Stanotte la libertà

di Dominique Lapierre e Larry Collins

La differenza tra ciò che facciamo e ciò che saremmo in grado di fare sarebbe sufficiente a risolvere la maggior parte dei problemi del mondo.
Gandhi

Eccomi di nuovo qui a commentare un libro! C’ho messo così tanto tempo perché volevo aspettare di finire il libro che sto leggendo, ma questo non finisce mai!!!
Per un po’ l’ho anche un tantino tralasciato… ma non è male. Mi piacciono i libri storici, e poi questo è scritto bene, come un romanzo, non annoia. E’ la storia dell’indipendenza dell’India. Di Dominique Lapierre avevo già letto La città della gioia, anche quello sull’India (e bellissimo, ve lo consiglio!). Insieme a Larry Collins ha scritto diversi libri storici, e mi sono segnata qualche altro titolo che prima o poi comprerò.
Intanto su questo, che dire, finalmente ho superato la metà, l’India ha avuto la sua indipendenza dall’Inghilterra, ma a quanto hocapito i veri problemi cominceranno ora!

EDIT A FINE LETTURA

Finalmente ho finito di leggere questo libro! Non è che non mi sia piaciuto, però c’ho messo veramente parecchio a leggerlo! Comunque, nonostante questo, penso che ne leggerò altri di questi due autori, perché la storia mi piace molto, e loro la scrivono molto bene, rendendola appassionante come un romanzo! Uno di personaggi, per esempio, Louis Mountbatten, l’ultimo viceré delle Indie, sembra davvero un eroe da romanzo, si stenta a credere che sia esistito veramente! Alla fine del libro c’è una parte intitolata “Qual è stato il loro destino”, in cui gli autori raccontano che ne è stato dei personaggi incontrati nel romanzo, ed è davvero strano pensare che siano tutte persone vere, molte delle quali ancora vive al momento della pubblicazione del libro (ora sono passati quasi trent’anni, quindi probabilmente non sarà più così). Ho scoperto molte cose che non sapevo sull’India, sul Pakistan, e soprattutto su Gandhi, e i suoi ultimi mesi di vita.
Insomma, un viaggio davvero affascinate quello regalatomi da questo libro, e adesso non vedo l’ora di leggere anche l’altro!
Non subito, però: la mia prossima lettura la vedete cancellata dall’elenco dei libri da leggere!

Un po’ di frasi

Queste due sono citazioni da due libri adorati da Gandhi:

Un contadino con il suo badile è utile alla società quanto un avvocato con il suo talento oratorio, ma degna di essere vissuta è solo la vita di chi zappa la terra.
John Ruskin, Le fonti della ricchezza

Aver ragione è più lodevole che essere rispettoso delle leggi.
Henry Thoreau, Il dovere della disobbedienza civile

La vera civiltà non consiste nella moltiplicazione all’infinito dei bisogni dell’uomo, ma piuttosto nella loro volontaria limitazione, onde permettere a tutti di disporre del necessario.
Gandhi

Anche se viviamo separati, non siamo forse le foglie di uno stesso albero?
Gandhi

Io eseguo la volontà di Dio, io cerco la pace nel pieno della tempesta.
Gandhi

Questa è una descrizione dell’India ai tempi dell’indipendenza. In realtà la descrizione era molto più ampia, ma io vi riporto soltanto questo brano, che riassume, credo, la straordinarietà (nel bene e nel male) di questo paese:

In India i lebbrosi erano numerosi quanto gli abitanti della Svizzera, i sacerdoti quanto i cittadini del Belgio, i mendicanti avrebbero potuto popolare l’intera Olanda, c’erano inoltre quindici milioni di shadu*, venti milioni di aborigeni, di cui alcuni gruppi, come i naga, tuttora dediti alla caccia alle teste. Si contavano nove milioni di bambini al di sotto dei quindici anni già sposati o vedovi. Oltre dieci milioni di indiani conducevano vita semi-nomade, passando di villaggio in villaggio ed esercitando di padre in figlio il mestiere della rispettiva casta: incantatori di serpenti, indovini, zingari, giocolieri, rabdomanti, maghi, funamboli, erboristi. Ogni giorno nascevano trentottomila bambini, un quarto dei quali destinati a morire prima dei cinque anni. Quasi dieci milioni di indiani perivano ogni anno, i più per carenze alimentari o malattie come il vaiolo, il colera, altrove praticamente scomparse.

Infine, un brano tratto dai Ringraziamenti alla fine del libro, in cui gli autori raccontano anche alcuni aneddoti della loro lunga ricerca di informazioni:

Il giorno in cui con Gopal Godsé e Vishnu Karkaré** abbiamo ricostruito gli ultimi istanti di Gandhi, sul prato davanti a Birla House c’erano parecchie decine di pellegrini; e, mentre Gopal mimava la sparatoria di suo fratello contro il Mahatma, abbiamo temuto che la folla si gettasse sui due complici dell’assassino. Ma l’India ci ha dato un’ennesima lezione di tolleranza. Non appena finita la ricostruzione del delitto, parecchi pellegrini si sono precipitati verso gli autori del crimine — ma per chiedere l’autografo.


* Asceti.


** Due dei congiurati che progettarono (e, dopo un primo tentativo fallito, realizzarono) l’assassinino di Gandhi. Il primo è il fratello di colui che materialmente premette il grilletto.

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