Cuori in Atlantide


di Stephen King


I cuori sono duri […], il più delle volte non si spezzano, e sono sicuro che è così… ma che cosa dire di allora? Che cosa dire di chi eravamo noi allora? Che cosa dire dei cuori in Atlantide?

(Pagina 517)

Ritorno dopo una lunga assenza cominciando a recuperare le recensioni ancora, ahimé, di luglio!

Cinque racconti di diversa lunghezza ambientati in diversi periodi del secolo scorso. A fare da filo conduttore alcuni personaggi, e sullo sfondo la guerra del Vietnam, prima, durante e dopo. Pochissimo soprannaturale, molta umanità.

Ho comprato questo libro perché avevo letto che il racconto “Uomini bassi in soprabito giallo” era collegato con la serie della Torre Nera. Il collegamento in effetti c’è ma è minimissimo. Sono però davvero molto contenta di aver letto questo libro, mi è piaciuto molto, avrei dato anche 5 stelline se non fosse che alcuni racconti mi sono piaciuti molto di meno degli altri.

Il mio rapporto con Stephen King è un po’ strano. Ho letto quasi esclusivamente romanzi in qualche modo collegati con la Torre Nera, quando mi sono discostata da questa saga non sempre ho avuto soddisfazione. Però in ogni caso non posso negare quanto bravo sia quest’uomo a raccontare storie. Anche in questo caso se dovessi in due parole descrivere la trama dei vari racconti in alcuni casi sembrerebbe qualcosa di veramente insulso, eppure alcuni mi hanno catturato come non mai! Ma andiamo con ordine.

Low Men In Yellow Coats di neverlandassassin

Il primo racconto si intitola Uomini bassi in soprabito giallo, ed è l’unico titolo che conoscevo. È un racconto ambientato nel 1960 e ha per protagonista Bobby Garfield, un undicenne orfano di padre con una madre che in lui rivede sempre l’odiato marito e per questo non riesce ad amarlo come dovrebbe. Quando inizia il racconto arriva un nuovo vicino di casa, Ted Brautigan. Tra lui e Bobby nasce subito un’amicizia alimentata dalla condivisione della passione per la lettura: infatti il loro incontro coincide col compleanno di Bobby che riceve dalla madre la tessera per l’accesso ai libri da adulti nella Biblioteca, e da Ted una copia de Il Signore delle Mosche. Bobby legge il libro e lo ama e durante tutto il racconto (e qualche volta anche in alcuni altri) ci sono spesso riferimenti a questo romanzo, e la cosa mi ha reso un po’ triste perché a me Il Signore delle Mosche non è piaciuto tanto! Comunque si parla tanto di libri, di tanti libri, alcuni che ho letto, altri ancora no ma li conosco, alcuni non li conoscevo e li ho inseriti in wish list, e quando nei libri si parla di libri, vabbè, che ve lo dico a fare, è qualcosa che aumenta sempre il piacere della lettura!

Come ho detto questo era l’unico racconto di cui avevo sentito parlare, ma non avevo capito cosa significasse “uomini bassi”: non si intende di bassa statura, ma infimi, come intelligenza e come cattiveria.

Ho preso questo libro perché, come ho detto, aveva a che fare con la serie della Torre Nera, e infatti questa viene nominata: questi uomini bassi lavorano per il Re Rosso che vuole distruggere la Torre, e cercando Ted perché è un frangitore (da questo deduco che era stato catturato da bambino, perché se ricordo bene i frangitori erano bambini). Viene nominato anche il Pistolero, ma non sono risucita a capire a che punto della saga si inserisca questo, ma d’altronde Ted ha dei poteri e per lui il tempo quasi non esiste. Durante il racconto gli uomini bassi riescono a catturarlo, ma alla fine veniamo a sapere che è riuscito a liberarsi di nuovo, e mi chiedo se sia successo grazie al Pistolero.

Durante questo racconto accade un evento molto grave e drammatico: Bobby ha due migliori amici, Carol e Sully-John. I tre sono perseguitati da alcuni bulli più grandi di loro, che un giorno aggrediscono Carol quando la trovano da sola, colpendola con una mazza da baseball fino a dislocarle una spalla. Questo evento poi ritornerà come ricordo in tutti gli altri racconti.

Questo racconto è quello che mi è piaciuto di più, mi è piaciuta la storia di Bobby, mi sono piaciuti tanto i protagonisti, mi ha coinvolto tantissimo, e in più il piccolo collegamento con la Torre Nera me lo ho resto ancora più piacevole.

