Le fatiche di Hercule

di Agatha Christie

Titolo originale: The Labours of Hercules
Anno: 1939
Casa Editrice: Mondadori
traduzione di Grazia Griffini
Le fatiche di Hercule su aNobii

Questo libro partecipa alle sfide della Bibliografia e 50 libri per un anno.

Hercule Poirot, il celebre investigatore belga, decide di andare in pensione, e di dedicarsi alla coltivazione delle zucche. A questa notizia il dottor Burton lo prende un po’ in giro, non riuscendo a credere all’idea che Poirot possa andare in pensione, e convinto ancor meno che possa passare il resto della vita con un passatempo così bucolico come le zucche. Lui, il dottor Burton, ritiene che l’unico passatempo degno di nota sia leggere i classici greci. Poirot è quindi costretto ad ammettere la sua ignoranza su questo argomento. La malinconica considerazione di Poirot sulla possibilità di essersi davvero perso qualcosa nella vita per non aver studiato i classici, viene presto accantonata a causa del commento ironico sulla ben poca somiglianza tra Poirot e l’eroe greco di cui porta il nome, Ercole. Poirot si offende di questo paragone, e decide di emulare il suo omonimo affrontando anche lui 12 fatiche, cioè 12 ultimi casi prima di andare in pensione, che rispecchiassero in qualche modo le erculee fatiche.
Molto accattivante questa idea, e anche se i casi non sono sempre entusiasmanti (non posso farci nulla: senza l’omicidio per me i gialli non hanno lo stesso fascino!). Soprattutto ho trovato affascinante la cura con cui le storie sono rese simili alle originale fatiche!
Purtroppo però devo dire che le ho trovate a volte un pochino prevedibili. Sarà che ormai mi sono abituata allo stile di Agatha, e ho capito come ragiona, o forse è che i racconti sono più semplici, e quindi per questo più prevedibili, di un romanzo, non so, fatto sta che in diversi casi la soluzione non mi ha stupito per niente. In ogni caso, sempre una lettura straordinariamente piacevole!

Qualche frasetta, le ultime due come sempre riguardanti Poirot e il suo ego!

L’appartamento di Hercule Poirot era arredato in uno stile essenzialmente moderno. Scintillava di cromature. Le sue poltrone, per quanto confortevolmente imbottite, avevano una linea squadrata e senza compromessi.
[incipit]

Non sono le ore di lavoro di un uomo ad aver importanza… ma quelle che dedica al riposo e allo svago.
Dottor Burton

«Non credete che Hugh sappia quello che deve fare meglio di chiunque altro?».
Hercule Poirot non rispose. Detestava sempre di dover ammettere che ci potesse essere qualcuno che sapeva qualcosa di più di Hercule Poirot.

Non gli piaceva Alice Cunningham, però era tanto onesto da ammettere che la ragion di tanta antipatia nasceva dal fatto che non era rimasta visibilmente impressionata da Hercule Poirot! La sua vanità ne soffriva!

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