Il visconte di Bragelonne – Capitoli CCLI-FINE


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Non importa, era il buon tempo antico, dato che è sempre buono il tempo in cui s’è giovani.

D’Artagnan

Prima di iniziare il commento, una piccola nota (negativa) tecnica: in questi ultimi capitoli ho trovato un sacco di errori! Ma che s’erano stancati di leggere ‘sti correttori? :(

ATTENZIONE SPOILER!
Gli spoiler (anticipazioni sulla trama) non sono segnalati in alcun modo, poiché occupavano gran parte del commento.
Leggete a vostro rischio e pericolo!

Ma veniamo alla storia, che ci interessa di più.

Purtroppo lo sapevo. O forse dovrei dire per fortuna, così il colpo è stato meno duro. Porthos è il primo dei quattro a lasciarci! L’avevo letto, credo, nella prefazione dei libri precedenti: c’era Dumas figlio che raccontava dell’amore del padre per i suoi personaggi, tanto che l’aveva trovato un giorno in lacrime mentre scriveva perché, gli aveva spiegato, era appena morto Porthos. Io non ho pianto leggendo della “morte di un titano”, ma non ho potuto più trattenere le lacrime nel capitolo successivo, alla reazione dei Aramis alla morte dell’amico:

Si sarebbe detto che qualcosa del morto Porthos fosse morto in lui.

E poi più avanti, quando si trova sulla nave, uno dei suoi compagni di fuga gli si avvicina all’alba, e nota che quella notte doveva essere stata molto umida, ché il legno su cui s’era appoggiata la testa del vescovo era come inzuppato di rugiada.

Chi sa! Quella rugiada, erano forse le prime lagrime cadute dagli occhi di Aramis!
Quale epitaffio avrebbe potuto valerle, buon Porthos?

Aramis si salva di nuovo, essendo generale dei gesuiti, visto che ha avuto la fortuna di trovare un capitano anche lui dell’ordine! È sempre pieno di risorse, anche in un momento così drammatico.

Luigi ha domato d’Artagnan, ma alla fine ha ceduto la grazia ai due “ribelli”: troppo tardi, purtroppo, per Porthos! :'(

Quanto mi è piaciuto il suo testamento! Veramente bellissimo!! Mi sono dispiaciuti solo tutti quei riferimenti ai servitori come “cani” (e non è la prima volta che Dumas lo dice), però che commozione con Mousqueton!!! La richiesta di Porthos perché Raul facesse di tutto per renderlo felice, e poi la morte subitanea dell’intendente per il dolore per la morte del padrone! :'(

E la tristezza continua con l’invecchiamento di Athos!! E in men che non si dica, eccoli morti entrambi, padre e figlio! Ma che sadico Dumas! Povero d’Artagnan!! È rimasto solo!!!

Non posso fare a meno di considerare assai stupida la morte di Raul. Per quanto continui a non provare pietà per Luisa, non credo affatto che la colpa di quelle morti sia sua, anzi, direi piuttosto che la morte di Athos è da imputare a Raul, questo sì: la sofferenza non giustifica la stupidità, né, soprattutto, la crudeltà verso gli altri, e l’andare volontariamente incontro alla morte è stato da parte di Raul un atto di egoismo e di crudeltà, oltre che di stupidità, secondo me. Insomma, questo “eroe eponimo” mi ha veramente deluso moltissimo!

Ma la Chevreuse? Che fine ha fatto? Raul era suo figlio, credevo l’avremmo rivista, almeno al funerale!

Anche stavolta la tristezza per la morte di due cari personaggi è stata più grande dopo, quando ho letto dell’effetto avuto su chi è rimasto:

[D’Artagnan] riprese solo, solo per sempre, la strada di Parigi.

Ed eccoci alla fine all’epilogo.

D’Artagnan è diventato conte. Colbert appare molto diverso, benevolo con tutti, a parte Fouquet. Non so se ho capito bene, ma mi pare che lui conoscesse benissimo la vera identità di Aramis, o no? Ecco il nostro ex cavaliere, ex abate, ex vescovo, papa mancato, che torna come duca spagnolo, e va tranquillamente a pranzare dal re! E subito sa già tutto di tutti!

La Vallière continua a non farmi pena, la sua sofferenza era prevedibile, lo sapeva anche lei, e non posso non pensare che sia quello che si merita. Il re meriterebbe ben di peggio, ma lui è re, oltre che uomo, non pagherà mai, si sa. Tra l’altro, me lo immaginavo che si sarebbe invaghito della Tonnay-Charente!

E nell’ultimo capitolo, ci lascia anche d’Artagnan. Aramis rimane quindi l’ultimo dei famosi quattro. Il nostro guascone, comunque, ha almeno avuto la consolazione di essere diventato maresciallo, e di avere quindi finalmente visto riconosciuti pienamente i suoi meriti. Gli ci sono voluti solo quarant’anni!

Del povero Filippo non s’è saputo più niente, è rimasto all’isola di Santa Margherita, a impazzire nella sua prigionia.

