La strana morte del signor Benson

di S.S. Van Dine

Serie di Philo Vance
Il caso della canarina assassinata

Titolo: La strana morte del signor Benson
Serie: Philo Vance (1)
Titolo originale: The Benson Murder Case
Genere: giallo
Autore: S.S. Van Dine, pseudonimo di Willard Huntington Wright (biografia)
Nazionalità: statunitense
Anno prima pubblicazione: 1926
Ambientazione: New York, anni 20 del XX secolo
Personaggi: Philo Vance, John F.-X Markham, Alvin H. Benson
Casa Editrice: Mondadori (Il Giallo del Lunedì, in edicola con l’Unità)
Traduzione: Pietro Ferrari
Pagine: 222
Note: Presentazione di Corrado Augias
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio lettura: 8 febbraio 2013
fine lettura: 12 febbraio 2013


Vance: “Ho sempre saputo chi fosse la canaglia.”
Markham: “Davvero! E quando avreste avuto la rivelazione?”
Vance: “Oh, non più di cinque minuti dopo che sono entrato in casa di Benson quel mattino.”
Markham: “Bene, bene! Perché non confidarsi con me, allora, anziché darsi tanta pena?”
Vance: “Pressoché impossibile. Non eravate pronto ad accogliere le mie conoscenze apocrife. Era prima necessario che vi guidassi pazientemente per mano fuori dalle svariate, oscure foreste e pantani in cui insistevate a cacciarvi. Siete così diabolicamente privo d’immaginazione, sapete.”
(Pagina 172-73)

Ho scoperto per caso, non ricordo neanche più come, questo autore e questa serie di romanzi gialli, e già alla prima lettura Van Dine mi ha conquistato col suo Philo Vance!

Quando Alvin Benson viene trovato morto nella sua casa dalla governante, il procuratore distrettuale Markham si ricorda di aver promesso all’amico Philo Vance di mostrargli come vengono svolte le indagini di polizia, e lo invita ad accompagnarlo sul luogo dl delitto.

Oh, ecco che ho scoperto un altro detective geniale, presuntuoso, saccente e adorabile!!! :) Sono proprio contenta di aver scoperto questo autore che (devo ammettere la mia ignoranza) mi era del tutto sconosciuto nel panorama della letteratura gialla del Novecento. Non so bene a che sottogenere attribuire questo romanzo, visto che la trama non è proprio quella del giallo classico, e di per sé l’indagine non è neanche particolarmente accattivante. Quello che mi è piaciuto di più di questo libro è senza alcun dubbio il suo protagonista!

Philo Vance è uno pseudonimo che il narratore sceglie per preservare l’identità dell’amico. È un aristocratico, amante dell’arte e della bella vita, dotato di una straordinaria e molto eclettica cultura e di un ingegno sopraffino. Nei suoi discorsi introduce citazioni ad ogni piè sospinto, spesso in altre lingue, anche in italiano*. Viene coinvolto nel delitto per caso, a causa della sua curiosità, e dopo soli 5 minuti ha già risolto il caso ma, come potete leggere nella citazione che ho scritto in alto, non lo rivela subito, cercando di dare al procuratore le giuste imbeccate. Agli occhi degli altri Vance appare di volta in volta come un buffone o un veggente, ma in realtà lui semplicemente utilizza la psicologia per comprendere eventi e persone. E una volta ricostruito il fatto, per lui non ci sono dubbi: le cose sono andate così, e basta! Io l’ho trovato semplicemente adorabile! Tanto che dopo un po’ che leggevo delle sue uscite spocchiose o le sue domande da finto ingenuo, ho cominciando pian piano a figurarmelo come Robert Downey junior (anche se credo che Vance sia più giovane). L’accostamento mi è probabilmente venuto in mente anche per l’ovvio paragone con Sherlock Holmes, impossibile da non fare visto che Vance condivide indubbiamente molte caratteristiche con l’investigatore inglese. Ci sono però anche parecchie differenze: Vance non è un investigatore di professione, la sua cultura, come ho detto, è vasta e variegata, mentre Holmes “rifiuta” le informazioni che non gli sono utili nel suo lavoro. Soprattutto però sono gli altri personaggi a non corrispondere: Van Dine, il narratore, non è Watson, quasi non è un personaggio, non interagisce mai con la storia e con gli altri personaggi. Se dovessi affibbiare un Watson a Vance direi allora che è, in un’inversione di ruoli, il procuratore Markham.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura (a destra) è stato realizzato da Austro.

