L’Ultimo Elfo


di Silvana De Mari

Ciclo dell’Ultimo Elfo
L’ultimo Orco

Titolo: L’Ultimo Elfo
Serie: Ciclo dell’Ultimo Elfo (1)
Genere: fantasy
Autore: Silvana De Mari (sito ufficiale)
Nazionalità: italiana
Prima pubblicazione: 2004
Casa Editrice: Salani
Illustrazioni: Gianni De Conno
Pagine: 316
Provenienza: Webster.it, 11 febbraio 2009
Link al libro: GOODREADSANOBII
inizio lettura: 4 aprile 2009
fine lettura: 5 aprile 2009


Poi non smise di ridere, perché volare verso il cielo, verso l’orizzonte e di nuovo verso il cielo, con il vento nei capelli, i gabbiani vicino e un delfino bimbo che lo guardava dall’acqua facendo le capriole per giocare con loro era l’essenza stessa dell’essere felici. Non smise di ridere, perché la solitudine era spezzata e questo è l’essenza stessa dell’essere felici, ancora più del volo.

Yorshkrunsquarkljolnerstrink è un bambino, un cucciolo, uno nato da poco. Vaga sperduto in un mondo invaso da una pioggia incessante, un mondo che gli è nemico non solo a causa del clima poco ospitale, ma anche perché il piccolo Yorsh è un elfo, e gli elfi non possono girare liberamente, devono restare confinati nei Posti da Elfi. Così è un fuggiasco, oltre ad essere solo al mondo. Per fortuna, riuscirà a trovare qualcuno che si prenderà cura di lui, anche se le difficoltà da affrontare saranno ancora molte.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura.

Mi avevano parlato un sacco bene di questo libro, e beh, forse questo è stato l’unico caso in cui le aspettative dovute ai commenti altrui sono state non solo confermate, ma addirittura superate!! Questo libro, infatti, è bellissimo!

È un fantasy per ragazzi, certo, ma è quasi anche una favola, e le favole, si sa, non hanno età! C’è tutto in questo racconto: avventura, amore, magia, amicizia, riscatto, salvataggi, anche umorismo, e anche commozione. E, come avevo già sentito dire, anche un po’ di ecologia, con questo elfo che prova empatia per tutte le creature viventi, e, soprattutto, le trova tutte incredibilmente carine e graziose, compresi troll, lucertole e ratti, mentre alcuni uomini (non a caso, i “cattivi”) invece distruggono la natura per i loro scopi malvagi (e stupidi, tra l’altro).

La De Mari scrive davvero bene, riesce a comunicare egregiamente la tenerezza e la dolcezza del piccolo elfo, ma anche i momenti comici sono favolosi! Ho adorato per esempio il modo “aulico” di parlare del drago, che pareva Brancaleone da Norcia ;), oppure le varie correzioni linguistiche del piccolo elfo nei confronti dei due umani, ma in generale le battute e le situazioni comiche sono innumerevoli! XD

Tutto sommato è un libro abbastanza prevedibile, ma non per questo meno emozionante da leggere, e, come ho già detto, a tratti anche assai tenero e commovente, specie nella seconda parte, “L’ultimo drago”. In particolare mi ha commosso la morte del drago, anche quella prevedibile e attesa, ma mi ha comunque colpita molto! :(

Insomma, 4 stelline piene, anzi, strabordanti! :D [5 stelline dopo che aNobii ha aumentato il gradimento di una stellina]

Sfide

Un po’ di frasi

La pioggia cadeva da giorni. Il fango gli arrivava alle caviglie. Anche le rane avrebbero finito per annegarci in quel mondo trasformato in acquitrino, se non avesse smesso di piovere.
Sicuramente sarebbe morto lui, se non fosse riuscito in fretta a trovarsi un posto asciutto dove stare.
Il mondo era freddo. Il focolare di sua nonna era stato un posto caldo. Ma questo era stato tempo fa. Il cuore del piccolo elfo si strinse per la nostalgia.
Sua nonna diceva che se sognavi abbastanza forte le cose diventavano vere. Ma la nonna non riusciva più a sognare. Un giorno la mamma era andata nel posto da cui non si ritorna, e la nonna non era più riuscita a sognare nulla. E lui era troppo piccolo per sognare. O forse no.
Il piccolo elfo chiuse gli occhi per qualche secondo e sognò più forte che poteva. Sentì sulla pelle la sensazione dell’asciutto, di un fuoco acceso. Sentì i piedi che gli si scaldavano. Qualcosa da mangiare.
Il piccolo elfo riaprì gli occhi. I piedi gli sembrarono ancora più gelidi e lo stomaco ancora più vuoto. Non aveva sognato abbastanza forte.
[incipit]

Gli elfi non mangiano niente che ha pensato, che ha corso, che ha avuto fame e che ha avuto paura della morte.
Yorsh

Il piccolo elfo ebbe l’impressione di essere diventato meno orfano. Era una sensazione curiosa. Come se la solitudine fosse un muro di vetro che per la prima volta mostrava incrinature e crepe.
Era l’ultimo di una stirpe distrutta, ma dal passato gli arrivava un po’ dell’affetto che il presente gli negava.
Le sue dita passavano e ripassavano sugli oggetti: erano stati fatti per lui; gli erano stati lasciati.
Qualcuno gli aveva voluto bene mentre li faceva, mentre glieli lasciava.

Yorsh pensò che c’è un prima e un dopo nella vita: prima e dopo il momento in cui, per la prima volta, si tocca il mare. Le vite dove questo momento non c’è, sono vite dove forse manca qualcosa.

Prima o poi la morte attende tutti. Più importante del rimandare la morte è darle un senso.

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