Black Rain – Pioggia sporca

di Ridley Scott

Titolo originale: Black Rain
Anno: 1989
Paese: USA
Genere: azione
Sceneggiatura: Craig Bolotin
Colonna sonora: Hans Zimmer

Attori: Michael Douglas (Nick Conklin), Andy Garcia (Charlie Vincent), Ken Takakura (Masahiro Matsumoto), Kate Capshaw (Joyce), Yūsaku Matsuda (Sato), Shigeru Kôyama (Sovrintendente Ohashi), John Spencer (Capitano Oliver), Luis Guzmán (Frankie)

[le strisce colorate sono spoiler, selezionare per leggere]

Nick Conklin è un poliziotto sospettato di aver intascato del denaro sequestrato. Si trova per caso insieme ad un collega in un locale in cui avviene un regolamento di conti della mafia giapponese, e insieme i due riescono ad arrestare l’assassino. I loro superiori sono ben felici di liberarsi per un po’ di Conklin spedendolo ad Osaka, in Giappone, per consegnare il detenuto alla polizia locale.
Appena arrivati sul suolo nipponico, i due americani avranno una brutta sorpresa ad attenderli…

Sono rimasta un bel po’ indietro con le recensioni dei film, a parte quelli visti al cinema. Questo qui l’avevo da un po’, e volevo vederlo dopo averne sentito parlare ne L’eleganza del riccio, e quando qualche settimana fa sono stata febbricitante per qualche giorno, finalmente l’ho visto. Appena terminata la visione non mi aveva convinto, sono rimasta un po’ delusa, non so cosa mi aspettassi, ma il film l’ho trovato lento (cosa però prevedibile, se penso a Blade runner sempre di Scott), prevedibile in alcuni punti, insomma, niente di che.
Però poi col passare dei giorni ho continuato a pensarci. Sarà che stavo leggendo Shogun ed ero quindi molto coinvolta dall’atmosfera e dalla cultura giapponese… sarà che il film è di fine anni ’80, altro cinema, altre sensazioni… insomma, fatto sta che “digerendolo”, alla fine non mi è dispiaciuto. I personaggi non erano male, sia gli occidentali che i giapponesi, carino il giovanissimo Andy Garcia, Michael Douglas, allora come ha desso, fa la sua discreta figura, e il fascino del Giappone s’è fatto sentire.
Posso quindi passare sopra a cose come la scontatissima morte di Andy Garcia/Charlie Vincent, e apprezzare invece quanto c’era di bello, come la spiegazione del titolo (la pioggia sporca è quella caduta dopo lo sgancio delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, che il boss Sugai ricorda con dolore, e vuole “vendicare” spacciando dollari falsi, per rovinare almeno economicamente i tanto odiati Stati Uniti) e il finale, con Conklin che, pur sopraffatto dall’odio, non uccide Sato ma preferisce consegnarlo vivo alle forse dell’ordine. Anche questa, in realtà, un po’ scontatina come trovata, ma comunque bella alla luce della “maturazione” che la morte di Charlie e la collaborazione con Matsumoto hanno portato a Nick Conklin..
Insomma, non posso annoverarlo tra i miei preferiti, ma è comunque un film molto bello.

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