Riccardo II


di William Shakespeare

Storia Inglese
Enrico IV, parte 1



I wasted time, and now doth time waste me.

Ho fatto pessimo uso del tempo, e il tempo fa pessimo uso di me.

Riccardo

(Atto V, Scena IV, pagg. 192-193)

Riccardo II è il legittimo re d’Inghilterra, anche se su di lui grava l’ombra di aver fatto assassinare lo zio. Inoltre Riccardo non è quel che si dice un monarca oculato: sperpera i soldi della corona, si indebita, e genera malcontento sia tra i nobili che tra la popolazione.

Un dipinto che ritrae David Tennant nella parte di Riccardo II
Heavy Is The Head di LicieOIC

A fine lettura l’aggettivo che mi veniva in mente per descrivere questa tragedia era: interessante. Ovvero, non una delle letture più entusiasmanti del Bardo, ma sempre una lettura piacevole. Purtroppo devo dire che approcciandomi a questa tragedia avevo sempre in mente il Riccardo III e ho continuato a fare confronti sia tra le due tragedie ma soprattutto tra i due personaggi. Riccardo III era se ricordo bene crudele e subdolo, machiavellico se vogliamo, mentre il suo omonimo II è piuttosto inetto, si sa re per volere divino e quindi non fa nulla per meritarsi il titolo o per mantenerlo. Mi rendo conto che la colpa non è ovviamente di Shakespeare, ma è proprio il personaggio ad avere queste caratteristiche, un poeta mancato che però sa usare le parole solo per lamentarsi, non ha il carisma dell’altro che, pur con tutti i suoi difetti fisici che lo rendevano sgradevole ai più, riusciva ad ammaliare tutti, anche quelli che lo sapevano colpevole di svariate atrocità. Invece Riccardo II manca di verve, di astuzia, di coraggio: quando Bolingbroke va da lui pronto a sottomettersi a patto di riavere titolo e beni, Riccardo non solo glieli concede senza battere ciglio ma gli cede tutto, arrivando ad abdicare, senza che l’altro avesse mai neanche accennato alla cosa.

Un disegno di Ben Whishaw nei panni di Roccardo II nella serie della BBC The Hollow Crown
If angels fight, weak men must fall di AlessiaPelonzi

Gli altri personaggi paragonati al re finiscono tutti col risultare più interessanti, nel bene e nel male. Hanno coraggio, prendono decisioni difficili e pericolose, sia che si ribellino o restino fedeli, mostrano comunque una maggiore forza di volontà rispetto al re. Per esempio mi ha colpito molto il personaggio di York. È lo zio di Ricardo, fermamente convinto che la persona del re sia sacra, e quindi pronto a dare la vita per lui anche se non lo approva e ne riconosce i molti difetti. Quando Riccardo viene delegittimano York piange la sua sventura e si dispiace per lui, ma giura fedeltà al nuovo re e allora ecco che è pronto a fare di tutto anche per lui, perfino a sacrificare il proprio figlio scoperto complice di una congiura: non solo corre a denunciarlo a Bolingbroke, ma quando quello tenta di difendersi non accetta scuse e cerca in tutti i modi di screditarlo! Nel bene e nel male è penso il personaggio che mi è rimasto più impresso proprio per questo motivo.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura è in realtà una figurina da collezione (non so se si chiamano così, sono quelle che non si appiccicano sull’album) della serie degli Artonauti e rappresenta l’Estate nel dipinto delle Quattro stagioni di Arcimboldo.

La trama di questa tragedia parte da uno scontro verbale tra due nobili che si accusano a vicenda di tradimento, in particolare dell’omicidio di Gloucester, di cui però è colpevole pare proprio il re Riccardo che ne fu mandante. Tutta la tragedia sembra poi dipanarsi in litigi, contrasti e dispute, senza che però si arrivi mai all’azione: mi facevano notare le note l’unica scena d’azione che non avviene dietro le quinte c’è sul finale e consiste proprio nell’uccisione di Riccardo. Sembra quindi quasi che l’incapacità di agire in maniera incisiva del protagonista si sia trasmessa a tutta l’opera teatrale.

Un’altra cosa che ha un po’ penalizzato la lettura di questa tragedia da parte mia è stato il fatto che è avvenuta durante un mese faticoso in cui ho letto molto poco, e non ho sfruttato per niente il testo a fronte: le compro apposta in questa versione le tragedie di Shakespeare, per potermi godere le parole originali del Bardo, ma stavolta non ho dato alla versione in lingua più di uno sguardo ogni tanto, e sento un po’ di aver sprecato un’occasione!

Richard II di CyanideKris

Commento generale.

Ho trovato questa tragedia interessante, ma non riesco a dare un giudizio più entusiasta di così. Forse ha risentito troppo del confronto con il Riccardo III ma questo Riccardo qui è troppo inetto per affascinare, troppo pusillanime per farci tifare per lui, tutti gli altri personaggi risultano per contrasto più incisivi, e anche tutta la tragedia in sé manca, forse volutamente, come a rispecchiare la personalità del protagonista, di un po’ d’azione vera e propria.

