The Grass Crown

I giorni della gloria
di Colleen McCullough

Masters of Rome
The first man in Rome (I giorni del potere)
Fortune’s Favourites (I favoriti della fortuna ) →



“It is no business of Rome’s!” […]
“Everything in the world is Rome’s business”

«Non sono affari di Roma!» […]
«Tutto, nel mondo, riguarda Roma»

Mitridate e Silla

(Pagina 315)

Secondo volume di questa saga emozionantissima: una lettura lunga e intensa, che ho amato moltissimo!

Roma, I secolo a.C.
Caio Mario è il più grande generale che Roma abbia mai avuto, e neanche l’età e la malattia lo fermano. Lucio Cornelio Silla è più giovane ma non meno ambizioso, e convinto di essere anche lui un grande generale, se solo avesse la possibilità di dimostrarlo.
Gli italiani spingono per avere la cittadinanza romana, ma i conservatori del Senato non ne vogliono sapere, e ostacolano in ogni modo ogni tentativo di riforma. In questo clima che prelude alla guerra intestina, mentre anche a oriente si prevedono disordini, Mario e Silla da ex alleati si ritroveranno su fronti opposti su un diverso campo di battaglia: la politica.

Grass Crown di zoeig

Dopo aver letto il primo libro di questa saga, mi sono decisa a proseguire in inglese perché la versione italiana era piena di irritantissimi refusi. Ho iniziato quest’estate pesando di poterlo finire in un mese, invece me lo sono portato appresso per quasi metà anno, mentre nel frattempo leggevo anche libri più corti: è stato senza dubbio un’esperienza di lettura faticosa e intensa ma anche molto soddisfacente! E sono veramente contenta di averlo letto in lingua: data la difficoltà ad un certo punto ho fatto la pazzia di comprare anche la versione italiana, e qualche volta ho confrontato i brani, per esempio se non capivo bene il significato di una frase, per scoprire con sgomento che le parole che non capivo, in italiano erano state semplicemente saltate! In più nella versione italiana mancava l’appendice finale con il glossario, e per quel poco che ho potuto vedere non mancavano anche qui i refusi: addirittura era sbagliato il nome sotto una delle immagini! Infine (e poi la smetto di parlare del confronto tra le due versioni) c’è un personaggio, Lucio Decumio, che appartiene a una classe inferiore a quella degli altri personaggi e parla spesso in maniera sgrammaticata, sbagliando i verbi (tipo “I does”), e in italiano di nuovo questa particolarità andava persa.

Non è stato facile scrivere questa recensione perché il libro è lungo e pieno di avvenimenti e personaggi ed emozioni. Preparatevi quindi a un commento forse non del tutto coerente, e pieno di citazioni.

Caio Mario disegnato dall’autrice (pagina 2)

Riassumere la trama non è facile per libri di tale volume. Per chi si ricorda vagamente qualcosa di Storia Romana siamo nel periodo della rivalità tra Mario e Silla, mentre il primo è in declino e il secondo lotta per emergere. Si parla di dare la cittadinanza romana agli italiani, cosa che scatenerà una guerra: io non ricordo molto di questa parte di Storia ma grazie al mio potente intuito avevo capito che in quella che viene definita Guerra Marsica Roma avrebbe infine prevalso, e tanti saluti alla neonata Italia.
Comunque questi sono soltanto gli avvenimenti macroscopici, buona parte della trama è formata da vicende personali e intrighi politici, e questa parte è sicuramente la mia preferita, ma MAMMA MIA la politica romana è veramente complicata! Per non parlare dei legami famigliari: hanno tutti gli stessi nomi, non ricordo mai quali sono patrizi e quali no, insomma, una fatica anche da questo punto di vista!

Roman soldiers di legophthalmos

L’ambientazione è infatti la punta di diamante di questo romanzo, si vede che c’è tanto tanto lavoro dietro, anche i personaggi minori, o gli eventi minori, sono minuziosamente ricostruiti, ed è bellissimo immergersi completamente nella vita quotidiana di un’altra epoca, oltre che nella Storia. Ancora una volta mi ha colpito, come nel libro precedente, la straordinarietà di Roma, e quanto i romani si considerano superiori a tutti gli altri (e poi, almeno quando si parla di esercito, gli si deve pure dare ragione!). Non ci posso fare niente ma tutta questa romanità anche se la trovo a volte eccessiva la adoro come tema narrativo, e mi è piaciuto tanto questo aspetto che ho raccolto un sacco di frasi a tema, le trovate raggruppate QUI.