Hearts in Atlantis 2 di Milo03

Il secondo racconto è quello che dà titolo alla racconta, Cuori in Atlantide. Questo è ambientato nel 1966, e qui il protagonista, Pete, parla in prima persona. Il titolo si riferisce ad un gioco con le carte (meglio conosciuto in italiano come Peppa) a cui ho giocato qualche volta quando ero ragazzina, e che qui nel racconto diventa una sorta di droga per il protagonista e i compagni d’università. Atlantide invece si riferisce alla canzone Atlantis di Donovan, molto popolare in quegli anni, anche se non conoscendo la canzone non ho ben capito il collegamento con i personaggi del racconto. All’inizio Pete nomina tra i compagni d’università una certa Carol, e più avanti scopriamo che è proprio la stessa che avevamo conosciuto da bambina nel racconto precedente. Non mi ha preso subito questo racconto, perché mi pareva dapprincipio una noiosa storia di una dipendenza dal gioco, non proprio il più entusiasmante dei temi, almeno per me. Poi pian piano ho iniziato a sentirmi sempre più partecipe, a capire che il gioco era solo un’espediente per raccontare un momento molto particolare della vita del protagonista e della storia dell’America. Ad un certo punto Carol racconta a Pete il famoso episodio avvenuto nel racconto precedente, raccontando anche di Bobby e di Ted, e devo dire che mi sono emozionata quando finalmente è arrivato questo collegamento tra le due storie.

Alla fine mi è piaciuto tantissimo anche questo secondo racconto, anche se il finale è un po’ spezzato, si ferma un po’ all’improvviso, cedevo saremmo andati molto più avanti con la storia perché Pete (che parla da adulto molti anni dopo) citava sempre alcuni avvenimento del futuro, credevo saremmo arrivati fin lì, invece no. Comunque veramente molto bello questo Cuori in Atlantide, e completamente senza soprannaturale.

Dulce et Decorum Est di Doc-

I primi due racconti sono i più lunghi e occupano il grosso del libro, gli ultimi sono molto più corti. Il terzo si intitola Willie il Cieco e mi è piaciuto molto molto di meno, credo sia quello che ho trovato più brutto. È ambientato nel 1983 e percorre l’arco di una sola giornata in cui questo protagonista, Willie, va al “lavoro”. Lo metto tra virgolette perché il suo mestiere è fare il finto cieco col nome di Willie Garfield (il cognome di Bobby) e chiedere l’elemosina, guadagnando pure parecchio!

Per tutto il tempo ho cercato un collegamento con gli altri racconti, e alla fine è arrivato: quest’uomo, che si fa chiamare in molti modi, è Willie Sherman, il ragazzino che teneva ferma Carol mentre veniva picchiata con la mazza da baseball. Questo episodio, unito alla sua esperienza in Vietnam (dove ha incontrato Sully-John e Ronnie Malenfant, due personaggi rispettivamente del primo e del secondo racconto), lo ha reso un uomo disturbato e pieno di problemi.

In questo racconto scopriamo anche qualche cosa di più di cosa ne è stato di Carol dopo la fine del racconto precedente, cose a cui Pete aveva solo vagamente accennato: è diventata un’attivista contro la guerra del Vietnam e ha partecipato ad un attentato dinamitardo dove in teoria non doveva morire nessuno ma che invece per un errore ha ucciso diverse persone, lei e gli altri sono stati inseguiti dalla polizia e braccati e non si sa se Carol sia ancora viva o sia morta nello scontro a fuoco con la polizia.

Come ho detto questo è il racconto che mi è piaciuto di meno, sia per il personaggio che, anche se si trattava chiaramente di un uomo con problemi, era abbastanza odioso ed estremamente negativo (vediamo che chiede quotidianamente perdono per quello che ha fatto a Carol, ma il racconto finisce con lui che medita un omicidio), ma soprattutto ho trovato il racconto proprio inconsistente. Forse è troppo corto, col precedente mi ci era voluto un po’ per appassionarmi, qui non ne ho avuto il tempo.

Journey Into War di jevinart

Il penultimo racconto è Perché siamo finiti in Vietnam. Qui siamo nel 1999 e il protagonista è John Sullivan, ovvero Sully-John. Iniziamo con un lungo flashback di quello che è successo in Vietnam, cosa che ci era stata già raccontata dal Willie ma qui vediamo il punto di vista di Sully-John. Molto più che nel precedente (perché Willie era proprio fuori di testa) qui si parla effettivamente dei reduci, vediamo delle persone che si sono ricostruite la vita e sono andati avanti, ma mai veramente, come dice il tenente Dieffenbaker loro sono rimasti lì in Vietnam, nel verde.

