Troiane


di Euripide



ὡς ἡδὺ δάκρυα τοῖς κακῶς πεπραγόσι
θρήνων τ᾽ ὀδυρμοὶ μοῦσά θ᾽ ἣ λύπας ἔχει.

Quanta dolcezza hanno le lacrime per coloro che stanno male e i lamenti luttuosi e la poesia che contiene dolori.

Coro

(Pagina 723)

Questa è la tragedia per eccellenza perché si piange tutto il tempo e capitano una sciagura dietro l’altra.

La guerra di Troia è appena finita e i vincitori si dividono le donne troiane come bottino di guerra.

Ecuba sulle rovine di Troia
Trojan Women I di abunaizubon

Non so, arguisco sventura. Così risponde Ecuba al Coro che chiede quale sarà la sua sorte (pag. 691 della mia edizione). Parole quanto mai profetiche, perché solo questo si possono aspettare le donne troiane: sventura. Questa tragedia inizia infatti già in tragedia, cioè abbiamo Troia sconfitta e subito nei primi versi il dio Poseidone presenta le Troiane come bottino di guerra, cioè in partica ci dice che non sono più persone, sono diventate delle prede, dei tesori da spartirsi. Quindi queste donne che hanno perso parenti e affetti vari durante la guerra, che stanno per perdere la loro patria, devono anche soffrire per l’attesa di quello che le attende, che, come dice appunto Ecuba, non sarà nulla di buono. E tutta la trama dell’opera è fatta di lamenti delle Troiane che prevedono per se stesse una sorte orribile, e invece la crudeltà dei greci non ha confini perché arrivano notizie anche peggiori di quanto tutte immaginassero (per esempio i Greci, fomentati da Ulisse, decidono di uccidere il piccolo Astianatte, il figlio di Ettore e Andromaca). La tragedia si conclude con l’incendio e la distruzione completa di Troia.

Cassandra’s torment. Visions of the future di hypnothalamus

I personaggi sono prevalentemente, come era facile immaginare, donne troiane, più qualche uomo greco e qualche divinità. Queste ultime non ci fanno proprio una bella figura, sono divinità capricciose che per un nulla decidono le sorti degli uomini, cambiando simpatia in un batter d’occhio: Atena ha fatto di tutto per far perdere i troiani, poi un singolo greco, Aiace, le reca oltraggio ed ecco che lei volge la sua ira verso tutti gli Achei, pronta a rendere arduo, se non impossibile, il loro ritorno a casa.

La protagonista di questa tragedia è comunque Ecuba, la moglie di Priamo, sempre presente sulla scena, centro focale dei lamenti di tutte le troiane. Sa che diverrà una schiava e prova a sperare che le capiti il meno peggio, di essere portata per esempio ad Atene e non a Sparta, o anche l’Italia, Sicilia e Calabria, e invece verrà assegnata ad Ulisse, il greco che lei disprezza maggiormente, e che in effetti in questa tragedia viene descritto come dotato di considerevole crudeltà.

Fa la sua comparsa anche la povera Cassandra, e devo dire che i suoi monologhi sono stati le parti che ho preferito. Le altre donne «arguiscono sventura», le la sa, sa quello che accadrà, e si “consola” per la sorte meschina sua e delle sue compatriote perché sa che arriverà sciagura anche per i loro nemici. Parlando di Ulisse in poche righe riassume tutta l’Odissea, ma soprattutto orgogliosa come una combattente annuncia che le sue “nozze” porteranno alla rovina quelli che loro odiano di più (gli Atridi) e quindi va quasi felice incontro al suo destino: Vittoriosa arriverò giù tra i morti….

Recupero di Elena da parte di Menelao su un’anfora attica a figure nere.

Non manca anche Elena, e lei poveraccia è quella che mi fa più pena perché la odiano tutti, sia i Troiani che i Greci, lei afferma di non avere colpa, e se seguiamo il mito le dovremmo dare anche ragione, visto che è stata Venere a farla innamorare di Paride solo per vincere la mela d’oro, ma nessuno le crede e i Greci gentilmente le comunicano che appena tornata in patria verrà uccisa.

