The Sound and the Fury


di William Faulkner

Titolo: The Sound and the Fury
Titolo italiano: L’urlo e il furore
Genere: romanzo
Autore: William Faulkner (Wikipedia)
Nazionalità: Stati Uniti
Anno prima pubblicazione: 1929
Ambientazione: Jefferson, Mississippi (Stati Uniti) – 2 giugno 1910, 6-8 aprile 1928
Personaggi: Jason Compson III, Caroline Bascomb Compson, Quentin Compson, Candace “Caddy” Compson, Jason Compson IV, Benjamin “Benjy” (nato Maury) Compson, Dilsey Gibson, Luster Gibson, Quentin Compson
Casa Editrice: Vintage Books
Copertina: © Colin Jarvie/Millennium
Pagine: 272
Provenienza: Book Depository
Link al libro: IN LETTURAANOBIIGOODREADS
inizio lettura: 9 marzo 2014
fine lettura: 4 aprile 2014



Then Ben wailed again, hopeless and prolonged. It was nothing. Just sound. It might have been all time and injustice and sorrow become vocal for an instant by a conjunction of planets.
[…]
The grave hopeless sound of all voiceless misery under the sun.

Poi Ben gemette di nuovo, disperato e prolungato. Non era niente. Solo un urlo. Sarebbe potuto essere tutto il tempo e l’ingiustizia e la tristezza resi vocali per un istante da una congiunzione di pianeti.
[…]
Il suono mesto e disperato di tutte le miserie senza voce sotto il sole.
(Pagine 244 e 269)

Un romanzo complesso, una scrittura sopraffina, una faticaccia enorme a leggerlo in inglese, ma una felicità suprema nell’averlo fatto! Se stilassi io una di quelle liste dei “cento libri da leggere assolutamente”, questo ce lo metterei senza indugio!

Nell’introduzione Richard Hughes dice che non vuole nemmeno provare a fare un riassunto o a dare una spiegazione di questo libro, perché se potesse dire in tre pagine quello per cui a Mr Faulkner ce ne sono volute quasi trecento ovviamente non ci sarebbe bisogno di questo libro. Io però ci provo, o almeno, se non proprio un riassunto, provo a spiegarvi di cosa parla. Il libro è diviso in quattro parti, e ognuna racconta un giorno intero dal punto di vista di un diverso personaggio. Quello che in realtà ci viene mostrato è la decadenza di questa famiglia del sud degli Stati Uniti, un tempo facoltosi proprietari terrieri, ora costretti a vendersi quel po’ di terra rimasta per mandare il figlio maggiore all’università. Sullo sfondo la vigilia del crollo di Wall Street (siamo per buona parte del libro nel 1928), gli strascichi della schiavitù, abolita relativamente di recente, e il trittico che funziona sempre: la Vita, l’Amore, la Morte

Questo libro l’ho letto col Gruppo di Lettura LeggerMente

Ho letto questo libro (come si intuisce dal banner qui a fianco) per il gruppo di lettura di cui faccio parte da qualche mese. Era un titolo già presente nella mia wishlist, quindi mi ha fatto piacere che sia stato scelto proprio questo.

Come ho detto la trama non è semplice da raccontare, ci sono soltanto alcuni punti focali, che mi sono stati allegramente spoilerati nell’introduzione. Leggendo però devo dire che un paio di volte ho pensato: meno male che mi sono spoilerata, altrimenti non ci starei capendo proprio niente! Insomma, è stata una lettura pesante ma anche molto soddisfacente. La cosa più bella è che tutte le cose che paiono incomprensibili, o che creano confusione, divengono chiare nelle parti successive del racconto.

L’ambientazione è una città del sud degli Stati Uniti, un affresco dell’epoca di Faulkner estremamente vivido anche se filtrato dalle vicende della famiglia Compson. Si sentono la decadenza, lo sfacelo imminente, i retaggi dei passato, specie da parte di chi vi è rimasto ancorato e non riesce a vivere nel presente, né tantomeno proiettarsi nel futuro.

The Sound and Fury by yuumei on deviantART

E vediamoli un po’ più da vicino questi personaggi che tanto mi hanno creato confusione! Perché la prima parte del romanzo è raccontata dal punto di vista di Benjy, un uomo ritardato (probabilmente affetto da autismo) nel giorno del suo trentatreesimo compleanno. Per lui non esiste differenza tra il presente e i suoi ricordi, racconta episodi diversi l’uno dopo l’altro, ricordando, facendo salti temporali qua e là, senza soffermarsi mai (ovviamente!) a spiegare. Così grazie a Benjy conosciamo quelli che saranno i protagonisti di questa storia, e all’inizio facciamo molta confusione a riconoscere i neri dai bianchi (per Benjy evidentemente il colore della pelle è assolutamente irrilevante), i vari rapporti di parentela, e a volte anche proprio chi sono i vari personaggi. Giusto per fare un esempio, per un bel po’ io non sono riuscita a capire se Quentin fosse maschio o femmina.

