Famiglia

di Natalia Ginzburg

Anno: 1977
Casa Editrice: Einaudi
pagine: 115
Famiglia su aNobii

Questo libro partecipa alle sfide dell’ALFABETO e
sfida infinita (o quasi).

Questo libro è composto da due racconti, “Famiglia”, quello più lungo che dà il titolo, e “Borghesia”. Nella quarta di copertina leggo che i due temi trattati, che titolano i racconti, sono i più ricorrenti nella narrativa della Ginzburg. Io leggo questa autrice ora per la prima volta, quindi non so se sia vero, ma ho notato in effetti una certa affinità tra i due racconti.
Soprattutto però mi ha colpito il modo di scrivere della Ginzburg. Innanzi tutto l’uso di “egli”, “essa” come soggetti e complementi, per carità, è più che corretto, ma mi suonava così strano! Almeno all’inizio, poi mi ci sono abituata! Stessa cosa per il modo di raccontare, sempre in itinere, non so come spiegarlo, ma non è come normalmente un libro che racconta una storia passata e finita. Qui pare che, anche se usa sempre il passato, ti sta raccontando qualcosa in corso di essere (a parte le piccole anticipazioni), sensazione amplificata dal fatto che la narrazione non si ferma mai, non ci sono mai neanche paragrafi che diano un po’ di pausa, cosa che un po’ mi pesa.

La lettura di “Famiglia” è iniziata un po’ in sordina, forse anche per le difficoltà di abituarmi a questa scrittura per me un po’ strana. Alla fine però mi ha preso molto, un bel racconto. “Borghesia”, forse perché più corto, forse perché iniziato quando mi ero già abituata allo stile della Ginzburg, o infine forse per i gatti ;), fatto sta che mi è piaciuto di più!
Comune a entrambi i racconti, m’è parso, era l’infelicità (e anche la morte, visto che in entrambi i racconti alla fine uno dei personaggi muore per malattia!) e devo ammettere che le riflessioni su quest’argomento sono state tra i brani che ho preferito! Bellissimi anche gli “affezionamenti” dei gatti (in “Borghesia”), quando capivano che dalla loro padrona dipendeva la loro sussistenza e la trattavano come fosse la persona più importante dell’universo.
Come dicevo prima, affinità di temi tra i due racconti, ma forse io avrei invertito i titoli, o, almeno, mi pare si parli più di famiglia nel secondo, mentre il primo era più una storia di singoli individui che avevano parti di vita in comune.

Un ultimo commento sul libro in senso fisico: è una prima edizione, del ’77, con la quarta di copertina un po’ strappicchiata e costava 3000 lire. Non ricordo dove l’ho trovato, se tra i libri dei miei genitori, o a casa di mia nonna, fatto sta che l'”antichità” del libro ha aumentato il piacere della lettura! :)

Voto per la sfida dell’alfabeto: 8/10


Un uomo e una donna andarono, un pomeriggio, a vedere un film. Era domenica ed era estate. Con loro c’erano una ragazzetta quattordicenne e due bambini sui sette anni.
[Incipit di “Famiglia”]

La felicità era stata per lui, in quei mesi, qualcosa di incorporeo e confuso, qualcosa che forse proveniva dalle zone delle ombre e delle memorie, qualcosa a cui egli aveva dato il nome di felicità perché desideroso si alzare e sventolare sopra di sé questo nome. L’infelicità era invece vera e nulla aveva da fare con le ombre o con le memorie, essa imperava nella sua esistenza come se di là non si fosse mossa mai. Si alzava al mattino presto, svegliato dall’infelicità come se essa rovesciasse foreste e montagne sul suo corpo disteso.
“Famiglia”

A una donna che non aveva mai avuto animali venne regalato un gatto.
[Incipit di “Borghesia”]

Averlo perduto era una perdita lieve, un dolore di specie povera, ma essa scopriva improvvisamente che anche i dolori di specie povera sono acuti e crudeli, e vanno a prendere posto senza indugio nella zona immensa e indiscriminata dell’infelicità.
“Borghesia”

Ricordava d’aver detto una volta che tre erano le cose che bisognava rifiutare nella vita, e cioè l’ipocrisia, la rassegnazione e l’infelicità. Era però impossibile, da queste tre cose, tenersi al riparo. Esse invadevano la vita e non c’era modo di allontanarle. Esse erano più forti e più astute della semplice persona umana.
“Borghesia”

L’infelicità era, pensò Aurora, non solo molto complicata da raccontare, ma anche così umiliante.
“Borghesia”

Il segnalibro è stato realizzato da Nebula Queen.
L’ex-libris, invece, è stato realizzato da Lady Page.

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