Orlando Furioso – Canto X

Fra quanti amor, fra quante fede al mondo
mai si trovàr, fra quanti cor constanti,
fra quante, o per dolente o per iocondo
stato, fêr prove mai famosi amanti;
più tosto il primo loco ch’il secondo
darò ad Olimpia: e se pur non va inanti,
ben voglio dir che fra gli antiqui e nuovi
maggior de l’amor suo non si ritruovi.

(Incipit)

Or si ferma s’un sasso, e guarda il mare;/né men d’un vero sasso, un sasso pare. (vv. 34,7-8)
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Stavolta sono stata io un’ingenua, devo dire, perché nel gruppo altre persone avevano capito dove la storia di Olimpia stava andando a parare, io invece non immaginavo proprio che l’amore della ragazza fosse tradito così biecamente. Ariosto si rivolge alle donne esortandola a non cadere nelle trappole di questi amanti fedifraghi, ma la fa facile lui!
Non vi vieto per questo (ch’avrei torto)
che vi lasciate amar; che senza amante
sareste come inculta vite in orto,
che non ha palo ove s’appoggi o piante.
Sol la prima lanugine vi esorto
tutta a fuggir, volubile e incostante,
e côrre i frutti non acerbi e duri,
ma che non sien però troppo maturi.
Cioè non cadete subito nelle reti d’amore, ma comunque lasciatevi amare, non scegliete un amante troppo giovane, ma comunque non aspettate che invecchino troppo! :) Comunque, il malvagio Brieno si invaghisce della tredicenne figlia del re di Frisia, e decide di liberarsi della povera Olimpia (che, ricordiamolo, per amor di lui e per la promessa fatta ha fatto scatenare una guerra che ha portato alla morte di tutta la sua famiglia) piantandola “in Nasso” (e non per niente le note ripetutamente confrontano questo episodio di Ariosto con la storia di Arianna abbandonata da Teseo). Nonostante mi dispiaccia moltissimo per la poverina, devo dire che ho trovato molto belli i versi del suo dolore e della sua disperazione. Per esempio appena si sveglia, trova il letto vuoto e abbandona con angoscia le vedove piume (v. 21,7) e poi soprattutto proprio nei versi finali:
Or si ferma s’un sasso, e guarda il mare;
né men d’un vero sasso, un sasso pare.
(vv. 34,7-8)
Ruggiero salva Angelica dal mostro marino (Gustave Doré)
E qui la lasciamo. Chi andrà a in suo soccorso?, mi chiedevo. Non Orlando di nuovo, immagino, quindi un nuovo personaggio? Astolfo? Ruggiero? Ed ecco che l’azione si sposta proprio su quest’ultimo che dopo tante fatiche finalmente arriva da Logistilla.
E qui mi sorge spontanea una riflessione sul personaggio di Ruggiero. Si tratta di colui che sarà capostipite della dinastia degli Estensi, quindi qualcuno il cui valore dovrebbe essere esaltato al di sopra di tutti gli altri essendo l’intero poema una sorta di captatio benevolentiae. Perché allora proprio Ruggiero, se si escludono i personaggi negativi, risulta essere il più fallace? Secondo me perché una delle figure più affascinanti della fiction di tutti i tempi è proprio quella di colui che si redime. Esempi ce ne sono tantissimi, dalle Sacre Scritture a Guerre Stellari, passando per Manzoni e Buffy l’Ammazzavapiri, a me vengono in mente tantissimi personaggi che hanno magari combinato i peggio casini, ma a un certo punto hanno deciso di cambiare, e di solito sono i personaggi più belli. Quindi forse la scelta di rendere Ruggiero così imperfetto non è male, il suo percorso di redenzione lo rende probabilmente il più interessante e forse anche il più apprezzabile dei personaggi, e per questo il suo viaggio faticoso verso Logistilla è così pieno di simbologie, tra cui per esempio le 4 donne che lo aiutano, simboli delle virtù cardinali, e anche senza l’aiuto delle note si capiva che la casta Sofrosina, esempio di temperanza, è quella che lo aiuta di più perché rappresenta la virtù che lui ha offeso maggiormente.
Così finalmente Ruggiero riconquista metaforicamente la virtù arrivando da Logistilla, dove rincontra Astolfo in sembianze umane, e la maga gli crea delle redini per l’ippogrifo così Ruggiero può domarlo e se ne vola via con lui. Arriva in Inghilterra dove vede schierato tutto l’esercito che grazie a Rinaldo si sta approntando ad andare in soccorso di Carlo (e dalla stanza 77 in poi sembra di essere nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco con tutte le insegne dei vari gruppi convenuti. Divertente come sempre il gioco di cercare di capire i nomi stranieri italianizzati a cosa corrispondono. Il più divertente è sicuramente Angus che (v. 86,3) viene trasformato in Angoscia!
Poi Ruggiero si sposta in Irlanda e ovviamente noi sappiamo bene chi c’è da quelle parti, e infatti incontra subito Angelica. Ed ecco che tutto il discorso precedente sul percorso di redenzione di questo eroe va in fumo! Infatti viene immediatamente preso di nuovo da passione per Angelica, e stavolta qual è la scusa, visto che la magia non c’entra? Eppure aveva cominciato così bene, vedendo Angelica aveva pensato subito a Bradamante, e invece l’ha dimenticata di nuovo! E Ariosto ce lo lascia che con fatica tenta di togliersi il più velocemente possibile l’armatura di dosso che gli impedisce di “abbracciare” Angelica.
Ma troppo è lungo ormai, Signor, il canto,
e forse ch’anco l’ascoltar vi grava:
sì ch’io differirò l’istoria mia
in altro tempo che più grata sia.
E in effetti credo che questo sia il canto più lungo finora!

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