Ma il vero pezzo forte, per quanto mi riguarda, sono i personaggi. Sono tanti, e tra quelli minori ogni tanto mi confondo, ma pazienza perché comunque sono tutti estremamente vivi, dal primo all’ultimo! E così attuali, pur rimanendo credibilissimi e ben inseriti nel loro tempo! Ma andiamo con ordine.

Leggendo in inglese non avevo considerato il fatto che i nomi dei personaggi sono ovviamente in inglese, il che all’inizio mi ha creato un po’ di difficoltà perché non ero abituata, ma poi non mi sono dispiaciuti per niente anche perché in realtà sono più simili all’originale latino rispetto alla versione italiana. Infatti quando poi provavo a leggere qualche brano in italiano, il nome di nuovo mi straniva. Per questo ho pensato un poco a come riportare i nomi dei personaggi qui nella recensione, ma alla fine ho deciso di usare quelli italiani perché a prescindere dal libro sono quelli a cui sono più abituata, ma tra parentesi metto quello della versione inglese.

Lucio Cornelio Silla disegnato dall’autrice (pagina 694)

Se devo scegliere un protagonista tra i tanti personaggi di questo romanzo, direi che si tratta di Lucio Cornelio Silla (Lucius Cornelius Sulla). Intanto il titolo di riferisce a lui, che già dal romanzo precedente sognava la gloria della corona d’erba, che in un certo senso Iulilla gli aveva predetto. In questo libro vediamo un suo lato inaspettato: l’affetto e la tenerezza per il figlio. Silla il Giovane purtroppo muore di malattia, e Silla ne soffre tremendamente, e probabilmente (almeno nel romanzo) se il figlio fosse sopravvissuto Silla avrebbe avuto un destino diverso. Quando sta col figlio Silla sembra quasi (quasi) una persona diversa. Rimane però un uomo veramente crudele, e come il Giovane Cesare mi stupisco dell’affetto che c’è tra lui e Aurelia, di come non veda questo suo lato, oppure forse non gliene importa? Non saprei, comunque Silla è tremendo, direi quasi psicopatico! Voglio dire, a Roma non c’è un grandissimo rispetto per la vita umana, e lui non è il solo a progettare (e commettere o commissionare) omicidi di chiunque gli intralci anche solo minimamente la strada, ma Silla uccide anche solo per piacere, per “sfogarsi”, e fa certi ragionamenti! Cito un solo esempio, sotto spoiler. Dopo la morte di Iulilla (suicidatasi a causa sua) ha sposato Elia, ha scelto questa moglie perché la sapeva sterile e non voleva altri figli. Elia gli ha cresciuto i figli come fossero i suoi e non gli ha dato mai fastidio. Per un’inezia lui di punto in bianco divorzia da lei, con la scusa della sua sterilità (che era il motivo per cui l’aveva sposata) non le dà un centesimo, e tutto questo non gli basta, vuole farla soffrire di più! Il motivo? Silla ritiene di essere stato per tutta la vita vittima delle donne! E mentre fa questo ragionamento, ricorda le donne che ha ucciso! E continua a considerarsi vittima! Ditemi se non è un comportamento da psicopatico! Comunque, forse proprio a causa di questo, e del declino di Mario, Silla riesce finalmente ad emergere, e effettua la sua famosa (metto sotto spoiler per chi non ricorda l’avvenimento storico) marcia su Roma, in cui per la prima volta un esercito in armi entra in città: With the single exception of a triumphing army, no Roman army is ever garrisoned anywhere near Rome [Con l’unica eccezione di un esercito in trionfo, nessun esercito romano si è mai acquartierato a Roma] (pagina 858).

