Orlando Furioso – Canto XIX

Alcun non può saper da chi sia amato,
quando felice in su la ruota siede;
però c’ha i veri e i finti amici a lato,
che mostran tutti una medesma fede.
Se poi si cangia in tristo il lieto stato,
volta la turba adulatrice il piede;
e quel che di cor ama riman forte,
et ama il suo signor dopo la morte.

(Incipit Canto, Pagina 476)

Avevamo lasciato Medoro a trasportare da solo il suo signore mentre Cloridano era scappato. Vedendo il compagno in difficoltà quest’ultimo ritorna, e tutti e due vengono massacrati, ma ecco che nella strofa 17 arriva qualcuno:

Gli sopravenne a caso una donzella,
avolta in pastorale et umil veste,
ma di real presenzia e in viso bella,
d’alte maniere e accortamente oneste.

(vv. 17,1-4)

Angelica+Medoro by LilyThula

E chi è questa bellissima fanciulla? Angelica. Che, non lo ricordavo proprio, è una principessa cinese. Angelica corre in soccorso del ferito Medoro, di cui abbiamo già sentito descrivere la straordinaria bellezza. Ariosto brevemente ci dice che ne era stato di lei dall’ultima volta che l’avevamo vista, e poi ci informa che siccome è diventata troppo superba, Amore la “punisce” facendola innamorare di Medoro. Così la vicenda di questi due amici si conclude con Cloridano morto, mentre Medoro si salva grazie ad Angelica. I due passano tantissimo tempo insieme, e Ariosto ci descrive per più di una strofa il crescente sentimento di Angelica, ma non ci dice nulla dei sentimenti invece di Medoro. Comunque immagino che anche lui fosse molto coinvolto, perché consumano e poi si sposano, e vanno a Barcellona dove incontrano un pazzo, e qui Ariosto li abbandona e cambia ambientazione.

Ma di Marfisa a ricontarvi torno.

(v. 42,8)

veliero nella tempesta by Simplicio Stella

Marfisa, insieme agli altri eroi, si trovava su una nave colpita da un tempesta, che infuria per alcuni giorni e parecchie strofe, e devo dire che la descrizione della furia degli elementi che si abbattono sulla nave, e dei tentativi di capitano e marinari di salvarla, è stata molto interessante. Lunga, ma bella.

Placatasi la tempesta, i Nostri scoprono di essere finiti al largo di Aiazzo nel golfo di Alessandretta, e non è una buona notizia:

…che né porto pigliar quivi volea,
né stare in alto, né fuggir potea.
Né potea stare in alto, né fuggire,
che gli arbori e l’antenne avea perdute:

(vv. 54,7-8 – 55,1-2)

Mi piace molto questa descrizione di Ariosto: non possono andare da nessuna parte perché quello non è un buon posto dove approdare ma non possono riprendere il mare perché la nave è distrutta e non possono neanche stare lì ad indugiare indecisi perché c’è il rischio di essere arrembati da altre navi. E qual è il motivo per cui non possono scendere a terra? La città è abitata da donne guerriere che riducono in schiavitù chiunque arrivi lì, a meno che uno di loro riesca a vincere 10 avversari sul campo e soddisfare 10 donne a letto. Meno male che anche Astolfo ride di questa usanza perché anch’io l’ho trovata molto buffa!

I nostri cavalieri dopo l’esperienza passata assolutamente non vogliono andare più per mare, tanto più che

Parea lor questo e ciascun altro loco
dov’arme usar potean, da temer poco.

Bella anche la descrizione di questo golfo (strofa 64) con questo porto fatto a mezzaluna e la città dietro come un teatro. Comunque, i nostri cavalieri estraggono a sorte chi sarà a battersi per tutti, e anche Marfisa vuole partecipare al sorteggio, sebbene non adatta a espletare la seconda parte dell’impresa. Lei però si sente sicura di supplire alle mancanze di natura con la spada (e non ho capito bene che intende, vuole uccidere le 10 donne?).

Comunque, ovviamente è proprio Marfisa a vincere il sorteggio, e sconfigge facilmente tutti gli avversari in maniera anche abbastanza cruenta, per esempio (vv. 85,7-8) ne taglia uno a metà tanto che il busto cade per terra e le gambe rimangono sul cavallo. E dopo tutte queste descrizioni pittoresche Ariosto conclude: In somma tutti un dopo l’altro uccise (v. 87,5) XD

Non proprio tutti a dire la verità, perché un Cavaliere tutto vestito di nero e con umore altrettanto cupo è rimasto in disparte non ritenendo corretto affrontare in dieci un singolo cavaliere. Quando gli altri nove sono sconfitti si fa avanti, ed essendo altrettanto valoroso di Marfisa, il loro duello non finisce più, sopraggiunge l’oscurità e i due decidono di comune accordo di fermarsi e continuare il giorno dopo. Si tolgono gli elmi e il cavaliere misterioso scopre che Marfisa è una donna, ma, sorpresa sorpresa, anche lui stupisce tutti: è un giovinetto, appena diciottenne. Chi sarà questo misterioso cavaliere nero? Lo sapremo nella prossima puntata nel prossimo canto.

Ma come si nomasse il giovinetto,
ne l’altro canto ad ascoltar v’aspetto.

(vv. 108,7-8)

Nuove parole scoperte
Oriuol da polve (v. 45,2), letteralmente “orologio a polvere”, ovvero la clessidra: che parafrasi simpatica! :)
Non si tratta di una nuova parola scoperta, ma volevo comunque citare la bellissima sbarragliolli (v. 85,3) che significa “li sbaragliò”. Una singola parola che è quasi uno scioglilingua! XD

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