Detto ciò, resta comunque una lettura piacevole, mai pesante, che mi ha intrattenuto il giusto e lasciato con la curiosità di proseguire con le altre tragedia legate alla Storia Inglese.

Copertina e titolo

La copertina è una di quelle senza infamia e senza lode: c’è l’immagine del re, quindi semplice e attinente, ma non particolarmente accattivante. Il titolo è tipico di Shakespeare: solo il nome del protagonista.

Curiosità

Nella scena iniziale abbiamo due nobili che si accusano a vicenda di tradimento, e si sfidano a duello per salvaguardare il loro onore. La sfida viene lanciata gettando un guanto a terra, che poi l’altro deve raccogliere se accetta la sfida. Quindi non avveniva come ci hanno insegnato i film, ovvero usando il guanto per schiaffeggiare l’avversario! Ed in effetti si usa dire metaforicamente “raccogliere il guanto di sfida”, evidentemente riferendosi a questa pratica in cui invece la cosa avveniva in maniera letterale.

Mini recensione

Protagonista poco incisivo, tragedia sempre interessante

Shakespeare’s Richard II Poster di rycz

Titolo: Riccardo II
Serie: Storia Inglese (1)
Titolo originale: Richard II
Genere: teatro, tragedia, storico
Autore: William Shakespeare (Wikipedia)
Nazionalità: britannica
Prima pubblicazione: 1597
Ambientazione: Inghilterra (Regno Unito), 1388-1399
Personaggi: Riccardo II, Giovanni di Gaunt, Enrico Bolingbroke, Edmondo di Langley Duca di York
Casa Editrice: Garzanti
Traduzione: Andrea Cozza
Copertina: Riccardo II, anonimo
Pagine: 227 (125 senza testo a fronte)
ISBN: 978-88-11-36556-3
Provenienza: Amazon, 7 ottobre 2014
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio lettura: 22 maggio 2021
fine lettura: 31 maggio 2021

Sfide

Un po’ di frasi

Old John of Gaunt, time-honored Lancaster,
Hast thou according to thy oath and band
Brought hither Henry Hereford, thy bold son,
Here to make good the boist’rous late appeal,
Which then our leisure would not let us hear,
Against the Duke of Norfolk, Thomas Mowbray?
Vecchio Giovanni di Gant, venerabile Lancaster,
hai tu, come avevi promesso e giurato di fare,
condotto qui il tuo baldo figliolo,
a sostenere il suo ultimo, temerario atto d’accusa,
che a suo tempo non avremmo agio di esaminare,
contro il Duca di Norfolk, Tommaso Mowbray?
[Re Riccardo nell’incipit]

Northumberland:
But, lords, we hear this fearful tempest sing
Yet seek no shelter to avoid the storm. […]
Ross:
We see the very wrack that we must suffer,
And unavoided is the danger now
For suffering so the causes of our wrack.
Northumberland: Signori, noialtri sentiamo l’urlo di una tremenda tempesta, eppure non cerchiamo riparo da questa bufera. […]
Ross: Vediamo coi nostri occhi il naufragio imminente, e ormai non scambieremo al disastro, visto che ne abbiamo tollerato le cause.
(Atto II, Scena I, Pagine 68-71)

Northumberland:
Richard not far from hence hath hid his head.
York:
It would beseem the Lord Northumberland
To say “King Richard”. Alack the heavy day
When such a sacred king should hide his head!
Northumberland:
Your brace mistakes. Only to be brief
Left I his title out.
York:
The time hath been,
Would you have been so brief with him, he would
Have been so brief [with you] to shorten you,
For taking so the head, your whole head’s length.
Northumberland: Riccardo si è andato a nascondere non lungi da qui.
York: Sarebbe più appropriato che Lord Northumberland dicesse “Re Riccardo”. Ahimé, è Gran brutto giorno quello in cui un re consacrato deve andarsi a nascondere!
Northumberland: Vostra Grazia mi fraintende. Solo per brevità ho omesso il titolo.
York: Tempo già fu in cui se tanta brevità aveste usato con lui, il Re, per farla breve, vi avrebbe abbreviato di tutta la testa, per aver così alzato la testa.
(Atto III, Scena III, Pagine 114-117)

Bolingbroke:
I thought you had been willing to resign.
Richard:
My crown I am; but still my griefs are mine.
You may my glories and my state depose,
But not my griefs. Still am I king of those.
Bolingbroke: Vi credevo disposto a abdicare.
Riccardo: Alla corona, si: ma le mie pene restano con me. Potete spogliarmi di ogni gloria e potere, ma non delle mie pene. Di queste sono sempre re.
(Atto IV, Scena I, Pagine 150-151)

My brain I’ll prove the female to my soul,
My soul the father, and these two beget
A generation of still-breeding thoughts,
And these same thoughts people this little world,
In humours like the people of this world,
For no thought is contented […].
La mia immaginazione farà da femmina al mio spirito, il mio spirito è il maschio, e fra tutti e due concepiranno una generazione di pensieri prolifici, e saranno essi a popolare questo microcosmo di personaggi irrequieti quanto la gente di questo mondo: poiché nessun pensiero è mai contento.
Riccardo
(Atto V, Scena IV, Pagina 190-191)

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