Populorum progressio

di Paolo VI

Perché se lo sviluppo è il nuovo nome della pace, chi non vorrebbe cooperarvi con tutte le sue forze?

Il segnalibro che ho usato durante la lettura.

Ho partecipato in gennaio ad un incontro con don Luigi Ciotti organizzato dalla mia diocesi. Era l’ultimo di un percorso sulla solidarietà dal titolo Prima che sia troppo tardi. Questo titolo prendeva spunto proprio da questa enciclica di Paolo VI, e così la curiosità mi ha spinta a leggerla, anche perché al suddetto incontro don Ciotti ne parlò assai bene. E, come faccio sempre quando incontro un nuovo autore, ho cercato la biografia di Paolo VI. Trovandovi notizie interessanti che non conoscevo. Papa Paolo VI è venuto subito dopo il papa buono, Giovanni XXIII e prima di Giovanni Paolo II (con la breve parentesi di papa Luciani -Giovanni Paolo I- il cui pontificato durò solo 33 giorni). “Circondato” quindi da papi con un grande cuore e un grande carisma, viene sempre a loro paragonato e dal paragone non esce tanto bene. Anche io l’avevo giudicato negativamente, mi sembrava un papa e una persona abbastanza insignificante. Poi però ho letto qualcosa della sua vita, e ho letto questa enciclica.

Quello che mi ha particolarmente stupito è stata la modernità del suo messaggio. Parlava negli anni ’60 di problemi quanto mai attuali, come il debito dei paesi poveri ed il commercio equo e solidale (che ancora non esisteva!).

Insomma, nel complesso una piacevole scoperta, specie per me che mi ero sempre rifiutata di leggere le encicliche di qualsiasi papa!

Per chi fosse interessato, l’enciclica si può leggere anche QUI.

Titolo: Populorum progressio
Titolo originale: Populorum progressio
Genere: enciclica, saggio
Autore: Papa Paolo VI (Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini)
Nazionalità: italiana, vaticana
Prima pubblicazione: 1967
Casa Editrice: Paoline
Link al libro: GOODREADSANOBII
inizio lettura: 23 gennaio 2008
fine lettura: 23 febbraio 2008

Sfide

Un po’ di frasi

Lo sviluppo dei popoli, in modo tutto particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa. All’indomani del concilio ecumenico Vaticano II, una rinnovata presa di coscienza delle esigenze del messaggio evangelico le impone di mettersi al servizio degli uomini, onde aiutarli a cogliere tutte le dimensioni di tale grave problema e convincerli dell’urgenza di una azione solidale in questa svolta della storia dell’umanità.
[incipit]

Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo.

Eredi delle generazioni passate e beneficiari del lavoro dei nostri contemporanei, noi abbiamo degli obblighi verso tutti, e non possiamo disinteressarci di coloro che verranno dopo di noi a ingrandire la cerchia della famiglia umana.

Per le nazioni come per le persone, l’avarizia è la forma più evidente del sottosviluppo morale.

Non è di conseguenza ammissibile che dei cittadini provvisti di redditi abbondanti, provenienti dalle risorse e dall’attività nazionale, ne trasferiscano una parte considerevole all’estero, a esclusivo vantaggio personale, senza alcuna considerazione del torto evidente ch’essi infliggono con ciò alla loro patria.

E l’uomo non è veramente uomo che nella misura in cui, padrone delle proprie azioni e giudice del loro valore, diventa egli stesso autore del proprio progresso.

La fame di istruzione non è in realtà meno deprimente della fame di alimenti: un analfabeta è uno spirito sottoalimentato.

Ciascuno esamini la sua coscienza, che ha una voce nuova per la nostra epoca. È egli pronto […] a pagare più cari i prodotti importati onde permettere una più giusta remunerazione per il produttore?

La preghiera di tutti deve salire con fervore verso l’Onnipotente, perché l’umanità, dopo aver preso coscienza di così grandi mali, si applichi con intelligenza e fermezza ad abolirli. A questa preghiera deve corrispondere l’impegno risoluto di ciascuno, nella misura delle sue forze e delle sue possibilità, nella lotta contro il sottosviluppo.

Potrebbe darsi che il loro realismo pecchi per difetto, e ch’essi non abbiano percepito il dinamismo d’un mondo che vuol vivere più fraternamente, e che, malgrado le sue ignoranze, i suoi errori, e anche i suoi peccati, le sue ricadute nella barbarie e le sue lunghe divagazioni fuori della via della salvezza, si avvicina lentamente, anche senza rendersene conto al suo Creatore.

Voi tutti che avete inteso l’appello dei popoli sofferenti, voi tutti che lavorate per rispondervi, voi siete gli apostoli del buono e vero sviluppo, che non è la ricchezza egoista e amata per se stessa, ma l’economia al servizio dell’uomo, il pane quotidiano distribuito a tutti, quale sorgente di fraternità e segno della Provvidenza.

Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi.

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