Il Silmarillion – Quenta Silmarillion capitoli XXI-XXIV

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Tùrin Turambar.

Questo capitolo, dice Tolkien, racconta per sommi capi quello che viene lungamente narrato nel lai detto Narn i Hìn Hùrin, ovvero il Racconto dei Figli di Hùrin. Qualche anno fa è anche uscito un libro intero con questo titolo, sempre curato da Christian, e nel GDL mi hanno confermato che racconta questi stessi avvenimenti solo che più dettagliatamente. Un po’ mi spiace di questa cosa, perché significa che non è un libro “nuovo” da leggere, se mai mi andrà di proseguire con le letture tolkeniane! D’altra parte, è stato un bel capitolo questo, anche se non come quello su Beren e Lùthien, quindi forse approfondirlo non è una cattiva idea!
Ma veniamo a noi. Molto bella la storia di amicizia tra Beleg e Tùrin, e tragicamente struggente anche la fine di questa amicizia, con l’uccisione di Beleg da parte dell’amico, per errore! :(
Cosi finì Beleg Arcoforte, il più fedele degli amici, il massimo in destrezza di tutti coloro che trovavano ricetto nei boschi del Beleriand negli Antichi Giorni, e per mano di colui che più aveva amato; e quel dolore era inciso sul volto di Tùrin, né più si cancellò.
Tùrin mi ricorda un po’ il tipo di eroe greco perseguitato dalla sorte, un po’ come Edipo, e il fatto che poi sposa la sorella mi ha confermato questa impressione. Inutilmente infatti si autoimpone il nome di Turambar, Padrone della Sorte: la maledizione di Morgoth lo perseguiterà fino alla fine, non può fare niente per contrastare il fato. Oltre a Edipo in effetti mi ricorda un po’ anche gli Atrìdi e la loro maledizione, che come per Hùrin e i suoi figli ha comportato un destino di sangue.
In questo capitolo oltre ai protagonisti mi ha colpito in particolare il personaggio di Gwindor. Riuscito a sfuggire da Morgoth, ci ritorna subito per aiutare Beleg. Poi torna finalmente a casa dopo tante sofferenze, e i suoi non lo riconoscono. Poi la donna che ama si innamora di Tùrin, cosa doppiamente dolorosa per lui perché oltre a non avere più il suo amore, soffre anche per lei, sapendola destinata alla sofferenza se si lega ad un uomo perseguitato da una maledizione. E alla fine, ovviamente muore! Anche in questo sta il destino sfortunato di Tùrin: tutti quelli che gli sono intorno, e lo amano e lui ama, muoiono, mentre lui sopravvive sempre, e alla fine sarà lui stesso a darsi la morte, unico modo per porre fine alla maledizione.

La rovina del Doriath.

Ecco qua, come s’era preannunciato nei capitoli precedenti, il Doriath è caduto. E anche stavolta c’era di mezzo il Silmaril, “causa” dell’uccisione di Thingol. Mi ha colpito il fatto che la magia di Melian sia caduta con la morte di Thingol, come se l’amore che li legava fosse parte integrante dell’incantesimo che proteggeva il Doriath.

Tuor e la caduta di Gondolin.

Dopo il Doriath, è la volta di Gondolin.
Verso l’inizio del capitolo Tuor e Voronwë, alle Pozze di Ivrin, vedono “uno andar di fretta verso nord, ed era un Uomo alto, vestito di nero, armato di una nera spada“. Si tratta di Tùrin?
In questo capitolo abbiamo, per la prima volta dopo tanto tempo, un intervento di un Vala, Ulmo per la precisione, nella vita della Terra di Mezzo.
Viene nuovamente nominato l’Elfo Glorfindel, e poiché muore in questo capitolo, deduco che non è lo stesso citato ne Il Signore degli Anelli.

Il viaggio di Eärendil e la Guerra d’Ira.

Finalmente un capitolo un po’ ottimista! Questi ultimi sono stati parecchio tristi! Di nuovo una “cerca”, in un certo senso: Eärendil deve trovare i Valar, e supplicarli di avere pietà dei figli di Ilùvatar, e soccorrerli. Ci riuscirà perché, come era stato predetto, lui appartiene a entrambe le stirpi, essendo figlio di Tuor, un Uomo, e Idril, un’Elfa. E gli viene concesso un particolare… privilegio? punizione? Non saprei bene come definire la scelta che lo riguarda: a Eärendil, a sua moglie Elwing e ai loro figli “sarà concesso di scegliere, ciascuno singolarmente e liberamente, a quale stirpe dovrà essere legato il suo destino e con quale stirpe dovranno essere giudicati“. Così Elwing sceglie gli Elfi, ed Eärendil la segue nella sua scelta. I loro figli, Elros ed Elrond, scelgono il primo gli Uomini, il secondo, gli Elfi. E tra i discendenti di Elros, generazioni e generazioni e generazioni dopo, nascerà Aragorn. Quindi, anche se alla lontana, lui e Arwen sono parenti! :) Questa storia comunque mi fa sorgere un dubbio: Arwen, come figlia di Elrond, poteva anche lei fare questa scelta. E perché non l’ha fatta? Perché non ha scelto di essere mortale, invece di rimanere vedova per sempre? Perché mi pare che nelle appendici de Il Signore degli Anelli non si parla della sua morte…
Tornando a questo libro, finalmente i Valar tornano in guerra contro Morgoth, e lo sconfiggono, soprattutto grazie all’effetto sorpresa dovuto al fatto che Morgoth mai si sarebbe aspettato che i Valar potessero perdonare l’affronto di Fëanor, poiché agli occhi di chi ignori la pietà, gli atti pietosi sono sempre insoliti e inaspettati.
Non ricordavo quale fine i Valar avevano escogitato per Morgoth: viene scaraventato fuori dalle Mura del Mondo, nel Vuoto Atemporale. Una fine terribile, non c’è che dire!
E “finiscono” anche i Silmaril, uno nel fuoco, uno nelle profondità del mare, l’ultimo, quello sottratto da Beren e Lùthien, in cielo, con Vingilot, la nave di Eärendil.

E ormai il libro volge alla fine, e come sempre mi sale un po’ la malinconia!

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