Sette contro Tebe

di Eschilo

Titolo: Sette contro Tebe
Titolo originale: Ἑπτὰ ἐπὶ Θήβας (Heptà epì Thếbas)
Genere: tragedia
Autore: Eschilo (Wikipedia)
Nazione: Grecia
Anno prima rappresentazione: 467 a.C.
Ambientazione: Tebe (Grecia), circa II millennio a.C. (credo)
Personaggi: Eteocle, Coro di giovani tebane, Messaggero
Casa Editrice: BUR Rizzoli
Traduzione: Franco Ferrari
Copertina: Giovanni Battista Crosato (1697 ca. – 1756), Sacrificio di Ifigenia, Stupingi, Villa Reale © Foto Scala, Firenze
Pagine: 76
Link al libro: IN LETTURAANOBIIGOODREADS
inizio lettura: 13 febbraio 2015
fine lettura: 20 febbraio 2015


Sette campioni […] hanno giurato di radere al suolo questa acropoli e devastare a forza la città dei Cadmei o altrimenti morire impastando la terra del proprio sangue; e cimeli di sé per i genitori alle case in forma di corone apponevano al carro di Adrasto, lacrima versando, ma dalla bocca non usciva lamento: ché l’animoso cuore ferrigno ardeva coraggio sbuffando come da leoni che han la zuffa negli occhi.
Messaggero

(Pagina 153)

Alle sette porte di Tebe sono pronti sette campioni che ne sfideranno altrettanti provenienti dalla città. Eteocle sa che il destino sciagurato della sua stirpe lo porterà ad affrontare il fratello Polinice, ma comunque si prepara allo scontro, tra i lamenti disperati del Coro e gli annunci della guerra portati dal Messaggero.

Seven Against Thebes by phyrio on DeviantArt

La tragedia inizia in maniera curiosa, con Eteocle e il Coro di donne tebane che battibeccano. Lui si prepara allo scontro, loro prevedono il peggio e si lamentano, lui le rimprovera e le insulta, loro continuano. Come nelle altre tragedie greche che ho letto la trama non prevede molta azione, ma solo dialoghi e monologhi. Il tema principale è il solito discorso delle colpe che si scontano per generazioni (già visto per esempio nell’Orestea, in cui però alla fine si riusciva a spezzare la catena). E’ una cosa che mi mette sempre un sacco di tristezza, ma d’altronde se la storia fosse allegra sarebbe stata una commedia e non una tragedia.

I personaggi sono pochissimi, a parlare sono solo Eteocle, le Corifee e in misura minore il Messaggero. Le corifee sono veramente più che pessimiste, già parlano delle disgrazie che attendono loro per la sconfitta, quando la battaglia deve ancora cominciare, e non posso negare che erano parecchio irritanti! Soprattutto perché molto molto presenti, credo il coro sia il personaggio che parla di più, ed è anche parecchio ripetitivo e prolisso, ed è per colpa sua che ho abbassato un po’ il voto alla tragedia (anche se poi suoi sono anche dei pezzi molto belli, come per esempio quelli che ho riportato in basso).

Thebes by Hapo57 on DeviantArt
Eteocle è il capo, il condottiero, sa che deve proteggere la sua città, e che comunque vadano le cose per lui andrà male, perché dall’altra parte delle mura a capo degli assedianti c’è suo fratello Polinice, ma comunque, come si sa, non si può far nulla contro il destino, e se la maledizione deve compiersi loro non possono fermarla in nessun modo (penso infatti che, anche se non lo dice così apertamente, Eteocle condivida il fatalismo del Coro). Il Messaggero, ultimo personaggio parlante della tragedia, ha solo il compito di portare appunto notizie, e fa una lunga e precisa descrizione degli eroi che Polinice ha scelto per assediare ognuna delle sette porte di Tebe, in modo che Eteocle possa scegliere chi schierare a sua volta. Abbiamo così diverse descrizioni di guerrieri, e il Messaggero pone particolare attenzione a cosa c’è disegnato sui loro scudi, quali dei, eroi o scene famose hanno deciso di mostrare, ed è un dettaglio importante per Eteocle nel decidere con chi farlo scontrare.

Ho detto che i personaggi parlanti sono solo tre, ma in realtà non è del tutto corretto: alla fine di questa mia edizione c’è tutta una parte in cui intervengono altri personaggi, che però il curatore mi avvisa sono probabilmente versi spuri, e la tragedia originale si conclude prima. In effetti tutti i discorsi di quest’ultima parte sono un po’ pleonastici, e il grosso è già avvenuto. Mi ha fatto piacere però che queste ultime battute compaia Antigone, sorella di Eteocle e Polinice, in quello che è l’antefatto di quanto accadrà poi nella tragedia di Sofocle.

Poiché questa mia edizione comprende tutte le tragedie di Eschilo, la copertina è sempre la stessa delle tragedie precedenti. Non ricordo però se ne ho mai parlato, quindi lascio comunque un commentino. Mi piace, rappresenta un quadro a tema mitologico e quindi ci sta anche bene, solo che ha una sovraccoperta che un po’ mi infastidisce (infatti ogni volta che leggo la tolgo) ma che devo ammettere fa un bell’effetto essendo trasparente ma opaca. Nell’immagine in alto c’è appunto la copertina con sovraccoperta , però scannerizzata non rende bene l’effetto della trasparenza opaca, purtroppo. Questa qui a fianco è la copertina da sola (l’immagine continua pure sulla costa e nella quarta di copertina).

Sul titolo ho poco e niente da dire, semplice e diretto, e per chi conosce già la mitologia (io non la conoscevo) fa immediatamente capire di che si tratta.

Commento generale.

Forse dopo l’Orestea mi sarà difficile provare le stesse emozioni per un’altra tragedia greca, però sono sempre una lettura che mi piace moltissimo. Situazioni assurde, scelte incomprensibili, il fato che sovrasta ogni cosa e impone il suo volere… eppure si parla sempre di sentimenti umani, e per questo colpiscono ancora oggi, a millenni di distanza, noi lettori che apparentemente non abbiamo il benché minimo tratto in comune con questi personaggi. E’ tutto un po’ una metafora, efficace sempre, allora come oggi.

Sfide

Questo libro costituisce la TAPPA del Giro del mondo in 80 libri: EUROPA, Grecia, Tebe
Ecco la cartolina che ho mandato ai partecipanti alla sfida:


[L’immagine di sfondo delle rovine di Tebe è presa da QUI.]

Mini recensione (1-5 parole)

Il fato detta il ritmo

Un po’ di frasi

Cittadini di Cadmo, deve dire ciò che il momento esige colui che alla poppa della città veglia sul bene comune e il timone dirige senza mai assopire le palpebre al sonno.
[Eteocle nell’incipit]

Ancelle per fresca iattura
saliremo prigioniere il letto
del vincitore,
ché del nemico sovrastante
pavento che andremo al rito notturno,
insulto di pianto
insulto di duolo.

Coro
(Pagina 175)

Se c’è un male da portare, almeno sia senza vergogna: questo fra i morti è il solo guadagno.
Eteocle
(Pagina 193)

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