Nella seconda parte cambia punto di vista, ed è proprio Quentin a narrare la storia (no, non vi dirò fuori dallo spoiler se è maschio o femmina!). Siamo tornati indietro nel tempo, circa diciotto anni prima, e vediamo una giornata di Quentin, una giornata che sarà l’ultima della sua vita, perché il ragazzo (sì, è un maschio) si suiciderà prima di sera.

Nella terza parte torniamo al “presente” (l’aprile dell’anno 1928) e cambia di nuovo narratore, stavolta è un altro dei fratelli Compson, Jason. Quest’ultimo personaggio è estremamente odioso, cattivo, egoista, vendicativo, meschino e disonesto. E finalmente leggendo il suo punto di vista capiamo una volta per tutte le dinamiche tra i vari personaggi, e scopriamo che di Quentin ce ne sono due, il ragazzo che si suicidò nel 1910, e una ragazza, sua nipote, vessata dallo zio Jason.

E poi ci sarebbero tante altre cose da dire, tanti altri personaggi da commentare, come per esempio Caddy, la sorella attorno a cui sembra ruotare tutta la storia, la preferita di Benjy, nonché l’unica in questa disastrata famiglia che pare in grado di amare davvero, con sincerità e disinteresse (e non per niente è infatti l’unica che viene allontanata).

The Sound and the Fury by animextrordinairre on deviantART

Veniamo ora a quella parte di commento su cui solitamente non riesco a spendere più di due paroline: lo stile. Qui, con Faulkner, abbiate pazienza, ma devo invece sproloquiare un bel po’. La lettura in inglese è stata per me molto faticosa, onestamente più di una volta mi sono detta che forse avevo sopravvalutato le mie capacità di lettura in lingua. Ad un certo punto mi sono anche fatta prestare l’ebook in italiano per aiutarmi, e ho scoperto due cose: 1) le parti che non capivo in inglese, non avevano molto senso neanche in italiano, visto che facevano parte di quei brani apparentemente incomprensibili sui quali si fa luce solo molte pagine dopo, e 2) leggendo questo libro in italiano si perde tanto, ma proprio tanto tanto tanto. La versione italiana (almeno quella che ho visto io, della Mondadori – non ricordo il traduttore) era incredibilmente piatta! Mi rendo conto in effetti che certe cose fossero proprio intraducibili, come per esempio la parlata dei neri, o alcune altre stranezze del linguaggio, ma si perdevano un po’ anche altre caratteristiche, come la scrittura claustrofobica della seconda parte, quando Quentin si abbandona al flusso di coscienza e spariscono le maiuscole, la punteggiatura, perfino gli apostrofi. Insomma, nonostante la fatica, nonostante è assai probabile che io mi sia persa qualcosa durante la lettura, sono contentissima di aver letto il libro in lingua originale, perché mi sono potuta gustare appieno lo stile di Faulkner, che è eccezionale.

Innanzi tutto, come ho detto il libro è diviso in quattro giornate, ognuna con un narratore diverso, e ognuna con uno stile enormemente diverso. Faulkner cambia registro a seconda del punto di vista, e ti fa entrare nella mente dei personaggi in maniera oserei dire sconvolgente. Benjy, il primo narratore, è sicuramente il più problematico, incomprensibile, e forse anche il più bello. Quentin mi ha dato comunque non meno difficoltà, e anche in questa parte facciamo salti qua e là tra presente e passato. Nella terza parte abbiamo Jason, personaggio manto mai odioso e insopportabile, ma forse proprio per questo il suo punto di vista è stato molto interessante (e anche perché, come ho detto, grazie a lui finalmente comprendiamo molte cose che ci erano rimaste oscure!). L’ultima parte, infine, è narrata in terza persona, e ancora una volta Faulkner cambia totalmente registro, inserendo in questa parte molte descrizioni, di luoghi e personaggi (che quindi “vediamo” per la prima volta!), e solo arrivando qui mi sono accorta che precedentemente di descrizioni non ce n’erano state, tanto strano è stato l’effetto che mi ha fatto iniziare a leggerne così tante. E ovviamente in quest’ultima parte si comprendono molte più cose, tutto torna (più o meno), e viene proprio voglia di rileggersi il libro tutto da capo, per vedere tutto con occhi nuovi ora che sappiamo… e penso proprio che prima o poi lo farò!