Il romanzo è ambientato a New York, ma devo dire che la città non è molto presente, se non in qualche citazione di indirizzi. Ma, pur non essendo il tipo di giallo prettamente classico, è comunque un romanzo fatto di “interni”, la città non la viviamo molto. Questo mi è un po’ dispiaciuto, perché New York mi affascina moltissimo, osservare un po’ com’era negli anni ’20 mi sarebbe piaciuto molto! :)

Riguardo allo stile dell’autore ho qualche critica da fare. All’inizio perde secondo me troppe pagine per descriverci Vance. Capisco che voglia farcelo conoscere bene, ma avrei preferito che le informazioni su di lui fossero magari diluite durante tutto il romanzo, perché in questo modo francamente all’inizio mi stavo un po’ annoiando. Poi, come ho detto prima, Vance fa più volte capire, fino poi a rivelarlo apertamente, che ha scoperto l’assassino quasi immediatamente. Il problema è che l’ho capito anch’io! Non mi fraintendete, non sono geniale come Vance, solo che ad un certo punto lui fa a Markham una descrizione dell’assassino, e tra i vari personaggi uno solo a mio parere corrispondeva pienamente a quella descrizione! Quindi per quasi tutta la durata dell’indagine io sono stata sicura dell’identità dell’assassino, e nonostante tutti i sospettati sembrino di volta in volta indubbiamente colpevoli, io sono rimasta ferma nella mia convinzione… e avevo ragione! E questo mi ha rovinato un po’ il piacere di seguire gli sviluppi dell’indagine. Però, come si evince dal voto alto che ho dato al libro, questa particolarità non ha influito troppo sul mio gradimento generale del romanzo! Anche perché a parte questo non ho altro da rimproverare a Van Dine, mi è piaciuto come ha gestito prove, sospettati, deposizioni e la supponente ironia di Vance! :)

Gli altri personaggi, a parte il procuratore Markham, appaiono poco. Ci sono poliziotti di diversi gradi e poi ovviamente tutti i sospettati e i testimoni, che mentono o nascondono qualcosa quasi tutti (anzi, credo proprio tutti!), rendendo l’indagine più complicata! Devo comunque elogiare tra questi personaggi minori quelli femminili: in un romanzo di quell’epoca (siamo negli anni 20) mi aspettato di trovare donnine insignificanti o perfide fatalone, invece la quattro donne che conosciamo durante le indagini sono molto diverse tra loro e non stereotipizzate, almeno le due più giovani, che anzi fanno una gran bella figura! In particolare ho adorato il primo interrogatorio della signorina St. Claire, è stata meravigliosa!!

Commento generale.

Nonostante qualche imperfezione, mi è piaciuta moltissimo la prima avventura del “detective per caso” Philo Vance. Il giallo è carino, i personaggi piacevoli, il protagonista affascinante e adorabile! È un tipo di giallo che forse oggi non si usa più, ma che probabilmente neanche apprezzerei da un autore contemporaneo, perché parte del suo fascino è anche questo mondo ovattato in cui i crimini, sì, avvengono, ma sono perpetrati in case di lusso, indagati da gentiluomini impeccabilmente vestiti, discussi a pranzo in prestigiosi club.

Sono quindi molto curiosa di leggere qualche altro romanzo di questa serie, anche perché l’explicit preannuncia la prossima indagine in maniera davvero accattivante!

Copertina e Titolo
La copertina della mia edizione, presa in Biblioteca, è davvero molto semplice e francamente poco interessante. Il titolo è la traduzione, anche se non propriamente letterale, del titolo originale, con l’aggiunta di quel “strana” un po’ fuorviante perché la morte del signor Benson m’è parsa solo un normale omicidio!