Confesso che sono stata tutto il tempo ad aspettare che spuntasse qualche altro personaggio tipo Carol oppure addirittura Bobby ma non accade. Questo racconto è senza dubbio il più assurdo. A parte le allucinazioni di Sully-John causate dallo stress post traumatico ad un certo punto inizia una scena veramente surreale (pure per un libro di King! XD) in cui mentre Sully-John si trova bloccato nel traffico cominciano a cadere oggetti vari dal cielo che uccidono e fanno danni, Sully-John si salva perché gli cade addosso solo un guantone da baseball, ma non uno qualsiasi, proprio quello che apparteneva a Bobby e che era stato poi rubato da Willie. Alla fine scopriamo che si trattava solo di una visione perché invece Sully-John è morto di infarto mentre era al volante.

Questo racconto mi è piaciuto di più del precedente, forse perché sembra in un certo senso proseguire il discorso iniziato da Willie ma spiegando meglio le cose, anche se la parte assurda lo era un po’ troppo, e soprattutto molto scollegata con tutto il resto, per piacermi davvero.

Day 6: Favorite Book di makurai

Arriviamo infine all’ultimo racconto, Scendono le celesti ombre della notte. Siamo sempre nel 1999, in pratica subito dopo il precedente perché siamo al funerale di Sully-John e finalmente ritorna Bobby! E si rifà viva anche Carol, che quindi è sopravvissuta, ma porta le cicatrici, fisiche e non, di quel periodo. Mi è piaciuto molto questo ultimo racconto perché da una parte torniamo un po’ all’inizio, al punto di partenza, e dall’altra abbiamo potuto avere una sorta di finale per tutte tutte le altre storie visto che ci sono Bobby e Carol, c’è Il signore delle mosche, c’è il messaggio che Carol aveva lasciato a Pete e c’è il guantone che coinvolge anche Sully-John e Willie, e c’è pure Ted, anche se non di persona.

A quanto ho capito leggendo qualcosina online questi racconti non sono stai tutti concepiti come storie concatenate, alcuni erano stato scritti prima e poi adattati, e qualche volta devo dire che questa estraneità si sente. Una cosa curiosa che ho notato sono i titoli dei capitoli. Nel primo racconto sono lunghissimi, quasi un riassunto perché descrivono quello che succede all’interno di quel capitolo. Il secondo racconto invece non ha titoli ma numeri. Nel terzo racconto come titolo del capitolo c’è l’ora della giornata, perché infatti tutto il racconto copre un solo giorno. Gli ultimi due racconti, che poi sono anche i più corti, non hanno capitoli.

In questi cinque racconti cambia sempre il protagonista. Iniziamo con un bambino, poi un giovane appena uscito dall’adolescenza, poi un uomo adulto e negli ultimi due i protagonisti sono di mezz’età. Vediamo come la “colpevolezza” di questi personaggi vada via via intensificandosi: Bobby era un ragazzino assolutamente innocente; nel secondo racconto il protagonista è comunque un personaggio positivo ma ha diversi aspetti negativi che lui stesso ammette tra cui il vizio del gioco; nel terzo racconto proprio non mi è stato possibile provare la benché minima simpatia per il protagonista, non si riesce a trovargli proprio niente di positivo, anche il suo desiderio di espiare le sue colpe risulta odioso. Col quarto racconto ritorna in un certo senso un po’ di innocenza perché Sully-John ha cinquant’anni ma in realtà dentro è ancora il ragazzo partito per il Vietnam, e non se n’è mai andato da lì.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura mi è stato regalato da Silfild in occasione del secondo scambio di segnalibri nel gruppo Readers Challenge.

Commento generale.

Una raccolta di racconti nei quali il mio gradimento è andato un po’ scemando di pari passo con la lunghezza dei racconti, salvo poi risalire di nuovo nell’ultimo. Il voto finale quindi deriva dal fatto che i primi due racconti sarebbero stati anche da 5 stelline, quelli di mezzo non più di 3 (anche meno volendo) ma siccome l’ultimo mi è piaciuto riesco a dare comunque un voto alto. King si conferma un narratore eccezionale, anche quando non parla per nulla di soprannaturale. Sono molto soddisfatta di questa lettura che tra l’altro mi ha finalmente fatto tornare a leggere un libro più corposo rispetto a quelli che ultimamente riuscivo ad affrontare.

