Home » Invernizio » Il bacio d’una morta Il bacio d’una morta Pubblicato lunedì 2 Febbraio 2009; 23:44domenica 23 Aprile 2017; 16:37 da PhoebesLascia un commento di Carolina Invernizio Anno: 1889 Casa Editrice: liberliber.it pagine: 163 Il bacio di una morta su aNobii Questo libro partecipa alle sfide delle pagine, infinita e collettiva – 2 e dell’ALFABETO. (spoiler in bianco su bianco, selezionare per leggere) Trama: Il giovane Alfonso torna in Italia con la bella moglie spagnola Ines, in soccorso della sorella Clara che gli ha scritto una lettera disperata in cui si diceva in pericolo. Purtroppo i due arrivano troppo tardi: Clara è morta. Alfonso non può credere a tanto dolore, e si fa accompagnare dove la bara è stata deposta in attesa di sepoltura per dare l’ultimo addio alla sorella. Questa la premessa da cui si dipanerà una storia che vorrebbe essere gotica e romantica insieme, e risulta brutta ma brutta come poche cose che ho letto. La scrittura della Invernizio è estremamente sdolcinata, direi proprio stucchevole. Per di più, ripetizioni, ripetizioni, ripetizioni a non finire! La storia in sé si può riassumere davvero molto brevemente! Ho fatto una grandissima fatica a finirlo, andando avanti solo per non perdere la sfida, e perché ad un certo punto avevo comunque un po’ di curiosità di sapere come sarebbe andata a finire, e… orrendo anche il finale!! Non ci posso credere, Guido, il marito di Clara, dopo averla tradita, e aver tentato di ucciderla, finisce perdonato da lei e assolto da tutte le accuse, e i due tornano a vivere felicemente insieme! Mentre Nara, l’amante di Guido, una donna, ok, orribile, rimane l’unica colpevole! Ma che… schifezza, non ho altri aggettivi! Per di più i personaggi sono tutti piatti, banali, ripetitivi e scontati. Bè, mi sono tolta la curiosità di leggere questa autrice che conoscevo solo di nome. Penso che non leggerò più nulla di suo! Voto per la sfida dell’alfabeto: 2/10 Dal treno che arriva alle dodici da Livorno, erano scesi alla stazione centrale di Firenze due giovani sposi, che attiravano grandemente l’altrui attenzione. L’uomo poteva avere ventidue anni o poco più, ed era di una bellezza delicata, quasi femminea. Dal suo piccolo e stretto berretto da viaggio sfuggivano delle ciocche ricciolute di capelli dorati: gli occhi aveva nerissimi e pieni di dolcezza, la carnagione leggermente rosea, il naso affilato, la bocca gentile, aristocratica, con due piccoli baffi; il personale snello, vestiva in modo elegantissimo. La sua compagna era piuttosto piccola di statura ed aveva il tipo bruno e procace delle andaluse. Capelli nerissimi, un poco ondati sulla fronte e che le cadevano sulle spalle in grosse trecce ripiegate: il volto di un pallore caldo, orientale, che faceva spiccare viepiù i suoi occhi di un celeste cupo; un paio d’occhi brillanti, voluttuosi, pieni di un fàscino singolare, e le labbra tumide, rosse, come un fiore di melagrano. [incipit] L’ex-libris è stato realizzato da Miss Page. Condividi:FacebookTwitterTumblrPinterestPocketWhatsAppTelegramE-mailStampaMi piace:Mi piace Caricamento... Correlati