Guerra e Pace – libro II, Parte Quinta

Parte assai ricca di spunti e avvenimenti, dove un bel po’ dei nostri personaggi arrivano a svolte importanti o prendono decisioni serie con notevoli conseguenze.
Butto lì alcune cose che mi hanno particolarmente colpito.

La sofferenza della principessina Marja. La venuta a Mosca è stata per lei solo fonte di dolore. A tutto il suo già notevole malcontento, si aggiunge la sfuriata del padre che le ordina di andare via, ma soprattutto il suo rendersi conto che si irrita con il nipotino proprio come fa suo padre con lei. Un turbamento che abbiamo provato un po’ tutti, immagino, quando, messi di fronte a particolari situazioni ci siamo ritrovati a comportarci come i nostri genitori. Ineluttabilità genetica e culturale a cui non si può sfuggire!
Tra le varie cose che sono per Marja fonte di dolore c’è anche il matrimonio del fratello: proprio non riesce ad accettarlo, e non riesce a farsi piacere la futura cognata. Ed ecco che l’incontro di due tra i miei personaggi femminili preferiti, risulta a dir poco orribile!

La cotta di Nataša. Non me la ricordavo proprio questa pazzia di Nataša per Anatol!! Non riesco ad avercela troppo con lei, la vedo come una ragazzina lontana per troppo tempo dal fidanzato la cui fragilità viene sfruttata da persone prive di scrupoli (uso il plurale perché ci metto in mezzo anche Helen e Dolochov), si prende una sonora (e dolorosa) sbandata e a causa di questo manda all’aria tutto!
Delizioso come sempre Anatol e la descrizione che ce ne dà Tolstoj: Nataša non capì che cosa [Anatol] avesse detto, e non l’aveva capito nemmeno lui.
Un applauso a Sonja che, anche se si è limitata a piangere in corridoio e farsi scoprire da Marja Dimitrievna, si è comunque dimostrata intelligente e ferma nel suo proposito di non permettere alla cugina di rovinarsi..

Il principe Andrej. Finalmente è tornato! Giusto in tempo per il tradimento della fidanzata. E a voglia a dire che le aveva lasciato piena libertà e che se l’aspettava: soffre come un cane. Per di più il padre e la sorella, invece, sono felicissimi del mancato matrimonio (il primo apertamente, la seconda un po’ più nascostamente, ma comunque inequivocabilmente). Povero Andrej!

Boris e il matrimonio. Un po’ contrastanti le impressioni che mi ha fatto Boris in questa parte. Nonostante l’antipatia che si trascina dietro dai capitoli precedenti, ha riscosso un po’ la mia simpatia la sua predilezione per Marja rispetto a Julie Karagina, e il suo terrore della possibilità di rinunciare ad un amore vero. Alla fine però entrambe queste considerazioni vengono meno di fronte al “pericolo” di perdere i possedimenti dei Karagin che considerava già suoi, e fa la sua dichiarazione a Julie. Si acquista però di nuovo un po’ di simpatia da parte mia leggendo la reazione della ragazza:
Ma ella lo costrinse egualmente a dire tutto ciò che si dice in simili casi: che egli l’amava e non aveva mai amato nessuna donna quanto lei. Lei sapeva che poteva esigere questo in cambio dei possedimenti di Penza e di Nižnij Novgorod, e ottenne quanto esigeva.
Insomma, anche la visione di Julie è piuttosto prosaica, quindi, insomma, c’hanno guadagnato entrambi con questo matrimonio, non si fanno troppe illusioni romantiche, come dire, se sta bene a loro, buon matrimonio a tutti!

Infine, Pierre. Mi piace sempre più il suo personaggio, forse perché sempre più mi identifico con lui e i suoi sentimenti (purtroppo sempre un po’ tristi!). Non mi dilungo, lascio solo qualche frase:

Non era più assalito, come prima, da momenti di disperazione, d’ipocondria e di ripugnanza per la vita, ma quella stessa malattia che prima si manifestava sotto forma di crisi acute, ora si era insinuata nel profondo del suo essere e non lo abbandonava per un istante.

Talvolta ricordava di aver udito raccontare che in guerra i soldati, quando in trincea sono bersagliati dal fuoco nemico, non avendo niente da fare, cercano accanitamente un’occupazione qualsiasi per sopportare più facilmente l’immagine del pericolo. E a Pierre tutte le persone apparivano come dei soldati che però cercavano scampo dalla vita: chi nell’ambizione, chi nel gioco, chi scrivendo leggi, chi nelle donne, chi nei giocattoli, chi nei cavalli, chi nella politica, chi nella caccia, chi nel vino, chi negli affari di Stato. «Non c’è nulla di insignificante, né d’importante, tutto è uguale; solo trovar scampo alla vita come meglio si può,» pensava Pierre. «Solo non vederla, lei, questa terribile vita!»

E con questa parte nella mia edizione è finito il già primo volume!! :(

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