Orlando Furioso – Canto XVIII

Magnanimo Signore, ogni vostro atto
ho sempre con ragion laudato e laudo;
ben che col rozzo stil duro e mal atto
gran parte de la gloria vi defraudo.

(Incipit del Canto XVIII, Pagina 433)

In questo periodo ho in lettura Il cavaliere inesistente di Calvino ed essendo ambientato pure quello nel ciclo carolingio mi ha fatto venire voglia di riprendere la lettura del classico di Ariosto che avevo, diciamo così, messo un pausa qualche anno fa. Vorrei approfittare dell’estate, ma non volendo abbandonare altre letture non so se ce la farò a finirlo, anzi penso proprio di no, non sono neanche a metà, però se aspetto il momento ideale rischio di non finirlo più. Quindi, eccoci qui!

Il Canto inizia con l’ennesima apostrofe al suo signore, poi torniamo a Grifone. L’avevamo lasciato nei guai perché scambiato per il pusillanime amante della sua donna, umiliato e imprigionato. Non ci resta a lungo, si libera e inizia a fare strage di quella povera gente che aveva l’unica colpa di averlo scambiato per qualcun altro.

Ma voglio a un’altra volta differire
a ricontar ciò che di questo avenne.
Del buon re Carlo mi convien seguire,
che contra Rodomonte in fretta venne,
il qual le genti gli facea morire.

(vv. 8,1-5)

Illustrazione di Gustave Dorédel Canto 18°. Immagino sia Rodomonte che uccide a più non posso.

Ci spostiamo quindi a Parigi assediata, l’imperatore Carlo in persona è sceso in campo per andare contro Rodomonte che sta facendo veramente una strage tremenda:

Quindici o venti ne tagliò a traverso,
altritanti lasciò del capo tronchi,
ciascun d’un colpo sol dritto o riverso;
che viti o salci par che poti e tronchi.
Tutto di sangue il fier pagano asperso,
lasciando capi fessi e bracci monchi,
e spalle e gambe et altre membra sparte,
ovunque il passo volga, al fin si parte.

(Ottava 20)

Una descrizione molto truculenta, mi ha ricordato Uma Thurman contro gli 88 folli in Kill Bill: Volume 1, con arti tagliati a tutto spiano!

Grazie all’intervento di quelle personificazioni che avevamo incontrato qualche canto fa l’esercito cristiano ha la meglio, e così Ariosto cambia di nuovo location.

Ma sia per questa volta detto assai
dei gloriosi fatti di Ponente.
Tempo è ch’io torni ove Grifon lasciai,
che tutto d’ira e di disdegno ardente
facea, con più timor ch’avesse mai,
tumultuar la sbigottita gente.

(vv. 59,1-6)

Torniamo quindi da Grifone, che chiarisce finalmente l’equivoco, e siccome è valoroso il re gli perdona di aver fatto strage dei suoi sudditi! Non ho molto altro da commentare su questa parte, quindi passiamo alla prossima avventura.

Ma lascio lui, ch’al suo frate Aquilante
et ad Astolfo in Palestina torno.

(vv. 70,3-4)

E chi ti incontrano Aquilante (fratello di Grifone) e Astolfo? Proprio i fedifraghi Orrigille e Martano, che ancora indossa le insegne di Grifone. E infatti appena lo vede Aquilante lo scambia per il fratello ma si accorge subito dell’errore:

Pensò Aquilante al primo comparire,
che ‘l vil Martano il suo fratello fosse;
che l’ingannaron l’arme, e quel vestire
candido più che nievi ancor non mosse:
e con quell’oh! che d’allegrezza dire
si suole, incominciò; ma poi cangiosse
tosto di faccia e di parlar, ch’appresso
s’avide meglio, che non era desso.

(Ottava 78)

Mi è piaciuta molto questa strofa, specie quell’oh!, una descrizione molto vivida di una cosa che penso è successa a tutti, vedere qualcuno che ci sembra di riconoscere e quasi iniziare a salutarlo prima di renderci conto dell’errore e far morire il saluto.

Particolare dell’affresco di Julius Schnorr von Caroesfeld nella Stanza dell’Ariosto a Villa Giustiniani Massimo (Roma) raffigurante Marfisa.
Sailko [CC BY 3.0], via Wikimedia Commons

Puniti Orrigille e Martano, il re Norandino per scusarsi con Grifone organizza un nuovo torneo a cui intervengono anche altri guerrieri. Tra di loro facciamo la conoscenza di Marfisa, altra donna combattente, e io non posso negare che ho un debole per loro, e lei pare veramente forte, ha dato filo da torcere anche a Orlando e Rinaldo. Pure lei però appena arriva fa strage di gente innocente!

Finita la giostra, finalmente i guerrieri si dirigono a Parigi via nave, ma vengono colti da una tempesta e li lasciamo lì in balia degli elementi.

Mentre Fortuna in mar questi travaglia,
non lascia anco posar quegli altri in terra,
che sono in Francia, ove s’uccide e taglia
coi Saracini il popul d’Inghilterra.

(vv. 146,1-4)

La battaglia a Parigi ancora infuria, muoiono un sacco di guerrieri, in particolare Ariosto si sofferma sull’uccisione di un pagano, Dardinello, da parte di Rinaldo: neanche mi ricordo chi era, però mi è dispiaciuto. Comunque era sicuramente un grande guerriero, perché la sua morte porta allo sfacelo dell’esercito pagano, e la cosa viene descritta da Ariosto con una bella similitudine che paragona i soldati ad una diga che si rompe:

Qual soglion l’acque per umano ingegno
stare ingorgate alcuna volta e chiuse,
che quando lor vien poi rotto il sostegno,
cascano, e van con gran rumor difuse;
tal gli African, ch’avean qualche ritegno
mentre virtù lor Dardinello infuse,
ne vanno or sparti in questa parte e in quella,
che l’han veduto uscir morto di sella.

(Ottava 154)

Finita la battaglia, Cloridano e Medoro, due guerrieri mori che erano arrivati in Francia insieme a Dardinello e amavano molto il loro signore, decidono di andare a prenderne il corpo per non lasciarlo in balia di ladri e animali. Mi informano le note che la storia e l’amicizia tra questi due ricorda i personaggi di Eurialo e Niso in Virgilio.

Il Canto finisce con Zerbino che arriva al campo e becca Cloridano e Medoro che stavano portando via Dardinello. Cloridano scappa in una foresta selvaggia lì vicino, pensando che Medoro lo segua, ma lui non riesce ad abbandonare il suo signore e continua a portarne, da solo, il peso.

Ma chi del canto mio piglia diletto,
un’altra volta ad ascoltarlo aspetto.

Non è stato facile riprendere la lettura dopo tanto tempo, ma grazie ai miei commenti precedenti e a qualche riassunto trovato su internet mi sono rimessa al passo. Devo dire che la lettura scorre proprio facilmente, è davvero un piacere da leggere, sono proprio contenta di aver ricominciato! :)

Nuove cose scoperte
Nella bella descrizione dell’isola di Cipro (stanze 138-139) vengono nominati un sacco di fiori e piante, tra cui il croco e una nota mi informa che è il fiore dello zafferano: non lo sapevo!

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