La prima pagina del libro, col bellissimo ex libris della Vintage Books.

La copertina di questa mia edizione è a dir poco meravigliosa! Non trovate? Quando mi è arrivato il libro, prendendolo in mano per la prima volta, per un attimo ho pensato: No!!!! Si è rovinato nel trasporto! Poi mi sono accorta che i “graffi” che si vedono erano propri dell’immagine, penso per dare quel senso di “vintage” che dà il nome alla casa editrice. L’immagine del mandorlo in fiore, già poetica di suo, acquista ancora più fascino con l’invecchiamento artificiale! Insomma, mi piace veramente tantissimo!

Il titolo, ho scoperto solo a lettura ultimata, deriva dal monologo di Macbeth nell’omonima tragedia di Shakespeare: And then is heard no more: it is a tale / Told by an idiot, full of sound and fury, / Signifying nothing. Calzante direi. Senza dubbio poetico e molto d’effetto. Insomma, proprio un bel titolo!

Commento generale.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da Cinzix, che me l’ha regalato qualche Natale fa (o era per il compleanno? Non ricordo!)

Come sempre sono un po’ fomentata, diciamo forse eccessivamente entusiasta, quando un libro che mi è piaciuto l’ho per di più letto in lingua. Anche se ormai sta diventando quasi un abitudine, ancora la sento come una novità, e contribuisce non di poco al piacere che provo nel leggere un libro. A prescindere da questo, comunque, penso che The Sound and the Fury sia un libro davvero bellissimo. Complesso, faticoso da leggere (anche in italiano, ho scoperto, ha questa nomea!), alla fine lascia anche forse una piccola dose di incompiutezza, come se mancasse qualcosa… ma bello, bello, bello, proprio una di quelle letture che ti danno un sacco di piacere mentre le leggi, un sacco di soddisfazione quando hai finito, e un sacco di argomenti di cui chiacchierare e su cui condividere opinioni, per cui perfetto per un gruppo di lettura! Un romanzo che vegetava nella mia wishlist da secoli, e che sono veramente contenta di aver finalmente letto, e che sicuramente, prima o poi, rileggerò.

Momento più…

…illuminante: quando ho capito finalmente la verità su Quentin, ovvero che si tratta di due personaggi, un maschio, uno dei fratelli Compson, morto suicida nel giugno del 1910, e una ragazza, figlia di Caddy, che ha preso quel nome proprio dallo zio.

Curiosità
Faulkner ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1949, con la seguente motivazione:
per il suo contributo forte e artisticamente unico al romanzo americano contemporaneo.

Mini recensione in 3 parole

Glorious, sounding masterpiece

Sfide

Un po’ di frasi

(traduzione mia!)

There is a story told of a celebrated Russian dancer, who was asked by someone what she meant by a certain dance. She answered with some exasperation, “If I could say it in so many words, do you think I should take the very great trouble of dancing it?”
C’è una storia su una celebre ballerina russa, a cui venne chiesto da qualcuno che cosa intendesse con un certo ballo. Lei rispose con una certa esasperazione, “Se potessi dirlo in tante parole, pensa che mi sobbarcherei la grandissima fatica di ballarlo?”
Richard Hughes nell’introduzione
(Pagina V)

Through the fence, between the curling flower spaces, I could see them hitting. They were coming toward where the flag was and I went along the fence. Luster was hunting in the grass by the flower tree. They took the flag out, and they were hitting. Then they put the flag back and they went to the table, and he hit and the other hit. Then they went on, and I went along the fence. Luster came away from the flower tree and we went along the fence and they stopped and we stopped and I looked through the fence while Luster was hunting in the grass.
Attraverso la recinzione, tra gli spazi di fiori ricurvi, li vedevo colpire. Venivano verso il punto dove stava la bandiera e io sono andato lungo la recinzione. Luster stava cacciando nell’erba vicino all’albero in fiore. Hanno tolto la bandiera, e stavano colpendo. Poi hanno rimesso apposto la bandiera e sono andati al tavolo, e lui ha colpito e l’altro ha colpito. Poi hanno continuato, e io sono andato lungo la recinzione. Luster è venuto via dall’albero in fiore e siamo andati lungo la recinzione e loro si sono fermati e noi ci siamo fermati e io ho guardato attraverso la recinzione, mentre Luster era a caccia nell’erba.
[incipit]

