Il ritratto del diavolo

di Anton Giulio Barrili

Titolo: Il ritratto del diavolo
Autore: Anton Giulio Barrili (biografia)
Nazione: Italia
Anno prima pubblicazione: 1905
Ambientazione: Toscana, XIV secolo
Personaggi: Spinello Spinelli (detto Spinello Aretino), Fiordalisa, Jacopo da Cosentino, Tuccio di Credi
Copertina: Petr Kratochvil
Letto da: Riccardo Fasol
Durata: 06:56:09
Provenienza: Biblioteca Libreria Amazon Book Depository BookMooch
Link al libro: IN ASCOLTODOWNLOADANOBIIGOODREADS
inizio ascolto: non ricordo!
fine ascolto: 4 marzo 2013



L’amore e la tosse si nascondono male.

(Capitolo 3)

Ho scoperto per caso questo libro, non conoscevo né il romanzo né l’autore, il titolo mi ispirava, avevo voglia di audiolibri, e l’ho scaricato, alcuni anni fa. Ci voleva il momento giusto per decidermi ad ascoltarlo, e finirlo in poco tempo perché l’ascolto mi ha preso moltissimo, grazie anche alla bravura del lettore, Riccardo Fasol.

Prendendo spunto da un episodio narrato da Giorgio Vasari, Barrili ci racconta la vita di Spinello Spinelli, detto Spinello Aretino, pittore del XIV secolo.

Ho scaricato questo audiolibro (da QUI, se vi interessa) qualche anno fa, quando mi ero appassionata agli audiolibri e ne volevo ancora. Avevo anche iniziato ad ascoltarlo, ma poi mi ero fermata (in parte anche a causa del decesso del mio lettore mp3) e l’avevo lasciato lì ad aspettare. Un pomeriggio sono stata poco bene, allettata e dolorante non avevo la forza di tenere un libro in mano, così, dopo la splendida recente esperienza con Orgoglio e pregiudizio, ho pensato: perché non ricominciare con quell’audiolibro abbandonato? Detto fatto, l’ho ricominciato dall’inizio, mi ha tenuto compagnia in quel pomeriggio malato, e poi ho ascoltato circa un capitolo al giorno perché non volevo proprio privarmi di questa coccola quotidiana, e la storia iniziava ad intrigarmi davvero molto!

La trama segue la vita di Spinello Aretino, pittore realmente esistito, dall’inizio del suo apprendistato presso Jacopo da Cosentino, attraverso la scoperta del genio, la fama, e le opere, e la sfortuna. L’ambientazione è la Toscana del XIV secolo, Arezzo, principalmente, ma anche Firenze e Pistoia. Non sono mai stata ad Arezzo, e devo dire che Barrili mi ha fatto venire una gran voglia di visitare questa città, come consiglia lui stesso nell’incipit. In realtà non le viviamo poi così pienamente queste città, però vediamo le loro bellezze architettoniche e i dipinti di Spinello, gustandone la genesi e i pensieri e le motivazioni dell’artista, un argomento che mi affascina sempre moltissimo!

I personaggi sono pochi e sono forse un po’ stereotipati, ma questo è un pensiero che mi è venuto a posteriori, perché francamente durante la lettura non me ne ero resa conto, e li ho apprezzati tutti moltissimo.

Fiordalisa, la figlia di mastro Jacopo, è la protagonista femminile, una fanciulla dalla straordinaria bellezza. Di lei sappiamo poco a parte l’aspetto fisico, fino al capitolo 7 in cui l’autore ce la fa conoscere meglio, dimostrando un sadismo non comune perché ci eravamo appena affezionati a lei che la sventurata muore. Diversi capitoli dopo ce la ritroviamo invece viva e vegeta, ma sposata al “cattivo” (messer Lapo Buontalenti), solo per perderla di nuovo, stavolta definitivamente, uccisa dal marito, proprio quando lei e Spinello si erano ritrovati.

Dei discepoli di mastro Jacopo mi sono rimasti impressi soprattutto i nomi, forse per averli sentiti ripetere sempre per intero: Lippo del Calzaiuolo, Cristoforo Granacci, Angiolino Lorenzetti (detto il Chiacchiera), Parri della Quercia e Tuccio di Credi. Gli ultimi due sono quelli che conosciamo un po’ meglio. Fin dall’inizio Barrili ci informa che il povero Parri è malato e morirà giovane. Questo personaggio appare assai poco, ma mi ha comunque colpito per la modestia e la quieta accettazione del male che lo ha colpito. Riguardo a Tuccio di Credi, invece, Barrili afferma che avrebbe fatto meglio a morire lui al posto di Parri. È un giovane dall’incarnato olivastro, di aspetto non gradevole, invidioso, rancoroso, falso, meschino, e per questo è anche, come spesso succede, il personaggio forse più importante del romanzo. Il ritratto del diavolo del titolo è un affresco che Spinello realizza verso la fine del libro, in cui dà a Lucifero proprio le fattezze di Tuccio, il malvagio che gli ha rovinato la vita.