Curiosità
Ne ho un paio da condividere!

La prima riguarda il nome dell’autore: S.S. Van Dine è uno pseudonimo, ed è anche il nome del personaggio che racconta le avventure di Vance. Un tocco di realismo, senza dubbio, ma anche una storia curiosa. Quando qualche tempo dopo la prima pubblicazione di questo romanzo venne rivelato il suo vero nome, i fan cominciarono a speculare sul significato dello pseudonimo. Come spiega Augias nella presentazione vennero fuori diverse ipotesi interessanti e fantasiose, ma più tardi lo stesso Van Dine spiegò che il cognome era un vecchio nome di famiglia, e le iniziali S.S. su cui i fan si erano scervellati non singnificavano proprio niente!

La seconda curiosità riguarda il fatto che sono riuscita a “sgamare” un errore, se così posso chiamarlo, di Philo Vance! Infatti nella sua infinita cultura che tocca i più svariati argomenti Vance cita l’uomo di Piltdown come fosse una specie antenata della nostra! Il fatto è che l’uomo di Piltdown è un falso, ma la truffa venne scoperta solo nel 1953, e ai tempi di Vance la scoperta (avvenuta nel 1912) era ancora “fresca”, e si pensava fosse forse la più importante della Paleoantropologia! Ok, è una cretinata, ma mi ha fatto sorridere il pensiero che, col senno di poi del XXI secolo, io so qualcosa che Vance ignorava! :)

Dammi 3 parole

“Nuovo” adorabile investigatore!

Sfide

Trasposizioni

Scopro grazie alla Wikipedia che dagli anni Venti agli anni Quaranta furono realizzati diversi film su Philo Vance, con svariati attori nella parte. Nel 1974 è stata realizzata una miniserie televisiva italiana, intitolata appunto Philo Vance, con Giorgio Albertazzi come protagonista. La serie comprende tre episodi, ispirati ai primi tre romanzi della serie. Inoltre sono stati realizzati anche degli adattamenti radiofonici negli anni 40 e 50.

Un po’ di frasi

Chiunque consulti le statistiche municipali di New York City, non mancherà di notare come il numero di delitti capitali rimasti insoluti nei quattro anni durante i quali John F.-X Markham fu procuratore distrettuale, risulti di gran lunga inferiore che sotto la giurisdizione di qualunque predecessore.
[incipit]

La cultura è poliglotta; e la padronanza di molte lingue è essenziale per una comprensione delle conquiste intellettuali ed estetiche di tutto il mondo.
Vance
(Pagina 14)

La cristianità si è quasi giustificata per la sola forza della sua architettura. Con poche eccezioni, gli unici edifici in questa città che non siano un pugno nell’occhio sono le chiese e le strutture collegate. Il credo estetico americano proclama: grande è bello.
Vance
(Pagina 178)

La prova indiziaria è la più assurda sciocchezza immaginabile, basata su principi non diversi dalla nostra moderna democrazia. Secondo la teoria democratica, accumulando una dose sufficiente d’ignoranza ai seggi elettorali, si ottiene un risultato intelligente; così, secondo la teoria delle prove indiziarie, se si accumula un numero sufficiente di anelli deboli, il risultato è una catena robusta.
Vance
(Pagina 186-87)

A quanto capisco, i vostri poliziotti sono scelti a seconda del peso e della statura: devono avere certi requisiti di stazza, come se i soli crimini da affrontare fossero i tumulti e le guerre fra bande. Imponenza, il grande ideale americano, si tratti di arte, architettura, tavole d’albergo, pasti, o detective. Un concetto ricco di fascino.
Vance
(Pagina 215)

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* Per curiosità ho annotato tutte le parole che Vance pronuncia in italiano: conversazione, innamorato, nota bene, amoroso (col significato di “fidanzato, innamorato”), morbidezza (a quanto lui stesso dice è un termine pittorico).

2 pensieri riguardo “La strana morte del signor Benson

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