Spicchi


di Barbara Gozzi

Anno: 2007
Casa Editrice: Kult Virtual Press
Spicchi su aNobii
Ho voluto leggere questo libro dopo aver letto QUESTO post.

[le strisce colorate sono spoiler, selezionare per leggere]

I rami si muovono. Timidi. Aggrovigliati. Elastici.
Sotto un venticello che vorrebbe essere delicato ma non resiste alla tentazione. Di sentire il suono delle foglie in volo. Quella particolare tonalità che non si mischia con il resto del mondo. Non potrebbe mai.
L’albero è alto. Di quelli che hanno visto tante stagioni susseguirsi. Uguali. Monotone. Colorate quanto nere. Sarà poi vero? Che tutto questo tempo, scivolato sulla sua corteggia dura, non lo ha scalfito? Sorpreso? Preoccupato? Intimidito? Rattristato? Imbestialito? Rasserenato? Divertito? Accecato?
Sarà.
Le foglie sono verdi. Brillanti. Giocano con i raggi del sole per catturarne i fasci. Li assorbono. Provano a rifletterli.
Una panchina sonnecchia all’ombra. Proprio sotto. All’albero alto. Alle foglie che giocano con la luce. Riparata dal sole e dal cielo chiaro.

Questo l’incipit del primo e-book che mi è capitato di leggere. Esperienza interessante che non mi dispiacerebbe ripetere. Ma torniamo a Spicchi. Mi è piaciuto davvero. L’inizio mi ha incuriosita, poi un po’ mi aveva perso nel mezzo, ma la fine mi ha catturata di più. Il libro racconta gli “spicchi” di quattro vite, cioè una “giornata tipo” di quattro persone, Marta, Salvatore, Stefano e Jennifer, che durante la giornata passano per andare a casa, a scuola, al lavoro o a prendere i figli, davanti all’albero e alla panchina con cui inizia il libro. Quattro capitoli: mattina, pomeriggio, sera e notte. Vissuti con amici, colleghi, compagni, famigliari, clienti, ecc. Storie semplici, vere, e per questo, solitamente, tristi. Infatti quelle che ho preferito sono state la terza (Stefano, il pittore) e la quarta (Jennifer, l’adolescente), perché sono state quelle di cui ho amato più il finale (e Jennifer è stata una sorpresa, perché da come stavano andando le cose stavo per decretare questo spicchio il peggiore!)
Una cosa però non ho gradito in questo libro: l’epilogo. Non mi è piaciuto l’espediente della storia “vista” dalla foglia e dal rametto dell’albero del prologo. Insomma, bo, dopo un bel libro, l’ho trovato un finale banalotto. Era meglio finire con la notte di Jennifer, e quelle parole che un po’ spiegano il senso del libro:
In fondo si tratta di piccoli dettagli che possono cambiare parte della quotidianità. La routine è un’abitudine necessaria che scandisce le giornate. Dà un ritmo.
Spicchi.
Di azioni che si ripetono ogni giorno.
Per tutti.

Comunque, confermo il mio giudizio positivo, vi consiglio il libro e vi dico che, se volete leggerlo, potete scaricarlo QUI.

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