The Ghost in the Shell


di Shirow Masamune

Titolo: The Ghost in the Shell
Serie: Ghost in the Shell
Titolo originale: 攻殻機動隊 Kōkaku kidōtai
Genere: manga, fantascienza, cyberpunk
Autore: Masamune Shirow (vero nome Masanori Ōta – Wikipedia)
Nazionalità: giapponese
Prima pubblicazione: 1991
Ambientazione: Giappone, 5 marzo 2029 – 22 settembre 2030
Personaggi: maggiore Motoko Kusanagi, Batu, Togusa, Daisuke Aramaki
Casa Editrice: Star Comics
Traduzione: Rie Zushi, Alice Settembrini
Pagine: 363
ISBN: 978-88-2260-709-6
Provenienza: Salone Internazionale del Libro di Torino, 12 maggio 2019
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio lettura: 1 agosto 2019
fine lettura: 10 agosto 2019



Combatteremo per qualcosa di giusto! È il mio Ghost che me lo dice!
Motoko Kusanagi

(Pagina 30)

Probabilmente non l’ho capito, ma questo manga non mi ha preso più di tanto, leggendo mi sono fondamentalmente annoiata.

Il maggiore Motoko Kusanagi è uno dei membri della sezione 9 della polizia giapponese in un futuro non molto lontano in cui gli esseri umani sono potenziati artificialmente a vari livelli, in pratica sono tutti dei cyborg. Motoko è un cyborg completo, solo il suo cervello è rimasto umano.

Ghost In The Shell by kelogsloops

Ogni tanto quando leggo un libro aggiorno su Goodreads i miei progressi nella lettura. Quando ho scritto che ero a pagina 162 di questo libro a differenza del solito ho ricevuto diversi mi piace, il che mi fa pensare che questo manga deve essere molto apprezzato (il voto medio è 4.18 su 5). Mi spiace quindi dover constatare che a me non è piaciuto affatto. Fondamentalmente mi ha annoiato, soprattutto perché per buona parte delle scene, specie quelle d’azione, non ci stavo capendo niente. Un po’ è migliorato, quando mi sono un po’ abituata, ma non mi ha mai coinvolto.

La trama si presenta interessante, con questo futuro in cui gli esseri umani hanno gradi diversi di artificialità, e il concetto di “essere vivente” diviene labile e modificabile. Nonostante abbia un corpo completamente robotizzato Motoko si considera ancora umana perché possiede un ghost, una specie di anima, ma qualcosa di più ci tiene a precisare l’autore.

Fuchikoma by Dane Erland
I fuchikoma sono dei robot/mezzi di trasporto con un’intelligenza artificiale e a volte quelle che sembrano delle vere e proprie personalità. Li ho trovati adorabili!

L’ambientazione invece me l’aspettavo più affascinante, ma mi è passata quasi inosservata eccetto per la tecnologia. E questa è intrigante ma mi fa anche un po’ impressione l’idea che si possano hackerare i cervelli delle persone perché sono tutti costantemente collegati alla rete (e considerato che il fumetto è del 1991, Shirow è stato alquanto preveggente!).

I personaggi mi sono piaciuti abbastanza, anche se li trovo poco approfonditi. L’unica che riusciamo a conoscere un po’ meglio è Motoko. Avevo deciso di leggere questo manga perché avevo visto il film con Scarlett Johansson e mi aveva incuriosito, ma la storia è molto diversa, e sopratutto il personaggio di Motoko. Qui è molto più umana, meno triste e seria di com’era nel film, e non so se verrà spiegato in qualche prequel ma mi pare di capire che lei sia diventata un cyborg per scelta e non per costrizione come accadeva nel film. Non c’è nessuna storia tragica nel suo passato e ad un certo punto ha anche una relazione sentimentale.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura me l’hanno dato quando ho comprato il fumetto. Non c’entra nulla con The Ghost in the Shell, ma il personaggio raffigurato ricordava così tanto Motoko che ho pensato fosse perfetto per questa lettura!

Lo stile dei disegni, da profana del genere, mi sembra abbastanza da classico manga, comunque mi sono piaciuti abbastanza. L’inizio e la fine di ogni capitolo erano a colori, e, sebbene i disegni in bianco e nero abbiano il loro fascino, le pagine a colori erano veramente belle.

Le singole storie non erano male, ma neanche troppo avvincenti, e il fatto che fossero piuttosto scollegate le une dalle altre non mi ha aiutato a farmi coinvolgere nelle vicende dei personaggi.

C’erano parecchie note dell’autore nel testo, situate e fine libro. Le ho trovate piuttosto irritanti e nel complesso inutili, davano informazioni aggiuntive che però secondo me solo poche volte chiarivano davvero qualcosa, e ogni tanto c’erano dei commenti che non c’entravano nulla con la storia. Alla fine del libro, dopo le note, c’era una precisazione dell’autore che consigliava di leggere il fumetto e le note in due momenti diversi, e probabilmente aveva ragione, ma poteva dirlo prima!!

La copertina è abbastanza bella, il titolo sicuramente estremamente affascinante, e non sono sicura di averlo ancora capito appieno. Il ghost, come ho detto, è tipo l’anima di una persona, lo “shell”, il guscio, dovrebbe essere il corpo artificiale di Motoko e altri personaggi. Quello che non capisco è se è un concetto positivo o negativo, ma forse è semplicemente neutro, serve per spiegare la filosofia di questo manga.

Motoko con un fuchikoma a pagina 193, copertina del capitolo 8.

Commento generale.

Ho faticato, all’inizio sopratutto, a capire dove stava andando la storia, certe volte proprio quello che succedeva in alcune pagine. Di per sé questo però non sarebbe nemmeno un gran problema, il non capire bene che sta succedendo spesso rende la lettura più intrigante e aumenta la curiosità, ma stavolta non è stato così, mi annoiavo soltanto a leggere. Il motivo probabilmente è che la storia non mi ha affascinato più di tanto. Interessante il personaggio del Marionettista, che diventa importante però solo nell’ultima parte. Mi piaceva perché era un po’ il tipo di personaggio che mi attrae molto, un essere creato artificialmente che desidera sperimentare la vita; e ho trovato interessante che volesse farlo acquistando la capacità di poter morire. A parte quello tutte le riflessioni filosofico/spirituali non mi sono piaciute, giusto qualche sprizzo qua e là era un poco più intrigante, come il concetto della vita come una serie di informazioni.

Insomma, tante idee e tanti spunti interessanti, eppure io a leggere mi sono soprattutto annoiata. Ho dato tre stelline invece di due solo perché non posso dire di averlo trovato davvero brutto, solo, nemmeno bello.

Mini recensione

Un guscio un po’ vuoto

Sfide

Trasposizioni

Ghost in the Shell (2017) di Rupert Sanders

Un po’ di frasi

Nonostante tutto il pianeta sia coperto da uno sterminato complesso commerciale percorso vorticosamente da luci ed elettroni, questo prossimo futuro non si è ancora informatizzato al punto di cancellare popoli e nazioni… in un angolo dell’Asia si trova un anomalo agglomerato di imprese: il Giappone.
[incipit]

Pagina 342 Leggi

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