Il giocatore


di Fedor M. Dostoevskij

Finalmente tornai dopo la mia assenza di due settimane. I nostri già da tre giorni erano a Ruletenburg. Io pensavo che mi avrebbero atteso Dio sa come, invece m’ingannai. Il generale aveva un’aria molto disinvolta, parlò con me un momento dall’alto in basso e mi mandò dalla sorella. Era chiaro che in qualche posto avevano preso denaro a prestito.

[incipit]

Curiosa la storia di questo romanzo: Dostoevskij l’ha scritto pensando a se stesso, anche lui aveva il vizio del gioco, a causa del quale aveva contratto molti debiti. Si vede costretto a chiedere un anticipo al suo editore, e a dover finire questo romanzo in pochissimo tempo, meno di un mese.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura.

Il giocatore non è come credevo la storia di un giocatore e dei suoi successi e insuccessi al tavolo da gioco, o almeno non è solo questo. Nella prima (lunga) parte, oltre alle vicende della famiglia per cui Alekséj lavora, c’è una sorta di descrizione di cos’è un giocatore e quali tipi di giocatori esistono. All’inizio Alekséj non ne fa parte, perché gioca pochissimo, e per conto altrui. In realtà lui è già un giocatore, lo si vede per esempio dalla sua convinzione che quando potrà giocare per sé e non più per conto terzi, vincerà di sicuro. Lui se ne rende anche conto ad un certo punto, è cosciente della stupidità dei suoi ragionamenti, ma nondimeno crede fermamente in essi. Però all’inizio si “perde”, più che per il gioco, a causa di Polina, la donna (tremenda nei suoi confronti) che lui ama/odia, e di cui comunque non può fare a meno. Sarà solo parecchie pagine dopo che avremo il resoconto del periodo di gioco più intenso e distruttivo di Alekséj, resoconto però fatto piuttosto brevemente, un anno e otto mesi racchiusi in un solo capitolo.

Il romanzo si conclude con la (ennesima) presa di coscienza da parte di Alekséj della sua situazione disperata, consapevolezza che però lo porta a dire soltanto, di nuovo: un’ultima volta… solo un’ultima volta. «Domani, domani tutto finirà». Insomma, il povero Alekséj, a differenza del suo autore/alter ego, non vincerà, in tutti i sensi.

La mia edizione riporta all’inizio un saggio sul romanzo dal titolo Le Joueur. Nel saggio Michel Butor enuncia una interessante teoria:

Questo libro è un esorcismo. [Dostoevskij] si sforza, descrivendola, di neutralizzare la passione del gioco che lo travolge.
[…]
Scrivendo Il giocatore, dunque, Dostoevskij gioca, gioca per liberarsi dal gioco, per far tacere il giocatore che c’è in lui.

Gli ci vorrà in realtà un po’ più di tempo, però, è vero, alla fine Dostoevskij si libererà da questo incubo, per fortuna.

Titolo: Il giocatore
Titolo originale: Игрок (Igrok)
Autore: Fedor M. Dostoevskij
Nazionalità: russa
Prima pubblicazione: 1866
Casa Editrice: Mondolibri
Traduzione: Alfredo Polledro
Link al libro: GOODREADSANOBII
inizio lettura: 6 aprile 2008
fine lettura: 9 aprile 2008

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2 pensieri riguardo “Il giocatore

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