The room went away, but I didn’t hush, and the room came back.
La stanza scomparve, ma io non stetti zitto, e la stanza tornò.
Come Benjy percepisce lo spegnersi e poi il riaccendersi della luce
(Pagina 36)

Caddy smelled like trees.
Caddy odorava come gli alberi.
Benjy
(Pagina 39)

I give it to you not that you may remember time, but that you might forget it now and then for a moment and not spend all your breath trying to conquer it. Because no battle is ever won he said. They are not even fought. The field only reveals to man his own folly and despair, and victory is an illusion of philosophers and fools.
Io lo do a te non perché tu debba ricordare il tempo, ma perché tu possa dimenticarlo ora e dopo per un attimo e non spendere tutto il tuo fiato cercando di conquistarlo. Poiché nessuna battaglia è mai vinta disse. Non sono nemmeno combattute. Il campo rivela solo all’uomo la sua propria follia e disperazione, e la vittoria è un’illusione dei filosofi e degli sciocchi.
Quentin ricorda le parole del padre a proposito dell’orologio di famiglia
(Pagina 63)

Stomach saying noon brain saying eat o’clock […]. The trolley didn’t stop so often now, emptied by eating.
Lo stomaco dice è mezzogiorno il cervello dice sono le mangiamo in punto […]. Il tram non si fermava così spesso adesso, svuotato dal mangiare.
Quentin
(Pagina 87)

What do doctors know? They make their livings advising people to do whatever they are not doing at the time.
Che ne sanno i dottori? Si guadagnano da vivere consigliando alle persone di fare quello che loro al momento non fanno.
Jason Compson III
(Pagina 170)

You’s a cold man, Jason, if man you is. I thank de Lawd I got mo heart den cat, even ef hit is black.
Sei un uomo freddo, Jason, se uomo davvero sei Io ringrazio il Signore di avermi dato più cuore di te, anche se nero.
Disley
(Pagina 176)

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7 pensieri riguardo “The Sound and the Fury

  1. Allora, innanzitutto complimenti per averlo letto in inglese, un’impresa di cui essere orgogliosi!
    Si tratta di un libro che da tempo penso che dovrei leggere ma poi non lo faccio mai, in realtà mi fa un po’ di paura… ma prima o poi ci arriverò, forse anche prima visto che mi contagi con il tuo entusiasmo…
    purtroppo la traduzione perde sempre un po’, è inevitabile nel passaggio da una lingua e l’altra, però sarei curiosa di vedere quali traduzioni ci sono in giro, perché in fondo molto dipende dal traduttore… (digressioni da linguista, sorry!) :-)

    1. Sì, oltre che una bellissima lettura è stato anche molto soddisfacente esserci riuscita in inglese!
      Hai ragionissima sule traduzioni, infatti io sconsiglio di sicuro quella della Mondadori, mentre posso consigliarti quella della Adelphi, che mi hanno detto ha le traduzioni migliori per quanto riguarda Faulkner.

    2. Mi correggo, non so se hai letto il commento più in basso, ma la Adelphi non ha ancora pubblicato L’urlo e il furore. Posso allora consigliarti la versione dell’Einaudi, che è quella che hanno letto gli altri partecipanti al gruppo di lettura, e a quanto hanno detto ne sono rimasti soddisfatti! :)

  2. Recensione splendida :).
    Ps errata corrige- incredibile ma vero, la versione Adelphi de L’urlo e il furore non c’è ancora (la memoria mi ha ingannata…..;)

    1. Grazie! :D
      E grazie anche per la precisazione sull’Adelphi! Allora mi sa che consiglierò quella Einaudi, che è quella che hanno letto gli altri partecipanti al gruppo di lettura, e l’hanno trovata soddisfacente.

  3. Finalmente letto- in italiano, però, e dalle tue citazioni intuisco cosa mi sono persa a non averlo letto in lingua originale.
    Mi è piaciuto, ma meno rispetto ad Absalom, Absalom! , che vivamente ti consiglio.
    Comunque Faulkner è un autore immenso, che resta e non è certo facilmente liquidabile.
    Anzi, più tempo passa, più tornano alla mente i dettagli e si capisce il senso profondo….O_o
    Come ho detto altrove, è un po’ come quando si prende troppo sole; lì per lì non te ne accorgi e poi tornata a casa ti rendi conto di esserti ustionata :-)
    Ciao ;-)

    1. Absalom, Absalom!? Titolo molto curioso: segnato, grazie!
      Sono contenta comunque che L’urlo e il furore sia piaciuto anche a te! Azzeccatissiam la metafora della bruciatura, è vero, certi libri fanno proprio questo effetto! :)
      Ciao!

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