I personaggi maschili sono pochissimi in questa tragedia. Ulisse non campare mai in scena ma la sua presenza dietro le quinte pesa tantissimo, tanta è la sua influenza sui personaggi, in particolare Ecuba e Andromaca. A me questo eroe non è mai stato troppo simpatico, il modo in cui viene presentato in quest’opera me lo fa solo odiare di più. L’unico personaggio maschile a mio parere degno di nota è Taltibio, un messaggero degli Achei, quindi viste le premesse potete immaginare non porterà certo buone nuove, ma pare l’unico a provare un poco di pietà per le sventurate protagoniste, tanto che ha un certo ritegno, forse proprio timore, a parlare con Andromaca della decisione presa dai Greci nei suoi confronti.

The Women of Troy di Akpaley

Dei vaghi ricordi che ho di quando ho studiato le tragedie greche a scuola e dai ricordi che ho di quelle che ho già letto, mi pare che in Eschilo capiti sovente che alla fine arrivi il famoso deus ex machina a salvare la situazione, invece in Euripide se compaiono gli dei è quasi sempre per fare male o essere inutili, per il resto ci sono solo umani e le loro umane atrocità. Penso di preferire questo stile: risolvere la trama con una soluzione soprannaturale è facile, sbrigativo e anticlimatico, e poi be’ gli umani sono quelli su cui si costruisce la vicenda e quindi sono le loro azioni quelle che interessano davvero. Certo è molto diverso anche lo spirito: col deus ex machina abbiamo una risoluzione se non proprio positiva almeno in qualche modo soddisfacente, mentre con Euripide (e un poco credo anche con Sofocle) la conclusione non può che essere più tragediosa possibile.

Commento generale.

Un tragedia nel senso più stretto del termine: inizia appena dopo una sciagura, e nonostante il pessimismo delle protagoniste, riesce a portare loro ancora più dolore e disperazione di quanto immaginassero. Il titolo di quest’opera è molto semplice ma azzeccatissimo, perché in effetti è una carrellata di donne troiane che appaiono in scena a gridare il loro dolore e poi vanno via incontro alla loro triste sorte, con Ecuba, la regina di Troia, che rimane sul palco tutto il tempo a dialogare col Coro (anche loro, ovviamente, donne troiane) e accollarsi oltre alle sue anche le sventure delle altre donne.

Una lettura molto emozionante, in senso stretto e in senso lato, ci sto davvero riprendendo gusto con le tragedie greche!

Copertina e titolo

La copertina del mio libro non c’entra nulla con questa tragedia perché il libro che ho io contiene tutte le tragedie di Euripide. Del titolo, semplice ed efficace, ho già parlato.

Mini recensione

tragedia che più tragedia non si può
– Troades – di MademoiselleWillow

Titolo: Troiane
Titolo originale: Τρῳάδες (Trōiades)
Genere: teatro, tragedia
Autore: Euripide (Wikipedia)
Nazionalità: greca
Prima rappresentazione: 415 a.C.
Ambientazione: pianura di Troia, XII secolo a.C.
Personaggi: Ecuba, Coro di donne troiane, Taltibio, Cassandra, Andromaca, Elena
Casa Editrice: BUR
Traduzione: Ester Cerbo
Copertina: Carle van Loo, Medea e Giasone, 1759, Pau, Musée des Beaux Arts
Pagine: 96 (senza testo a fronte 48)
Provenienza: comprato online il 23 aprile 2009
Note: all’interno del volumone “Tragedie II”, contenente tutte le tragedie di Euripide, con testo greco a fronte
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio lettura: 5 agosto 2021
fine lettura: 15 agosto 2021

Sfide

Un po’ di frasi

Io, Poseidone, sono qui giunto, ho lasciato l’abisso salmastro del mare Egeo, dove i cori delle Nereidi muovono in cerchio la bellissima orma del piede.
[incipit]
Stolto è tra i mortali colui che distrugge le città e abbandona alla desolazione i templi e le tombe.
Poseidone
(Pagina 687)
Deve dunque evitare la guerra chi è assennato.
Cassandra
(Pagina 709)
Coloro che sono per me e per te i più odiosi con le mie nozze io li distruggerò.
Cassandra
(Pagina 709)
Sappi che una delle tre Erinni – me – condurrai via da questa terra. Addio, madre. Non piangere. O patria cara, e voi fratelli sotterra e tu o padre che ci hai generato, non a lungo mi aspetterete. Vittoriosa arriverò giù tra i morti e dopo aver distrutto la casa degli Atridi, causa della nostra rovina.
Cassandra
(Pagina 713)
E di quelli che sono fortunati non ritenete nessuno felice, prima che muoia.
Ecuba
(Pagina 715)

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