Veniamo invece a Caio Mario (Gaius Marius). Avevo iniziato, già nel libro precedente, a tifare per lui nelle questioni politiche, e per buona parte di questo libro ho continuato. Tra lui e Silla preferisco sempre lui, però col tempo diventa totalmente ossessionato dall’ottenere il suo settimo consolato, come gli aveva preannunciato la profetessa Martha, e verso la fine del libro inizia a comportarsi da psicopatico pure lui! È affamato di potere, che sente sgusciargli tra le dita paralizzate dopo il secondo infarto. Nessuno si fida più di lui, neanche i vecchi alleati, ma il popolo lo ama ancora, e grazie a questo riesce a vincere un’accusa di tradimento portando anche lui un esercito a Roma, causando direttamente e indirettamente danni e morti nella città. La cosa che mi ha colpito di più di questo suo declino è che nonostante tutto ha mantenuto una certa lucidità: si rifiuta di vedere la moglie, sapendo di non poterla guardare in faccia dopo le atrocità commesse. Mi è dispiaciuto tantissimo per Iulia, mi ricordo che mi era piaciuta fin da subito, e soprattutto amavo questa coppia! :(

Marco Livio Druso disegnato dall’autrice (pagina 354)

Uno dei personaggi che mi ha colpito di più in questo libro è senza dubbio Marco Livio Druso (Marcus Livius Drusus). Già nel libro precedente mi aveva colpito per il suo cambiamento: era iniziato come un personaggio odioso, e poi partecipare alla battaglia di Arausio l’ha cambiato. In questo romanzo mi è piaciuto molto, come si è battuto per il bene di Roma, ma anche per la sua famiglia. Però mi ha stupito il fatto che sembra essere un personaggio molto di rilievo nella politica romana in questi anni, eppure io non ricordavo di averlo mai sentito nominare prima di leggere questi romanzi. Forse il motivo è che purtroppo Druso muore! La madre l’aveva predetto che quando uno prova a fare riforme troppo audaci a Roma rischia la vita, e infatti Druso viene ucciso prima di poter varare tutte le leggi che aveva in mente, per dare la cittadinanza romana agli italiani ed evitare la guerra. La guerra infatti, come ho detto, ci sarà, e la beffa peggiore è che alla fine la cittadinanza verrà comunque estesa a molti italiani! Povero Druso! A parte comunque il mio ricordarlo o meno, nel romanzo rimane un gran bel personaggio! Dice di lui Scauro, il Princeps Senatus (pagina 464): I used to think that nothing in Roman government could surprise me—that it has all been done before—and usually done better. But Marcus Livius is unique. Rome has never seen his like. Nor will again, I suspect. [Pensavo che nulla, nella vita pubblica romana, potesse sorprendermi, che tutto fosse una ripetizione di cose già fatte e, di solito, fatte meglio. Ma Marco Livio è un uomo assolutamente unico. Roma non ha mai visto uomini come lui. E non ne vedrà mai più, ho il sospetto.]

Andando avanti di non molti anni rispetto al libro precedente, i protagonisti sono più o meno sempre gli stessi, ma cominciano a spuntarne di nuovi che sappiamo saranno importanti nei decenni a venire. Il mio preferito, anche se appare ancora poco, è Marco Tullio Cicerone (Marcus Tullius Cicero). Lo sentiamo nominare la prima volta da qualcuno che lo presenta come un bambino molto intelligente che aspira a far l’oratore. È ancora un ragazzino quando finalmente lo vediamo, e una delle prime cose che viene detta di lui è: Cicero was a talker. [Cicerone era un conversatore instancabile.] (pagina 293). Fin da subito l’ho trovato adorabile come personaggio, me lo immagino come l’attore di Rome, anche se qui era molto più giovane (ma faccio fatica a figurarmelo giovane!). Già mi piaceva a prescindere, poi più volte manifesta odio e incomprensione per la guerra, questo me l’ha fatto piacere ancora di più, ma soprattutto sembra praticamente l’unica persona sana di mente in mezzo a tutti questi sanguinari esaltati! A parte Cicerone comunque mi piace un sacco anche questa idea di cominciare a presentarci i personaggi da piccoli, non solo per vedere come matureranno, ma anche per vedere come personaggi che sappiamo collegati in futuro si sono incontrati! È emozionante! Per esempio qui Cicerone diventa grande amico di Pompeo il Giovane, futuro Pompeo Magno (deduco). Anche se quest’ultimo non riscuote delle mie simpatie, mi è piaciuta la scena del momento in cui i due diventano amici:

Pompeo il Giovane disegnato dall’autrice (pagina 604).
And Young Pompey did something so wonderful that Cicero was never, never able to forget it or cease to be grateful for it—he threw his muscular arm around Cicero’s shoulders, and squeezed them.
And he said cheerfully, as if it were of no consequence, “This is my friend Marcus Tullius Cicero Junior.

