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Succede.

Quando meno te lo aspetti, succede.

Stai lì, un pomeriggio in cui ti senti — tanto per cambiare — uno schifo. Stai lì sapendo che vorrebbero che al posto tuo ci fosse qualcun altro. Ti senti esclusa dai discorsi. Ti sembra chiaro come il sole che in qualsiasi situazione, anche con le migliori intenzioni del mondo, riesci sempre e comunque a *non* fare la cosa giusta. Stai lì e ti senti non solo inutile, ma dannosa.

È allora che succede.

Ed è come dicono, davvero, sembra banale, ma è proprio così! Ti passa a fianco una macchina, si ferma al semaforo. Dietro c’è seduto un bambino, e ti guarda. Tu sorridi, quasi automaticamente, senza neanche pensarci. E lui risponde.

E succede, è così, è vero: la giornata ti migliora.

E all’improvviso, senza nessun motivo, ti viene in mente di quella volta che i tuoi amici sono andati in giro per il mondo a cercare il regalo per il tuo compleanno, una cosa che loro schifavano, ma sapevano che tu desideravi. E come in uno slide show, tutte insieme in ordine sparso, ti tornano alla mente tante altre immagini: le frasi, i gesti, le emozioni, gli incontri, i ri-incontri, il sole, la pioggia… e le stelle, e l’arcobaleno… e poi le risate, i film, la musica, i complimenti. E poi questo, un bambino che ti sorride.

E sale il magone, stringe dentro la gola, e non lo riesci a mandare giù. Ma neanche ti va. Chissà che penserà la gente che mi incrocia e mi vede piangere. Ma no, non sto piangendo! È il vento che mi manda la polvere negli occhi, e mi fa lacrimare. Inconvenienti delle lenti a contatto. Non che abbia importanza, comunque. Pensino quello che vogliono. Io sono contenta.

La vita è una palla? Forse. Ma grazie a Dio non sta ferma, gira, rotola, rimbalza, e a volte — spesso, a ben vedere — ti mostra quasi sfrontata la sua faccia migliore.

 

 

 

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