Mondo Piccolo – “Don Camillo”

Mondo Piccolo 1

di Giovannino Guareschi

Anno: 1948
Casa Editrice: Rizzoli
pagine: 147
Don Camillo su aNobii

Questo libro partecipa a La Sfida A PUNTI, La sfida nascosta, La sfida dell’ambientazione e Sfida “GARA d’AUTORE”.

[le strisce colorate sono spoiler, selezionare per leggere]

Quindi niente letteratura o altra mercanzia del genere: in questo libro io sono quel cronista di giornale e mi limito a raccontare dei fatti di cronaca. Roba inventata e perciò tanto verosimile che mi è successo un sacco di volte di scrivere una storia e di vederla, dopo un paio di mesi, ripetersi nella realtà.
(Guareschi nell’introduzione)

Chi non conosce don Camillo e Peppone? Chi non ha mai sentito parlare di queste storie della Bassa, del prete che parla col Crocifisso, e si scontra quotidianamente coll’amico/nemico sindaco comunista? Se qualcuno risponde «Io!», be’… che aspettate a colmare la lacuna? ;)

Da piccola avrò visto milioni di volte i film con Fernandel nella parte di don Camillo e Gino Cervi in quella di Peppone. Ancora adesso, se non mi fosse passata la voglia di guardare la tv, penso che li seguirei con piacere, visto che, ogni tanto, ancora li ripropongono. Non avevo ancora mai letto nulla, però, su questi due personaggi, ad eccezione del racconto “Notturno con campane”, che si trovava, ricordo, in un’antologia delle medie. Però film e racconto devono avermi colpito proprio tanto, perché leggendo questo libro ho ritrovato tutti i ricordi intatti! Le scene dei film, in particolare, mi ritornavano proprio chiare e precise, con dialoghi e tutto!
Bellissimi questi racconti, dalle trame semplici, dagli intrecci che si risolvono con facilità (per modo di dire, visto che spesso viene incomodato un miracolo!), così pieni di fascino e poesia! Qualcuno più spensierato, qualcuno più commovente, qualcuno anche tragico (come per esempio gli ultimi, quelli sulla paura, che tra l’altro mi hanno lasciata con la mancata rivelazione del colpevole! Non me l’aspettavo un finale così appeso!), tutti meravigliosi!
Le storie introduttive, senza don Camillo e Peppone, mi sono piaciute un po’ meno, specie la seconda, il cui finale mi ha lasciato inorridita. Però non posso che dare a questo libro 5 stelline, non una di meno, anzi! Per questo Mondo Piccolo, che è così immenso, ce ne vorrebbero di più! :D

Un po’ di frasi.

Io abitavo al Boscaccio, nella Bassa, con mio padre, mia madre e i miei undici fratelli: io, che ero il più vecchio, toccavo appena i dodici anni e Chico che era il più giovane toccava appena i due. Mia madre mi consegnava ogni mattina una cesta di pane, un sacchetto di mele o di castagne dolci, mio padre ci metteva in riga nell’aia e ci faceva dire ad alta voce il Pater Noster: poi andavamo con Dio e tornavamo al tramonto.
[incipit]

Don Camillo inforcò gli occhiali, impugnò il lapis e rimise in piedi i periodi traballanti del discorso che Peppone doveva leggere il giorno dopo. Peppone rilesse gravemente.
«Bene» approvò. «L’unica cosa che non capisco è questa: dove io dicevo “È nostro intendimento fare ampliare l’edificio scolastico e ricostruire il ponte sul Fossalto” voi avete corretto “È nostro intendimento fare ampliare l’edificio scolastico, far riparare la torre della chiesa e far ricostruire il ponte sul Fossalto”. Perché?»
«È una questione di sintassi» spiegò gravemente don Camillo.

– Avevi ragione tu, don Camillo.
– Si capisce. Perché Voi conoscete l’umanità, ma io conosco gli italiani.
Il Cristo dell’altare maggiore e don Camillo

Il treno fermò un quarto d’ora dopo a Boscoplanche, ultima frazione del Comune. Qui don Camillo si sentì chiamare e si affacciò e si trovò davanti il sindaco Peppone e la giunta al completo. E il sindaco Peppone pronunciò il seguente discorso: «Prima che voi uscite dal territorio del Comune di nostra pertinenza desideriamo porgervi il saluto della popolazione e l’augurio che la vostra guarigione sia rapida, la quale potrete ritornare presto alla
vostra missione spirituale».
Poi, mentre il treno si rimetteva in moto, Peppone si tolse il cappello con largo gesto e anche don Camillo si tolse il cappello e rimase affacciato così, col cappello in aria, come una statua del Risorgimento.
******
La chiesa di Puntarossa era in cima al cocuzzolo e pareva una cartolina illustrata e don Camillo, quando arrivò, respirò a pieni polmoni l’aria che sapeva di pino ed esclamò soddisfatto: «Un po’ di riposo quassù mi rimetterà a posto, la quale potremo ritornare presto alla nostra missione spirituale».
E lo disse seriamente e davvero quel «la quale» gli pareva che valesse più di tutti i discorsi di Cicerone messi in fila.

Si può ammettere che uno sbagli in tutti i campi. Ma non quando si tratta di arbitraggio sportivo!
Don Camillo

«Però bisognerebbe tener presente che gli arcipreti, oltreché di carne e di cervello, sono fatti anche di qualcos’altro. E allora quando questo qualcos’altro vede un sindaco essere appiccicato al pavimento davanti a tutti i suoi amministrati da un puzzone di città che vince tirando colpi bassi (roba che grida vendetta a Dio), questo qualche cosa prende l’arciprete di carne e l’arciprete di cervello e li obbliga a salire sul ring.»
Il Cristo tentennò il capo. «Vorresti dire che io dovrei tener conto che gli arcipreti sono fatti anche di cuore?»

E il Biondo tornò indietro perché aveva udito come una voce nuova per lui. E questo fu il vero miracolo perché una pistola che fa cilecca è un fatto di questo mondo, ma la faccenda di un prete che si mette a scampanare a festa alle undici di notte è roba davvero dell’altro mondo.

Come è debole l’uomo forte quando si sente ridicolo!

Se si deve legnare uno lo si deve legnare con giustizia e democrazia.
Peppone

Don Camillo, se tu non avessi paura, che valore avrebbe il tuo coraggio?
Il Cristo dell’altare maggiore

[Peppone] si rallegrò. «Anche quando comanderà la democrazia proletaria le poesie bisognerà lasciarle stare. Anzi, renderle obbligatorie!»
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Il fiume scorreva placido e lento, lì a due passi, sotto l’argine, ed era anche lui una poesia cominciata quando era cominciato il mondo e che ancora continuava. E per arrotondare e levigare il più piccolo dei miliardi di sassi in fondo all’acqua, c’eran voluti mille anni.
E soltanto fra venti generazioni l’acqua avrà levigato un nuovo sassetto.
E fra mille anni la gente correrà a seimila chilometri l’ora su macchine a razzo superatomico e per far cosa? Per arrivare in fondo all’anno e rimanere a bocca aperta davanti allo stesso Bambinello di gesso che, una di queste sere, il compagno Peppone ha ripitturato col pennellino.
[explicit]

Il segnalibro qui a sinistra, dedicato al libro, l’ho fatto io! ;)

2 pensieri riguardo “Mondo Piccolo – “Don Camillo”

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