[Pompeo il Giovane fece qualcosa di così meraviglioso che Cicerone non fu mai, mai più capace di dimenticarlo né smettere di essergli grato: cinse le spalle di Cicerone col suo braccio muscoloso e gliele strinse. Poi rispose, allegro e noncurante: «Questo è il mio amico Marco Tullio Cicerone il Giovane.»] (Pagina 634)

Comunque ogni volta che ricompare è sempre più adorabile: è imbranato e assolutamente fuori posto in guerra, ma è molto intelligente e il suo lavoro lo sa fare benissimo tanto da soddisfare anche personaggi che proprio per queste sue qualità non lo ammirano, come Pompeo padre. Ho raccolto alcune delle frasi più belle di e su questo personaggio tra e frasi in basso, le trovate QUI. Mi aspetto moto da questo personaggio nei libri a venire!

Altro personaggio che incontriamo bambino, ma con qualche anno meno di Cicerone, è il Giovane Cesare che sarebbe nient’altri che il più famoso Caio Giulio Cesare (Gaius Julius Caesar) della Storia. Qui viene descritto come un bambino prodigio, anche più di Cicerone, che a quasi 2 anni già sa cose che normalmente vengono insegnate ai bambini di 7. Già dallo scorso volume, con la profezia fatta a Mario di un nipote che lo supererà e sarà l’uomo più grande che Roma abbia mai generato, s’era capito che McCullough punta a renderlo un uomo eccezionale, e quindi già da bambino ci dimostra le sue doti straordinarie! In effetti aveva iniziato a preparargli il campo già nel libro precedente presentando la madre, Aurelia, come pure lei una donna straordinaria. Lei infatti continua a essere un personaggio interessante: Iulia, la moglie di Mario si sconvolge di scoprire come lei vive, e pensa che avrebbe bisogno che il marito fosse più spesso presente, invece per Aurelia l’assenza del marito, che pure ama, è una benedizione! Perché Giulio Cesare senior non le permetterebbe di continuare a lavorare come padrona di casa, la costringerebbe a usare degli agenti invece a lei piace tenere i conti a stare a contatto con le persone. E questo ha beneficiano anche i figli, e soprattutto, ovviamente, Cesare: è cresciuto frequentando persone di tutte le classi, e nell’insula è venuto a contatto con culture e lingue diverse. Alcune delle conoscenze di Cesare sarebbero ritenute molto discutibili da altri appartenenti alla stessa classe sociale di Aurelia, ma lei giustamente ritiene importante che i figli conoscano tutto quello che devono conoscere in quanto Nobili, e poi tutto quello che possono apprendere in più non è un problema anzi può essere positivo. In più col talento precoce di suo figlio pone ancora più attenzione alla sua educazione, non concedendogli la minima indulgenza:

Aurelia disegnata dall’autrice (pagina 816)
Now if he[Young Marius]’d had a mother like Young Caesar’s mother—it might be different. She’d made absolutely sure Young Caesar had a hard life. Never allowed him a whisker of latitude. Nor was there much money in that family.

Ora, se [Mario il Giovane] avesse avuto una madre come quella di Cesare il Giovane forse sarebbe stato diverso. Lei aveva fatto in modo che Cesare il Giovane avesse una vita dura: non gli aveva mai concesso nemmeno un filo di spazio, libertà d’azione, né tantomeno circolava molto denaro in quella famiglia. (Pagina 677). Le frasi che mostrano e/o preannunciano l’epicità di questo personaggio si sprecano, QUI ho raccolto quelle che ho trovato più interessanti o significative.

