L’affaire Moro

di Leonardo Sciascia

Anno: 1978
Casa Editrice: Club del Libro
L’ affaire Moro su aNobii

Questo libro partecipa alle sfide della Bibliografia e 50 libri per un anno.

[L’edizioni di Anobii è diversa dalla mia, ma la mia non aveva codice, quindi ho preferito cercarne un’altra. In più la mia non ha copertina, perché la sovracoperta è andata persa, per cui niente immagine!]

Credevo fosse un racconto dei fatti, invece è una rivisione di Sciascia che da per scontata la conoscenza delle varie fasi del sequestro Moro. Comunque, nonostante la mia ignoranza, ho potuto apprezzare, anche se non condividere pienamente, l’analisi che fa Sciascia della vicenda.
Nel complesso il libro non mi è piaciuto moltissimo, ma lo sapevo già, trattandosi di un'”inchiesta” e non di un romanzo. Vedremo però se i prossimi sapranno catturarmi di più!

Qualche frase!

Ieri sera, uscendo per una passeggiata, ho visto nella crepa di un muro una lucciola. Non ne vedevo in questa campagna da almeno quarant’anni: e perciò credetti dapprima si trattasse di uno schisto del gesso con cui erano state murate le pietre o di una scaglia di specchio; e che la luce della luna, ricamandosi tra le fronde, ne traesse quei riflessi verdastri. Non potevo pensare subito a un ritorno delle lucciole, dopo tanti anni che erano scomparse.
[…]
Era proprio una lucciola, nella crepa del muro. Ne ebbi una gioia intensa. E come doppia. E come sdoppiata. La gioia di un tempo ritrovato – l’infanzia, i ricordi, questo stesso luogo ora silenzioso pieno di voci e di giuochi – di un tempo da trovare, da inventare.
[incipit]

Nulla è più difficile da capire, più indecifrabile, dell’ironia.

… quella specie di pregiudizio autodenigratorio (di solito, cioè, impiegato in senso autodenigratorio) che non riconosce come italiano tutto ciò che è preciso, puntuale, efficiente. Precisione, puntualità ed efficienza sono dalla generalità degli italiani considerate qualità a loro estranee o, a voler salvare qualcosa, allogene. Di un istituto che non funziona, di un ospedale in cui si è maltrattati o in cui non c’è posto, di un treno che ritarda, di un aereo che non parte, di una lettera che non arriva, di una festa che non riesce, il suggello è sempre l’esclamazione: « Cose nostre! ». Eppure, c’è almeno una cosa nostra che funziona: ed è appunto quella che ormai antonomasticamente è « cosa nostra ». E d’accordo che non c’è da menarne vanto e che per questa « cosa nostra » che funziona si può anche elevare a grido di disperazione l’esclamazione « cose nostre! » su quelle che non funzionano; ma tant’è che funziona e che dunque non per natura o maledizione siamo destinati all’imprecisione, all’impuntualità, all’inefficienza.

2 pensieri riguardo “L’affaire Moro

  1. io devo riprendere sciscia per la sfida…questo non l’ho letto, ma da quello che ho potuto capire da altri scritti, Sciascia ha cercato di dimostrare, usando criteri letterari, la veridicità delle lettere che Moro ha inviato durante la prigioni, è così?

  2. Sì, direi di sì. Però l dimostrazioni sono a mio parere quasi di pareri personali, delle mere supposizioni. Insomma, quello che dice Sciascia è plausibile, ma poco convincenti le sue motivazioni.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.