Combattimento tra angeli e diavoli (particolare), Spinello Aretino e Parri Spinelli, XIV sec., da S. Angelo al Prato dei Diavoli
By Sailko (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

Spinello Spinelli, di Luca Spinelli, conosciuto come Spinello Aretino, è il protagonista, insieme alla sua arte, del romanzo. Non indugio a parlare di lui come pittore perché vorrei farlo in un post a parte, in una nuova rubrica che ho in mente. Come personaggio mi è piaciuto molto. Durante il romanzo seguiamo la sua evoluzione come artista, da timido aspirante discepolo a maestro rinomato in tutta la Toscana, ma come persona Spinello rimane sempre lo stesso, gentile, generoso, innamorato. Cambia un poco nella parte finale, ma solo perché impazzisce. Questa è la parte che mi è piaciuta di più perché ho trovato davvero affascinante questa visione dell’artista che ci dà il Barrili: Spinello impazzito non ricorda più che Fiordalisa è morta, non si accorge quasi più di quello che gli succede intorno, ma ha mantenuto il suo talento, e solo quando dipinge riacquista la lucidità. È infatti proprio davanti all’affresco della lotta tra gli angeli e i diavoli che lui ricorda il terribile torto fattogli da Tuccio, che fino a poco prima trattava da amico. Mi è piaciuta molto questa scena drammatica (in cui, giacché stiamo spoilerando, Spinello uccide Tuccio facendolo cadere dall’impalcatura), che mostra Spinello vendicarsi prima attraverso la pittura, dando a Lucifero le sembianze sgradevoli di Tuccio, poi direttamente su di lui.

Lo stile di Barrili l’ho apprezzato moltissimo! Le descrizioni non sono troppo pesanti, le digressioni gradevoli, e la narrazione sempre intrisa di ironia. In più il il lettore è stato davvero bravo, mi ha conquistata fin da subito! L’unico difetto che gli ho trovato è stata l’abitudine di pronunciare alcune parole come avessero una consonante doppia all’inizio, per il resto davvero un lettore eccellente Riccardo Fasol, tanto che ho già scaricato un altro audiolibro di Barrili letto sempre da lui.

Combattimento tra angeli e diavoli (particolare), Spinello Aretino e Parri Spinelli, XIV sec., da S. Angelo al Prato dei Diavoli
Di Sailko (Opera propria) [CC-BY-SA-3.0], attraverso Wikimedia Commons

Commento generale.

Sono davvero contenta di aver dato una possibilità a questo autore per me sconosciuto, iniziando un romanzo di cui non sapevo nulla giusto per un pizzico di curiosità datami dal titolo e per la voglia di ascoltare un audiolibro. Il ritratto del diavolo mi ha intrigata con la sua storia, affascinata con la sua arte, tenuta col fiato sospeso nelle scene più emozionanti. Una lettura, e un ascolto, che consiglio a tutti!

Copertina e Titolo
La copertina di questo audiolibro è estremamente semplice (uno sfondo di fiamme dietro titolo e autore), abbastanza calzante anche se non del tutto, secondo me. Il titolo è la cosa che mi ha incuriosito di più, come ho detto è stato quello a farmi scegliere di scaricare questo libro quando desideravo un audiobook. Per gran parte del romanzo, però, non si capisce a cosa questo titolo si riferisca, solo verso la fine ci viene rivelato cos’è e cosa significa questo ritratto del diavolo.

Curiosità
Vorrei brevemente parlarvi del sito da cui ho scaricato questo audiolibro. Si chiama LibriVox e contiene audiolibri in tutte le lingue, tutti testi di pubblico dominio letti da volontari, quindi è tutto assolutamente gratis e legale. In italiano i titoli non sono moltissimi, ma ce ne sono, e penso che prima o poi proverò anche ad ascoltare qualche libro in inglese. La trovo un’iniziativa meravigliosa, e ringrazio infinitamente tutti quelli che lavorano per il progetto!

Un po’ di frasi

Lettori gentili, siete mai stati ad Arezzo? Se non ci siete mai stati, vi prego di andarci alla prima occasione, anche a costo di farla nascere, o d’inventare un pretesto. Vi assicuro io che mi ringrazierete del consiglio. La Val di Chiana è una tra le più amene e le più pittoresche “del bel paese là dove il sì suona”. Anzi, un dilettante di bisticci potrebbe sostenere che il è nato proprio in Arezzo, poiché fu aretino quel monaco Guido, a cui siamo debitori della scala armonica. Ma, a farlo apposta, Guido d’Arezzo non inventò che sei note, dimenticando per l’appunto di inventare la settima. Forse, ribatterà il dilettante di cui sopra, Guido non ha inventato il si, perché questo era già nella lingua madre, o il brav’uomo non voleva farsi bello del sol di luglio. Comunque sia, andate in Val di Chiana e smontate ad Arezzo. La città non è vasta, ma che importa? Il Guadagnoli, che era d’Arezzo, pensava forse alla sua terra, quando diceva ad una graziosa dama:
Signora, se l’essere
Piccina d’aspetto
Vi sembra difetto,
Difetto non è.
[incipit]

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2 pensieri riguardo “Il ritratto del diavolo

  1. Il lettore piace molto anche a me: gli estratti che hai riportato fanno sentire una voce chiara, dall’ottima dizione, che riesce a farti incuriosire riguardo alla storia.

    Sei una tentatrice, ora vorrei sentire pure questo :P

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