Lo stile di McCullough è fantastico, ancora di più ora che ho potuto gustarlo in lingua originale. Mi piace come sa usare le parole, come passa con disinvoltura da un personaggio all’altro, come può accadere che di punto in bianco si focalizzi su qualcuno che fino al quel momento era stato un personaggio assolutamente di sfondo. Poi ha creato un’ambientazione incredibile, documentandosi su tutto! Non credo ci sia un solo nome da lei inserito che non corrisponda a qualcuno di realmente esistito, e poi anche gli eventi, i dettagli: quando accadeva qualcosa di particolare andavo a controllare su internet e scoprivo che era accaduto davvero, non era un episodio inventato! Infine, è straordinario come sappia gestire i personaggi, renderli tutti così vivi e veri e realistici che non c’è qualcuno per cui tifare in toto, si può avere simpatia per qualcuno e/o antipatia per qualcun altro, ma sono tutti così realisticamente fallaci! A parte Cicerone, lui per ora lo adoro soltanto!

La copertina dell’edizione italiana. Come per quella del libro precedente non mi pare non c’entri molto col romanzo visto che mostra una vicenda di parecchio tempo prima degli eventi di questo libro (Curio Dentato, Maccari Cesare. Roma, Palazzo Madama)

Il romanzo si chiude con la morte di Caio Mario, e senza sapere che cosa è successo ancora in Oriente tra Silla e Mitridate. Immagino sarà argomento del prossimo libro, che s’intitola I Favoriti della Fortuna: dovrebbe ancora parlare di Silla, quindi, immagino, visto che lui si considera il Favorito della Fortuna, ma visto che nel titolo c’è un plurale, immagino ci sarà anche qualche nuovo personaggio!

Commento generale.

Un romanzo davvero molto emozionante, lunghissimo ma mai pesante, faticoso da leggere in inglese ma ne è valsa la pena! L’ambientazione è ricostruita egregiamente, è stupendo immergersi nel mondo dell’antica Roma attraverso le parole di McCullough! Il suo lavoro dietro questi romanzi è immenso! In più la trama è avvincente ed emozionante, tra intrighi politici, guerre, crudeltà, affetti e antipatie: un mondo così lontano dal nostro ma quando guardiamo la psicologia dei personaggi vediamo che la natura umana è rimasta la stessa! A proposito dei personaggi: sono costruiti meravigliosamente! Anche quelli minori appaiono estremamente vivi, li si ama o li si odia o entrambe le cose, ma sempre intensamente!

Non vedo l’ora di proseguire!

Copertina e titolo

La copertina dell’edizione digitale che ho letto non è particolarmente bella, ma sempre meglio di quella italiana perché mostrando un anonimo soldato romano almeno si può considerare inerente al romanzo. Molto più bella la copertina dell’edizione cartacea che ho riproposto nella scheda. Il titolo (traducibile in italiano con “La Corona d’Erba”) è semplice ed evocativo: Corona graminea. Corona obsidionalis. The Grass Crown. [Corona graminea. Corona obsidionalis. La Corona d’Erba.] (Pagina 704). La Corona d’Erba era la più rara di tutte le decorazioni militari romane. Veniva data a un generale dai suoi soldati, e solo se aveva compiuto qualcosa di grande, tipo salvare un’intera legione, o un intero esercito.

Momento più…

…triste: la morte di Druso!!!!

…commovente: quando Mamerco e Silone si incontrano sul campo di battaglia: siccome è lungo e spoiler da spiegare, trovate la scena QUI.

Nuove parole/cose scoperte
Tante, veramente, ma qui riposto le più particolari.
brouhaha: baccano, frastuono, baraonda
shrewdly: scaltramente, astutamente

Curiosità

Leggendo la mini biografia dell’autrice presente sul libro, ho scoperto che (non ne avevo idea!) McCullough era una neurofisiologa! Ha lavorato e insegnato per anni, prima di mettersi a scrivere (o almeno così credo, non riesco proprio a immaginare si possano fare il lavoro monumentale di ricerca e scrittura che ha fatto lei per esempio per questo libro, e continuare un lavoro così impegnativo!)

Ho scoperto che il Bruto di Tu quoque, Brute era l’ultimo discendente della famiglia di Cepione! Sono molto curiosa di vedere come lo rappresenterà McCullough, se lo farà odioso come gli avi, oppure no!

