Gli spettri


di Henrik Ibsen



Credo quasi che noi tutti siamo spettri […]. Non è soltanto quello che ereditiamo da padre e madre riappare in noi, ma ogni sorta di idee vecchie e morte, e convinzioni altrettanto vecchie e morte. Tutto ciò non vive in noi; ma c’è tuttavia e non possiamo liberarcene. Se prendo in mano un giornale e lo leggo, mi sembra di veder degli spettri sgusciare tra le righe. Devono esserci spettri in tutto il paese. Devono essere numerosi come i granelli da sabbia lungo il mare, io credo. E perciò abbiamo tutti una così abbietta paura della luce.
Signora Alving

Helene Alving è una donna che si sente vile perché, pur avendo lottato tutta la vita per proteggere e salvaguardare il figlio Osvald, non è mai riuscita a dirgli la verità, e forse, proprio per questo, non l’ha salvato dagli spettri del suo passato.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da me.

Ero in crisi con la lettera I per la sfida dell’Alfabeto, non mi veniva in mente nessun autore di facile reperibilità, poi nella Biblioteca della mia città ho trovato questo, e ho pensato che fosse perfetto, primo perché era corto ;), secondo perché dopo Casa di bambola ero molto curiosa di leggere altro di questo autore. Sono proprio contenta della pensata, perché quest’opera teatrale mi è piaciuta moltissimo! Anche qui, come in Casa di bambola si tratta di una storia molto triste, anzi, ancora più triste, per la verità. Infatti entrambe si concludono con una presa di coscienza da parte dei protagonisti, ma ne Gli spettri non c’è niente di positivo in questo, vista la malattia di Osvald, la “fuga” (probabilmente verso la perdizione) di Regine, gli imbrogli riusciti di Engstrand ai danni dell’ingenuo pastore… per nessuno lo sviluppo degli eventi può dare adito alla speranza, tranne forse per il pastore, ma solo per la sua incapacità di vedere come stanno davvero le cose. Il finale ci lascia con tutti i protagonisti, tranne il poco di buono Engstrand, che hanno perso ciò che avevano di più caro nella vita, e sanno di non poterlo riavere mai più.

Molto bella poi l’ambientazione, con lo splendido paesaggio norvegese che si intravedeva dalle finestre, sempre descritto con precisione da Ibsen nei suoi cambiamenti climatici e temporali.

Proprio bello. Inutile dire che mi piacerebbe moltissimo vederlo a teatro! :)

Titolo: Gli spettri
Titolo originale: Gengangere
Genere: opera teatrale
Autore: Henrik Ibsen
Nazionalità: norvegese
Prima pubblicazione: 1881
Casa Editrice: Einaudi
Traduzione: Anita Rho
Pagine: 79
Provenienza: Biblioteca, 10 giugno 2010
Link al libro: GOODREADSANOBII
inizio lettura: 10 giugno 2010
fine lettura: 13 giugno 2010

Sfide

Un po’ di frasi

Regine: Che cosa vuoi? Non muoverti. Sei bagnato fradicio.
Engstrand: È la pioggia del Signore, bambina mia.
Regine: È la pioggia del diavolo!
Engstrand: Gesù, che discorsi, Regine!
[incipit]

– Qui si insegna alla gente a credere che il lavoro è un castigo per i nostri peccati, e che la vita è una misera cosa, di cui è meglio esser liberati il più presto possibile.
– Sì, una valle di lagrime. E ci sforziamo coscienziosamente di renderla tale.
Osvald e la madre

2 pensieri riguardo “Gli spettri

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