Andromaca



di Euripide

Titolo: Andromaca
Titolo originale: Ἀνδρομάχη
Genere: teatro, tragedia
Autore: Euripide (Wikipedia)
Nazionalità: greca
Prima pubblicazione: 422 a.C. circa
Ambientazione: Ftia (oggi regione chiamata Ftiotide), Grecia; XII secolo a.C.
Personaggi: Andromaca, Ermione, Menelao, Peleo, Oreste, Coro
Casa Editrice: BUR
Traduzione e cura: Caterina Barone
Copertina: Carle van Loo, Medea e Giasone, 1759, Pau, Musée des Beaux Arts
Pagine: 86 (senza testo a fronte 43)
Provenienza: comprato online il 23 aprile 2009
Note: all’interno del volumone “Tragedie II”, contenente tutte le tragedie di Euripide, con testo greco a fronte
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio lettura: 28 giugno 2019
fine lettura: 1 luglio 2019



Tu sei schiava — devi capirlo — in terra straniera,
in una città non tua.
Non hai amici cui volgere lo sguardo,
tu, donna sventuratissima,
misera sposa.
Coro ad Andromaca

(Pagina 397)

Anche se non mi colpisce al cuore, una tragedia è sempre una bella lettura.

Andromaca vive come schiava a Ftia in casa di Neottolemo tormentata dalla moglie di questi, Ermione, che le dà la colpa della propria sterilità.

Sto diventando più severa a giudicare i libri, penso che prima avrei dato a questa tragedia 4 stelline perché comunque mi è piaciuta, ma siccome non mi ha emozionato tanto ho optato per le tre, che alla fine sono pur sempre un voto positivo.

Andromache by Ninidu

La trama è la tragedia di Andromaca, ovvero l’epilogo delle sue tragedie che sono iniziate con la morte del marito Ettore durante la guerra di Troia. Adesso Andromaca è la schiava di Neottolemo, il figlio di Achille, e già questa non dev’essere un’esistenza piacevole, ma ha avuto un figlio dal suo padrone, mentre la moglie di lui, Ermione, figlia di Menelao ed Elena, non ne ha avuti, e la accusa di averla resa sterile e di tramare contro di lei. I discorsi di Ermione sono abbastanza assurdi, insulta Andromaca e la accusa come se lei fosse tipo la prima moglie di Neottolemo che vuole screditare quella nuova più giovane e bella, come se Andromaca avesse liberamente scelto di stare con Neottolemo e non vi fosse stata costretta in quanto schiava. Le cose però per Andromaca peggiorano con l’arrivo di Menelao che pretende di comandare a casa del genero e vuole metterla a morte per aver “offeso” (ancora, come fosse colpa sua) la figlia. E da qui un espediente che mi ha un po’ sorpreso: la tragedia di Andromaca finisce abbastanza presto, per l’arrivo di un personaggio risolutore, e poi si crea un’altra tragedia, anche questa risolta con l’arrivo di un altro personaggio, e infine una terza tragedia risolta dall’arrivo di un deus ex machina che però interviene quando ormai è tardi a mettere solo qualche pezza e più che altro consolare quelli rimasti.

Hermione by VanthMithra

L’ambientazione si sente soprattutto nella condizione della donna e un po’ anche degli schiavi. Quando Peleo arriva in soccorso di Andromaca, si arrabbia con Menelao soprattutto perché sta decidendo di cose (nel senso di proprietà) che appartengono a Neottolemo. Ermione è quella però che esprime concetti più, diciamo così, “interessanti”. Per esempio quando entra in scena descrive il proprio sontuoso abbigliamento e precisa che questi ornamenti […] me li ha donati Menelao, mio padre, insieme con una ricca dote, per garantirmi la libertà di dire ciò che voglio. In pratica la ricchezza dà diritto di parola! Anche più tardi il Coro infatti si lamenterà dicendo che è meglio non essere nati a meno di non essere ricchi, perché solo così si ha aiuto durante le difficoltà. Ma se gli schiavi e i poveri non se la passano bene, per le donne è sempre la situazione peggiore, e immaginiamo quanto male poteva andare per Andromaca che è tutte e tre le cose, e tanto per gradire è anche una straniera, un’asiatica, una “barbara”. Da ragazzina lessi alcune commedie di Aristofane in cui le donne insultavano Euripide considerandolo misogino. Poi a scuola ho studiato il teatro greco e ho scoperto che in realtà pare fosse più misogino Aristofane di Euripide, che in effetti ha portato in scena personaggi femminili forti e importanti. Qui Andromaca, anche se è colei a cui è dedicata la tragedia, compare poco, ma fa sicuramente una bella figura di donna forte e coraggiosa. Invece Ermione no: è viziata ed egoista, crudele contro Andromaca, ma alla fine è un po’ una vittima anche lei, perché è una sposa senza figli, quindi una donna inutile per le idee dell’epoca (e non solo, purtroppo!) e poi viene anche abbandonata dal padre! E nel momento della sua tragedia più grande, sforna invettive contro le donne in generale, quanto sono maligne: mai […] un marito saggio deve permettere che delle donne vengano a trovare sua moglie in casa. Sono maestre di mali. […] Le visite delle donne non portano nulla di sano, anzi causano molte disgrazie. (pagg. 448-449) Alé, già le donne non possono uscire di casa da sole, adesso impediamo loro pure di farsi visita a vicenda! Queste considerazioni farebbero pensare che forse Aristofane aveva ragione e Euripide era veramente misogino, ma più probabilmente non faceva altro che rappresentare la società in cui viveva così com’era.

