Il visconte di Bragelonne – Capitoli CXLIII-CLXVII


Pagina principale
← Capitoli CXXVII-CXLII
Capitoli CLXVIII-CLXXXVIII →

Tutte queste esclamazioni, incrociandosi, furono uno scioglimento patetico della giornata, che poteva finire in modo grottesco.
Ma c’era d’Artagnan, e, dovunque d’Artagnan aveva comandato, le cose erano sempre finite secondo il suo gusto e il suo desiderio.

ATTENZIONE SPOILER!
Gli spoiler (anticipazioni sulla trama) non sono segnalati in alcun modo, poiché occupavano gran parte del commento.
Leggete a vostro rischio e pericolo!

Sempre più emozionante questo romanzo! ^_^ Nella parte di questa settimana, però, devo dire che ho potuto apprezzare, oltre alla trama avvincente, anche lo stile di Dumas, il suo modo di scrivere e descrivere. Non so se davvero in questi capitoli ha dato il meglio di sé da questo punto di vista, o semplicemente sono stata io più incline a coglierlo, fatto sta che più di una volta mi sono soffermata a rileggere qualche brano, pensando: “Che bella espressione!” o “Che bella descrizione”!

Tornando a noi, innanzi tutto avevo capito male: d’Artagnan c’è andato ugualmente con Planchet a Fontainebleau! E così la mia curiosità sui “divertimenti agresti” di Planchet è stata soddisfatta! Ed ecco che già ritorno al discorso di prima, perché è stata proprio una bella descrizione quella della casetta di Planchet! È una pagina che mi è davvero piaciuta molto, quest’atmosfera campagnola, il focolare, perfino il gatto felice… :) Bella anche la descrizione del panorama che si gode dalla finestra di Planchet, ma, soprattutto, oltremodo interessante la scena a cui d’Artagnan ha potuto assistere… Cospettaccio! (come direbbe lui): la signora di Chevreuse non è morta!!!!!!

Povero Porthos, mi fa assai pena, sfruttato sia da d’Artagnan che da Aramis! Per quest’ultimo in particolare Dumas utilizza una delle espressioni di cui parlavo all’inizio, che mi è piaciuta davvero molto: Aramis continuò a interrogare Porthos; poi, quand’ebbe spremuto tutto il succo di quel gigantesco limone, ne buttò via la scorza. Un’espressione meravigliosa, secondo me, e così efficace! Povero, povero Porthos! :(

Dura poco comunque questa parte dedicata agli intrighi politici, e si ritorna in fretta a parlare d’amore.

Il re e La Vallière si scambiano versi che non esito, pur non avendoli letti, a ritenere stucchevoli. A questo proposito, c’è una frase che mi ha colpito: quando Luigi apre la busta, Dumas ci dice che conteneva dei versi che la storia ci ha conservato. Ancora una volta, si insinua con nonchalance nella Storia! :)

Di Guiche all’improvviso pare aver ritrovato gli attributi con Madama, e ottiene finalmente (a quel che pare) un po’ d’amore da lei. Ed ecco che va a farsi ammazzare da di Wardes! Per fortuna non è ancora morto, e forse forse si rimetterà (speriamo, per quanto lo trovi molto stupido, non si merita di morire così!).

Mi piace sempre moltissimo la sfrontatezza di d’Artagnan col re! È proprio un grande! E anche lo Sherlock Holmes sa fare!!! Come ha intuito tutto benissimo sul duello, solo guardando quel che ne restava! :)

Manicamp mi ha particolarmente colpito in questa vicenda, devo dire che l’avevo mal giudicato, nel senso che è molto più furbo e intraprendente di quanto pensassi!

Mi dispiace un pochettino per Luisa, la sua colpa rimane, non c’è dubbio, però è colpevole solo nei confronti di Raul, col re onestamente non ha fatto mai la civetta, ha agito sempre senza calcolo, e ora invece deve scontare le ire di Luigi e la gelosia mai sopita (ma forse direi più invidia) di Madama! Però, non c’è niente da fare, proprio non riesco a farmela piacere! Anche la sua ultima decisione di farsi suora, che dovrebbe forse nobilitarla per la sua ritrovata dignità e il desiderio di sacrificio, me la rende in realtà solo ancora più antipatica! E poi, soprattutto, in tutto questo tempo, non una volta sola ha mai pensato a Raul! Completamente cancellato dalla mente! Ah, piccola noticina: mentre arranca alla ricerca del convento, Dumas spiega che Luisa zoppica a causa della storta presa nell’infanzia, quindi risponde alla domanda che mi ero fatta nel commento ai Capitoli CVII-CXXVI sull’origine della sua zoppia.

Comunque, la scioccherella non ci mette molto a ficcarsi nei guai, meno male che (casualmente!) passava di lì d’Artagnan! Il moschettiere promette di non dire nulla al re della sua decisione di farsi monaca, ma ecco che poche pagine dopo spiattella tutto… sono rimasta lì per lì un po’ interdetta da questo comportamento, finché non ho giustamente riflettuto: d’Artagnan aveva dato la sua parola di non dire nulla al re, ma infatti lui parla con di Saint-Agnan! :)

Nonostante tutto, mi secca ammetterlo, ma un pochino la storia tra Luigi e Luisa mi sta appassionando. Li trovo assai stupidi entrambi, e dei gran fedifraghi, però porelli, un po’ mi fanno tenerezza!

Comunque, in tutto questo, non posso non pensare in continuazione… povero Raul!!! :((

Pagina principale
← Capitoli CXXVII-CXLII
Capitoli CLXVIII-CLXXXVIII →

Un po’ di frasi

Temo molto la regina, gelosa come una Spagnola, la regina madre, gelosa come due Spagnole, e finalmente Madama, gelosa come dieci Spagnole.
Malicorne

Nulla di più pericoloso della perfidia di chi si conduce sempre lealmente.
di Guiche

Luigi XIV: Avete dieci vote, venti volte, cento volte ragione, signor d’Artagnan.
d’Artagnan: È il mio parere, Sire. Sono felice che sia anche quello di Vostra Maestà.

Quanto a d’Artagnan, la statua del silenzio, ad Atene, era più rumorosa ed espressiva di lui.

Intanto, suonarono le otto.
Di solito, il re faceva colazione a quest’ora.
Era stabilito dal codice del cerimoniale che il re avesse sempre fame alle otto.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.