Insomma, in questo libro conclusivo della trilogia, anzi, in particolare in questi ultimi capitoli, Dumas è stato più crudele che mai! :'(

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Un po’ di frasi

Ho vissuto senza aver figli, ed è probabile che non ne abbia, cosa che mi dà un cocente dolore. Però, sbaglio, perché ho un figlio in comune coi miei amici: è il signor Raul Augusto Giulio di Bragelonne, vero figlio del conte di La Fère.
Questo giovane signore m’è parso degno di succedere ai tre valorosi gentiluomini di cui sono l’amico e l’umilissimo servitore.
E per questo lascio tutti i miei beni, mobili ed immobili, compresi nella lista precedentemente fatta, al visconte Raul Augusto Giulio di Bragelonne, figlio del conte di La Fère, per consolarlo del dolore ch’egli sembra avere e per metterlo in condizioni di portare gloriosamente il suo nome a condizione che il visconte di Bragelonne ceda al cavaliere d’Artagnan, capitano dei moschettieri del re, quello che detto cavaliere d’Artagnan gli chiederà dei miei beni.
A condizione che il visconte di Bragelonne, faccia avere una buona pensione al cavaliere d’Herblay, mio amico, qualora dovesse vivere in esilio.
A condizione che il visconte di Bragelonne prenda seco quelli tra i miei servitori che hanno fatto dieci anni di servizio in casa mia, e dia cinquecento lire a ciascuno degli altri.
Lascio al mio intendente Mousqueton tutti i miei vestiti da cerimonia, da guerra, da caccia, in numero di quarantasette, nella certezza che li porterà fino a consumarli per mio affettuoso ricordo.
Inoltre, affido al visconte di Bragelonne il mio vecchio servitore e fedele amico Mousqueton, summentovato, a condizione che il detto visconte di Bragelonne faccia in modo che Mousqueton dichiari, morendo, di non aver mai cessato di essere felice.
[parte del testamento di Porthos]

…cominciava a pagare il suo tributo a quella morte prematura che si chiama l’assenza delle persone amate.

4 pensieri riguardo “Il visconte di Bragelonne – Capitoli CCLI-FINE

  1. Ho finito adesso il libro. Ho pianto per la fine dei moschettieri. Ti faccio una domanda: secondo te, perchè D’Artagnan dice “athos,Porthos, arrivederci” e poi “Aramis, addio per sempre”. Secondo me, voleva dire che con i primi 2 si sarebbe incontrato in Paradiso, mentre Aramis, che ha osato ambire con l’inganno al papato, non si rivedranno in Paradiso, perchè Aramis è destinato agli inferi. Che ne pensi?

  2. Ciao!
    Non ricordavo la frase che dici tu, però credo che tu abbia ragione. Spulciando tra i commenti fatti nel GDL su anobii, ho trovato quest’altra frase: “Dei quattro valorosi, di cui abbiamo narrato la storia, non restava che un corpo solo: Dio aveva ripreso le anime.”
    Quando Dumas dice così, sono morti tutti tranne Aramis, quindi è come se volesse dire che lui era era ormai senz’anima…

  3. Sono rimasto un pò deluso dalla cattiveria di Dumas nelle ultime 100 pagine di libro. Più che deluso…sconvolto! Ha perseguitato i suoi personaggi in modo a dir poco riprovevole…ma la sua opera rimane meravigliosa ed intramontabile a maggior ragione per tale crudeltà e disinteresse: ama la storia, la novella raccontata, il suo svilupparsi non il destino dei personaggi. Quasi quanto Manzoni che magari è più zuccheroso, è fortemente presente il senso religioso, la Fede, il compiersi d’un disegno divino.

    Le ultime parole di D’Artagnan, oltre a sembrarmi infinitamente lente nel modo in cui sono state pronunciate, sono state al tempo stesso dolorose, enigmatiche e terribilmente concludenti. E si anche a me è giunta l’impressione che Aramis non avesse più, nonostante l’apparenza, la grazia divina a sua disposizione.

    La morte di Pothos è dipinta in modo splendido, negli ultimi frangenti di vita si comprende l’onesta, la forza, la grandezza d’animo, la fierezza, l’altruismo di questo splendido personaggio che fino ad allora ci era sì nota ma il tutto condito da una buona dose di ingenuità che poteva a volte spiazzare il giudizio sul buon Porthos. E invece vederlo sanguinate, alla fioca luce d’una miccia, uccidere 106 uomini coprendo la fuga dell’amico porta il barone nell’olimpo degli eroi. Una sorta di Termophili per i persiani.

    Bragelonne, mi ha deluso, terribilmente. Come anche la Valliere di una ingenuità semplicemente straziante. Entrambi deboli e sempre indecisi provano ad appellarsi al fato, all’amore, all’onestà e ne pagano entrambi il prezzo. Con la vita e con la fine delle attenzioni regali.

    Non c’è altro da aggiungere, se non che gli ultimi sopravvissuti siano stati coloro dal cervello fine: Grimaud, D’artagnan, Aramis, Planchet. (non ci rientra il servo di aramis….più pigro che altro)
    A questo mondo, più che i grandi cuori, sopravvivono i grandi cervelli.

    Ho finito da poco il libro e…anche se le lacrime non sono scese (per un pelo) sento ancora un bel peso sullo stomaco. Dumas è un maestro della vita e della scrittura.

    1. Ciao Lolloz!!!
      Grazie per essere passato a condividere come me il tuo commento!
      Vero che Bregalonne è una delusione? Non so proprio perché Dumas abbia voluto intitolargli il romanzo!
      E sono ovviamente molto d’accordo sulla crudeltà di Dumas, negli ultimi capitoli è stato davvero senza cuore! :(

      Grazie per questo bel commento!!! Mi hai fatto rivivere un po’ dell’emozione provata leggendo questo libro stupendo!!! :D

      Hai letto altro di Dumas? Io ho letto poco altro di lui, perché a parte Il Conte di Montecristo gli altri suoi libri che ho letto sono stati un po’ una delusione!

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