La dea Teti, deus ex machina di questa tragedia.
[MOBIUS FF] Thetis by nethvn

Ho già parlato un po’ dei due personaggi principali, Andromaca e Ermione. Gli altri, a parte una serva e una dea, sono tutti maschi. Tra questi spicca Peleo, il padre di Achille, nonno quindi di Neottolemo. Arriva in soccorso di Andromaca, vecchio che quasi non si regge in piedi ma riesce a “sconfiggere” Menelao a suon di parole, dicendogli quello che un po’ abbiamo sempre pensato tutti, credo, leggendo la storia della guerra di Troia, cioè che per colpa della sua cornutaggine tante persone sono morte, e poi mette in luce anche il fatto che Menelao è tornato dalla guerra senza un graffio e con le armi intatte.

Lo stile di Euripide l’ho potuto apprezzare grazie anche alle note presenti nella mia versione che mi spiegavano alcune caratteristiche del teatro euripideo, come il far dire ai personaggi le didascalie sull’abbigliamento o l’ambientazione. Non mi sono piaciuti molto gli espedienti che risolvono le tragedie, troppo sbrigativi, anche se hanno portato, come dicevo prima, all’avvicendarsi di una tragedia dopo l’altra, cosa che ho trovato inaspettata e per questo interessante.

La copertina del libro senza sovraccoperta.

La copertina è quella della raccolta di tutte le tragedie di Euripide, quindi molto generica (mostra un momento della Medea). Il titolo è tipico della tragedia greca, in particolare di Euripide: una parola sola, il nome del personaggio. La cosa strana però è che Andromaca sembra più che altro quella che con la sua tragedia dà inizio agli eventi, più che la protagonista vera e propria, visto che sparisce presto e poi viene al massimo nominata.

Commento generale.

Una tragedia tripla di cui ho trovato più coinvolgente solo la prima parte, quella riguardante più da vicino l’eroina eponima. La seconda e la terza parte mi hanno un po’ deluso perché mi è sembrato che tutto si risolvesse, nel bene e nel male, troppo velocemente. Però l’explicit dalla voce del Coro è molto significativo e fatalista, e rende tutta la tragedia più dolorosamente comprensibile. Non è spoiler quindi lo riporto qui:

Molte sono le forme del divino
e imprevedibili le decisioni degli dèi.
Quanto ci aspettavamo non si compie,
mentre si realizzano per intervento di un dio eventi inattesi.
Così si è conclusa la vicenda.
(Escono tutti.)

Curiosità

Nella tragedia fa ad un certo punto la sua comparsa Oreste, il figlio di Agamennone che uccise la madre colpevole di aver ucciso il marito, protagonista di una trilogia di tragedie di Eschilo, l’Orestea appunto (Agamennone, Coefore e Eumenidi). Mi ha sempre affascinato molto questa storia, non tanto per Oreste in sé, quanto per i personaggi delle Erinni. Non mi dilungo a dire di loro, ne ho parlato immagino nei commenti a quelle tragedie, qui volevo solo dire che anche se nell’Andromaca vengono appena nominate, non mancano di suscitare fascino per la bellissima brevissima descrizione che ne dà appunto Oreste: le dee dallo sguardo che gronda sangue (pagina 449).

Mini recensione

Tragedia interessante ma con poco pathos

Sfide

Un po’ di frasi

Città di Tebe, ornamento della terra d’Asia, da te partii un giorno, con ricca, splendida dote, e giunsi alla reggia di Priamo, promessa sposa di Ettore, madre dei suoi figli, io, Andromaca, invidiata un tempo, ora la più infelice fra tutte le donne [delle generazioni passate e future].
[incipit]

Da lei tormentata,
supplice, stretta alla statua della dea,
mi struggo come goccia che stilla da sorgente rocciosa.
Andromaca
(Pagina 395)

Sarebbe una dimostrazione la tua che tutte le donne sono, quanto al sesso, insaziabili. Una vergogna! Certo noi donne di questo male soffriamo più degli uomini, ma lo mascheriamo bene.
Andromaca
(Pagina 403)

Per me la morte, che hai decretato, non è così gravosa, come credi. La mia esistenza si è conclusa allora, quando cadde l’infelice città dei Frigi e il mio glorioso Ettore, il mio sposo, che tante volte con la lancia fece di te non un soldato, ma un marinaio, e vile.
Andromaca
(Pagina 417)

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.