Infine, nel glossario ad un certo punto McCullough fa un calcolo approssimativo di quella che poteva essere la popolazione di Roma a quei tempi, e il risultato mi ha stupito parecchio: secondo lei dovevano esserci almeno un milione di persone, ma più probabilmente anche 2 milioni! Non è per niente poco per una città di 2000 anni fa!

Mini recensione

Secondo, emozionantissimo, capitolo

La copertina dell’edizione cartacea in inglese che avevo comprato all’inizio ma che ho dovuto abbandonare perché veramente troppo grossa e scomoda da leggere! È la mia preferita, molto bella esteticamente, e mostra la Corona d’Erba del titolo. L’immagine è di Larry Rostant.

Titolo: The Grass Crown
Serie: Masters of Rome (2)
Titolo italiano: I giorni della gloria
Genere: storico
Autore: Colleen McCullough (Wikipedia)
Nazionalità: australiana
Prima pubblicazione: 1991
Ambientazione: Roma, 98-86 a.C.
Personaggi: Caio Mario, Lucio Cornelio Silla, Caio Giulio Cesare, Marco Livio Druso
Casa Editrice: Head of Zeus Ltd
Pagine: 1154
ISBN: 9781781857922
Provenienza: Amazon, 5 luglio 2021
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio lettura: 13 luglio 2021
fine lettura: 27 dicembre 2021

Sfide

Un po’ di frasi

La traduzione italiana proviene dalla versione della BUR ed è di Marco Barbi

“The most exciting thing that’s happened during the last fifteen months,” said Gaius Marius, “is the elephant Gaius Claudius showed at the ludi Romani.”
«La cosa più emozionante degli ultimi quindici mesi» disse Caio Mario «è stato l’elefante che Caio Claudio ha messo in campo ai ludi Romani.»
[incipit]

“Well, that’s certainly a good name for a Syrian pretender!” Marius remarked.
But the blatant irony was lost on Mithridates, who definitely did not possess a Roman or Greek attitude to words, and probably hardly ever laughed.
«Be’, è di sicuro un bel nome per un pretendente siriaco!» osservò Mario.
Ma l’ironia lampante non fu raccolta da Mitridate che non aveva l’atteggiamento dei Romani o dei Greci verso le parole e probabilmente non rideva quasi mai.
(Pagina 132)

[Julia]: “[…] How did you escape?”
Marius’s expression changed to surprise. “Escape? It wasn’t necessary to escape, Julia. Mithridates might be the ruler of the whole of the eastern half of the Euxine Sea, but he’d never dare to harm Gaius Marius!”
“Then why are we moving so fast?” asked Julia shrewdly.
“To give him no opportunity to start haboring ideas of harming Gaius Marius,” her husband said, grinning.
[Iulia]: «Come gli sei sfuggito?»
L’espressione di Mario si mutò in sorpresa. «Sfuggire? Non è stato necessario sfuggire, Iulia. Mitridate potrebbe governare l’intera metà orientale del Ponto Eusino, ma non oserebbe mai fare del male a Caio Mario!»
«Allora perché ci spostiamo così in fretta?» chiese Iulia con arguzia.
«Per non dargli occasione di cominciare a coltivare l’idea di fare del male a Caio Mario» rispose suo marito con un ampio sorriso.
(Pagina 143)

When she found the first crocus she knelt to look at its vivid yellow flower, rose again to gaze into the naked branches of the trees with an appreciation so new that trees might have been invented just for her.
Quando trovò il primo croco, si inginocchiò per guardare il fiore, di un giallo vivido, poi si rialzò a osservare i nudi rami degli alberi che la circondavano con una tale ammirazione che sembrava che le piante fossero state inventate solo per lei.
(Pagina 181)

“Regret it if you must, but don’t let it color today or tomorrow,” she said, not mystically, but practically.
«Rimpiangilo, se proprio devi, ma non lasciare che il rimpianto ti colori l’oggi e il domani» soggiunse Aurelia, non in tono mistico, ma con senso pratico.
Aurelia
(Pagina 277)

