’informazione più interessante che mi viene da dedurre dalla presenza di questa lingua sulla stele è che anche il popolo sapeva leggere!

Interessante poi anche il decreto in sé: vengono illustrati, tra l’altro, tutti i benefici elargiti dal faraone, tra cui, per esempio, le tasse che ha abrogato… più di 2000 anni ma la politica non è cambiata di molto! :)

Risale al periodo egizio l’invenzione delle prime imbarcazioni (ovviamente! Se no che civiltà fluviale era?!). Gli Egizi praticavano anche la scrittura (come ho detto, qui passiamo dalla Preistoria alla Storia) ma non furono loro ad inventarla, bensì i sumeri che, immagino, conosceremo nella prossima parte di Reading History.

Altri libri inerenti questo periodo storico ma che ho letto in altri momenti:
C’era una volta / Agatha Christie

Link utili per approfondire:
Mercoledì al Museo (19): Tempio di Hatshepsut


* Questa informazione è stata presa dallo speciale di Storica. Il libro I popoli antichi chiamava questo faraone Menes, e là per là ho pensato che uno dei due testi fosse in errore, ma poi su Storica è stato specificato che il nome greco del faraone Narmer è Meni, quindi si tratta della stessa persona. Su I popoli antichi la data dell’unificazione è anticipata di un secolo (3300 a.C.), ma io ho preferito prendere per buona quella dello speciale perché essendo molto più recente immagino sia anche più aggiornato e quindi corretto.

2 pensieri riguardo “L’Egitto: la più antica civiltà fluviale

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