Il vecchio che leggeva romanzi d’amore


di Luis Sepùlveda



Antonio José Bolìvar Proaño leggeva romanzi d’amore, e a ogni suo viaggio il dentista lo riforniva di nuove letture.
«Sono tristi?» chiedeva il vecchio.
«Da piangere a fiumi», assicurava il dentista.
«Con gente che si ama davvero?»
«Come nessuno ha mai amato.»
«Soffrono molto?»
«Io non riuscivo a sopportarlo», rispondeva il dentista.

Il vecchio Antonio José Bolìvar Proaño vive nel piccolo paese di El Idillio ai margini della foresta amazzonica. La sua vecchiaia solitaria è allietata dalla lettura di romanzi d’amore che il suo amico Rubicundo Loachamìn gli porta ogni volta che torna nel villaggio per strappare denti e vendere dentiere. A turbare la sua tranquillità arriva un giorno un gringo morto, ucciso da un tigrillo.

Decisamente un bel libro. Non da cinque stelline, per me, ma comunque bello bello bello. È uno di quei libri che ti comincia a piacere ancora prima di cominciare, leggendo la nota iniziale dell’autore che dedica il romanzo a Chico Mendes:

Mentre questo romanzo veniva letto, a Oviedo, dai membri della giuria che pochi giorni dopo gli avrebbe assegnato il Premio Tigre Juan, a molte migliaia di chilometri di distanza e di ignominia una banda di assassini armati – pagati da criminali ancora peggiori, che hanno abiti ben tagliati, unghie curate e dicono di agire in nome del «progresso» – uccideva uno dei più illustri difensori dell’Amazzonia, una delle figure più rilevanti e coerenti del Movimento Ecologico Universale.
Questo romanzo non potrà più arrivare tra le tue mani, Chico Mendes, caro amico di poche parole e molti fatti, ma il Premio Tigre Juan è anche tuo, e di tutti coloro che continueranno il tuo cammino, il nostro cammino collettivo in difesa di questo mondo, l’unico che abbiamo.

E infatti i temi dell’ecologia e del rispetto della natura sono molto presenti in questo libro, nella persona del suo protagonista, Antonio José Bolìvar Proaño, il vecchio che leggeva romanzi d’amore, e che ama e soprattutto rispetta la foresta e tutti i suoi abitanti, umani e non.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da Brina; apposta per il Bookring.

Da un certo punto di vista il romanzo non racconta niente di nuovo (anche se immagino che se l’avessi letto quando è uscito, nel 1989, forse mi sarebbe sembrato più innovativo): gli uomini bianchi che non capiscono la natura, la maltrattano, e per questo creano grandi disastri. Opposti a loro gli indigeni, che vivono invece in completa simbiosi con la foresta, la comprendono, e per questo non è pericolosa per loro. E infine c’è il vecchio, a metà tra i due mondi, un bianco dal cuore shuar. Quante volte abbiamo letto, visto o sentito questa storia? Mi viene in mente una delle più recenti “versioni”, ovvero Avatar: il tema è sempre più o meno quello.

Allora cos’è che rende speciale questo romanzo?

Sicuramente il suo protagonista, Antonio José Bolìvar, il vecchio. Innanzitutto, si sa, quando si parla di amore per i libri, io vado sempre in brodo di giuggiole, anche quando sono di un genere (il romanzo d’amore) che non è proprio il mio preferito. Poi, fin dalla sua prima apparizione il vecchio ha destato il mio interesse, improvvisandosi detective e dimostrando un acume e una conoscenza non comuni. Ma soprattutto è stato il suo amore per i libri a conquistarmi! Che teoricamente, nonostante il titolo, non è affatto il tema principale del romanzo, ma è stato quello (non posso farci niente!!!) che mi ha emozionato di più! Per esempio uno dei momenti del libro che ho preferito è stato quando, leggendo a voce alta l’ultimo regalo del dentista, Antonio José Bolìvar cattura l’attenzione degli altri, a tutti si mettono ad ascoltare rapiti, e poi a discutere sulla stranezza di Venezia, una città in cui le strade sono fiumi! :)

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Storia ecologista per libromani

Segnalibro dedicato al libro realizzato da me.

Titolo: Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
Titolo originale: Un vejo que leìa novelas de amor
Autore: Luis Sepùlveda
Nazionalità: cilena
Prima pubblicazione: 1989
Ambientazione: foresta Amazzonica
Personaggi: Antonio José Bolívar Proaño
Casa Editrice: Guanda
Traduzione: Ilide Carmignani
Pagine: 132
Provenienza: Bookring, 23 febbraio 2011
Link al libro: GOODREADSANOBII
inizio lettura: 2 marzo 2011
fine lettura: 23 marzo 2011

Grazie a…

Libri in prestito, la cui recensione mi ha fatto venire voglia di leggere questo libro.

Sfide

Un po’ di frasi

Il cielo, che gravava minaccioso a pochi palmi dalle teste, sembrava una pancia d’asino rigonfia. Il vento, tiepido e appiccicoso, spazzava via alcune foglie morte e scuoteva con violenza i banani rachitici che decoravano la facciata del municipio.
[incipit]

Una femmina impazzita di dolore è più pericolosa di venti assassini messi insieme.
Antonio José Bolìvar Proaño

Antonio José Bolívar Proaño non pensò mai alla parola libertà, ma la godeva a suo piacimento nella foresta.

…mentre i coloni rovinavano la foresta costruendo il capolavoro dell’uomo civilizzato: il deserto.

Sapeva leggere.
Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere.

Esaminando i libri di geometria si chiese se davvero valeva la pena sapere leggere; di quei testi conservò una lunga frase che tirava fuori nei momenti di malumore: «In un triangolo rettangolo l’ipotenusa è il lato opposto all’angolo retto».

Edmondo De Amicis e Cuore lo tennero occupato quasi la metà della sua permanenza a El Dorado. Proprio così. Quello era un libro che si incollava alle mani e gli occhi gli si incrociavano per la stanchezza, ma batti e ribatti una sera si disse che tutta quella sofferenza era impossibile e tutta quella sfortuna non entrava in un solo corpo. Bisognava essere dei grandi stronzi per divertirsi a far soffrire in quel modo un povero bambino come la piccola vedetta lombarda.

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