“Rome is our king, Lord Orobazus, though we give Rome the feminine form, Roma, and speak of Rome as ‘her’ and ‘she.’ The Greeks subordinated themselves to an ideal. You subordinate yourselves to one man, your king. But we Romans subordinate ourselves to Rome, and only to Rome. We bend the knee to no one human, Lord Orobazus, any more than we bend it to the abstraction of an ideal. Rome is our god, our king, our very lives. […]
We worship a place, Lord Orobazus. Not a man. Not an ideal. Men come and go, their terms on earth are fleeting. And ideals shift and sway with every philosophical wind. But a place can be eternal as long as those who live in that place care for it, nurture it, make it even greater.
«Roma è il nostro re, sebbene noi usiamo per Roma la forma femminile e la designiamo con il pronome “lei”. I Greci si sono subordinati a un ideale. Voi vi subordinate a un uomo, il vostro re. Ma noi Romani ci subordiniamo a Roma e solo a essa. Noi non ci inchiniamo di fronte a nessun essere umano, Orobazo, non più di quanto ci inchiniamo di fronte a qualcosa di astratto come un ideale. Roma è il nostro dio, il nostro re, la nostra stessa vita. […].
Noi adoriamo un luogo, Orobazo. Non un uomo. Né un ideale. Gli uomini vanno e vengono, i loro passaggi sulla terra sono fugaci. E gli ideali vengono modificati e vacillano al minimo mutare del pensiero. Ma un luogo può essere eterno, a condizione che coloro che vivono lì ne abbiano cura, lo alimentino, lo rendano ancora più grande.
Silla
(Pagina 332)

How chastening, that it is the imperfect one finds most interesting.
Quanto è strano il fatto che siano le persone imperfette quelle che appaiono più interessanti!
Silone
(Pagina 357)

Words enchanted him. They could make his heart soar or stumble or gallop; there were times when, as with Homer, they painted for him a world more real than the one he lived in.
Le parole lo incantavano. Potevano sollevargli lo spirito o deprimerlo o fargli battere il cuore all’impazzata; c’erano momenti in cui, per dirla con Omero, le parole dipingevano per lui un mondo molto più reale di quello in cui viveva.
Il Giovane Cesare
(Pagina 660)

Pompey actually took it as a compliment; he had odd gaps in his intelligence where his personal beliefs were too strong to tickle, let alone undermine.
In realtà, Pompeo lo prese come un complimento; c’erano strani vuoti nella sua intelligenza laddove le convinzioni personali erano troppo forti da poter essere sfiorate dal dubbio o tantomeno scalzate.
(Pagina 720)

Spoiler pag. 820 Leggi

You are lured on by promises of largesse or privilege which it is quite beyond the power of this State to grant—especially when you consider that these men usually arise at a time when this State is least able to grant largesse or privilege. That is why they succeed! They play upon your desires and your fears! But they do not mean you well. What they promise, they cannot deliver.
Venite attirati da promesse di elargizioni o privilegi che vanno ben aldilà del potere di concessione di questo Stato, soprattutto quando considerate che questi uomini si fanno avanti in momenti in cui questo Stato ha meno possibilità di concedere elargizioni o privilegi. Ecco perché hanno successo! Sfruttano i vostri desideri e le vostre paure! Ma non vogliono il vostro bene. Ciò che promettono, non possono concederlo.
Silla
(Pagina 872)

Men of ideals and principles are the ruin of the world!
Gli uomini di ideali e princìpi sono la rovina del mondo!
Silla
(Pagina 894)

He shivered, held up his right hand clenched into a fist, except that the index and the little fingers stuck up stiffly like two horns—the sign to ward off the Evil Eye.
Ebbe un tremito, alzò la mano destra stretta a pugno, tranne l’indice e il mignolo alzati a formare due corna, il segno per scacciare il malocchio.
(Pagina 922)

This is Rome, not Alexandria. There’s always a legal loophole in Rome.
Qui siamo a Roma, non ad Alessandria. C’è sempre una scappatoia a Roma.
Lucio Decumio
(Pagina 1016)

Cicerone (no spoiler) Leggi

Giulio Cesare il Giovane (no spoiler) Leggi

Roma (no spoiler) Leggi

explicit Leggi

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