Orlando Furioso – Canto I

Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.

[incipit]

Io non sono proprio una fan della poesia, ma sono riuscita a leggere tutto l’Inferno, ce la posso fare con questo qui che è più allegro se non nei temi almeno negli intenti. Ricordo poco dai miei studi al Liceo di quest’opera, principalmente che mi incuriosì moltissimo e poi il doppio chiasma all’inizio donne/amori/cortesie vs cavallier/arme/audaci imprese, presentati in alternanza. I versi sono mi pare endacasillabi, a formare ottave, la rime è ABABABCC. Leggo nelle note che con le sue “arme” e “amori” Ariosto mette insieme rispettivamente il ciclo carolingio e quello bretone. Non è il primo a farlo (basta pensare anche solo a Boiardo con l’Orlando Innamorato – di cui infatti il Furioso si presenta come sequel – ma neanche lui era stato il primo) però sicuramente Ariosto lo umanizza, ma soprattutto, almeno secondo me, e almeno per quanto ho letto finora, lo prende anche un po’ in giro, facendosi beffe spesso e volentieri di questi straordinariamente valorosi cavalieri.
Sacripante battuto da Bradamante (Illustrazione di Gustave Doré)
La lettura non in prosa è sempre un po’ più lenta (almeno per quanto mi riguarda), ma devo ammettere che a volte mi rileggevo le strofe non tanto perché non avevo capito quanto perché erano proprio belle :), soprattutto da leggere ad alta voce!
La trama prende l’avvio più o meno dove si era fermato l’Ornando Innamorato, e il poema, dopo l’introduzione, la dedica e un piccolo “riassunto delle puntate precedenti”, inizia come si suol dire in media res, con Angelica che fugge per non essere trofeo da donare al più forte. Seguiamo la sua fuga, e i cavalieri che incontra e da cui scappa. Nel suo girovagare incontra Sacripante, un re che già l’aveva aiutata in passato. E qui secondo me c’è già un esempio dell’umanizzazione/presa-in-giro di cui parlavo prima. Sentendo il cavaliere lamentarsi della perduta virtù di Angelica, lei gli assicura di essere stata sempre trattata con rispetto dagli altri cavalieri, e lui le crede, e Ariosto commenta Forse era ver, ma non però credibile/a chi del senso suo fosse signore, ovvero magari Angelica stava anche dicendo la verità, nondimeno solo uno pazzo d’amore come Sacripante potrebbe credere a una cosa del genere. E poi questo stesso cavaliere nell’Innamorato aveva scortato e protetto Angelica, e fatto di tutto per lei, ora appena la vede la prima cosa a cui pensa è di poterla finalmente violare. E qui ci sono alcuni versi che mi hanno colpito perché purtroppo dopo 5 secoli una certa mentalità abusiva fa ancora ampiamente parte della nostra cultura:
So ben ch’a donna non si può far cosa
che più soave e più piacevol sia,
ancor che se ne mostri disdegnosa,
e talor mesta e flebil se ne stia.
Sacripante
(Pagina 75)
Il poema inizia in Francia, sui Pirenei: Carlo Magno è stato sconfitto e l’esercito cristiano è in rotta verso Parigi. L’ambientazione è piena di una natura amena e rigogliosa, boschi, fiumi, siepi fiorite: pur nella mia ignoranza non fatico a riconoscervi un topos tipico dei racconti cavallereschi.
Già in questo primo canto incontriamo diversi personaggi. Orlando viene nominato ma ancora non compare, e oltre ai due già citati Angelica e Sacripante incontriamo Rinaldo, Ferraù, Argalia e soprattutto, anche se di sfuggita, Bradamante, la guerriera, una Brienne dei tempi andati ma, pare, gnocca come non mai.
Sono veramente molto curiosa di proseguire con la lettura! :)

Quel che seguí tra questi duo superbi
vo’ che per l’altro canto si riserbi.

Explicit Canto I
(Pagina 80)

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