Copertina e titolo

La copertina di questa mia edizione è del tipo che mi piace di meno: presenta un’immagine dal film, che tra l’altro riguarda solamente il primo racconto che non è neanche quello che dà il titolo al libro. Il titolo è sicuramente accattivante, anche se poi quando si scopre a cosa si riferisce (un gioco con le carte e una canzone) perde un po’ del suo fascino!

Curiosità

Come ho detto nel primo racconto si parla tanto di libri, e ne viene nominato uno che mi ha particolarmente intrigato: Uomini nudi di William Golding che racconto di un incontro tra sapiens e neandertaliani.

Grazie a questo libro ho scoperto da dove proviene il simbolo della pace: rappresenta l’unione delle lettere N e D (Nuclear Disarmament, ovvero “disarmo nucleare”) nell’alfabeto nautico, quello che si fa con le bandiere.

Mini recensione

Avvincente ed emozionante

Hearts in Atlantis di Satury

Titolo: Cuori in Atlantide
Titolo originale: Hearts in Atlantis
Genere: storico, fantasy, horror
Autore: Stephen King (sito ufficialeWikipedia)
Nazionalità: statunitense
Prima pubblicazione: 1999
Ambientazione: Aprile 1960, Harwich (Connecticut, USA); autunno 1966, Università del Maine (Maine, USA); dicembre 1983, Connecticut; estate 1999, Connecticut (USA)
Personaggi: Bobby Garfield, Ted Brautigan, Carol Gerber, Pete Riley, William “Bill” “Willie” Sherman, John “Sully-John” Sullivan
Casa Editrice: Mondadori (I miti)
Traduzione: Tullio Dobner
Copertina: locandina del film
Pagine: 670
ISBN: 88-04-50392-0
Provenienza: bancarella, 22 luglio 2010
Link al libro: SITO UFFICIALEGOODREADSANOBII
inizio lettura: 15 giugno 2021
fine lettura: 2 luglio 2021

Sfide

Trasposizioni

Cuori in Atlantide (2001), di Scott Hicks, con Anthony Hopkins

Un po’ di frasi

Il padre di Bobby Garfield era stato uno di quelli che cominciano a perdere i capelli sui vent’anni e sono completamente calvi intorno ai quarantacinque. La morte per infarto a trentasei aveva risparmiato a Randall Garfield questo esito estremo.
[incipit]

Un libro è come una pompa. Non dà niente se non sei tu a dargli qualcosa per primo. […] Per quanto tempo continueresti a innescare una pompa e a manovrarne la leva se non ne uscisse nulla? […] Questo libro è di più o meno duecento pagine. Leggine il primo dieci per cento, vale a dire venti pagine […], poi, se ancora non ti piace, se non ti dà più di quello che si sta prendendo, accantonalo.
Theodore Brautigan
(Pagina 40)

A Bobby il mondo non piaceva mai molto dopo un buon film; per un po’ lo viveva come un brutto scherzo, pieno di gente con gli occhi spenti, progetti irrisori e fisionomie difettose. Gli veniva da pensare certe volte che se il mondo avesse avuto una trama sarebbe stato mille volte migliore.
(Pagina 146)

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2 pensieri riguardo “Cuori in Atlantide

  1. Spero che tu ti sia presa una pausa dal vlog per una vacanza.

    Come scrivi tu, il titolo Cuori in Atlantide è così evocativo… fa strano scoprire, poi, a cosa si riferisce effettivamente. Questa raccolta sembra un po’ un crogiuolo di spunti diversi.

    La saga de La torre nera mi ispira parecchio, ma non ho ancora affrontato la lettura di alcuno dei romanzi che la compongono.

    1. Diciamo che la pausa è dovuta più che altro a pigrizia! XD
      Sì, l’impressione di questa raccolta è un po’ quella, racconti diversi nello stile, nella lunghezza, nei protagonisti, nelle tematiche, accomunati da alcuni particolari che li rendono parte dello stesso universo.
      Io a parte qualche lettura giovanile per una serie di eventi ho iniziato a leggere King proprio con la serie della Torre Nera (iniziando però non dai romanzi della saga ma da quelli correlati), e le sono per questo motivo molto affezionata, pertanto mi sentirei di consigliarla, anche se non so quanto possa essere oggettivo questo mio giudizio!

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