La Torre Nera

di Stephen King

La Torre Nera
La canzone di Susannah

Titolo: La Torre Nera
Serie: La Torre Nera (7)
Titolo originale: The Dark Tower VII: The Dark Tower
Genere: fantasy, horror
Autore: Stephen King (sito ufficiale)
Nazione: USA
Anno prima pubblicazione: 2004
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Traduzione: Tullio Dobner
Pagine: 807
Link al libro: SITO UFFICIALEANOBII


I finali sono senza cuore. Un finale è una porta chiusa che nessun uomo (o Manni) può aprire.
[…]
Non ne ho mai trovato uno che fosse alla pari di «C’era una volta».
I finali sono senza cuore.
Finale è solo un sinonimo di addio.

Bè… che dire… ci siamo. Come scrisse Browning: «Childe Roland alla Torre Nera giunse».

E così, anche questa saga è finita. E come sempre quando succede, un po’ mi dispiace. Sono stati belli questi libri in compagnia di Roland e del suo ka-tet.

Ho sentito pareri discordanti su questi libro, molti dei quali negativi. A me il finale di questa saga è piaciuto molto, anche se mi ha ricordato per certi versi il capitolo finale della trilogia degli X-Men (che non mi è piaciuto affatto, invece), nel complesso non mi posso lamentare delle scelte di King, più che altro perché mi pare che le cose non potessero andare altrimenti. È il ka.

Comunque, il libro è emozionante e avvincente, come sempre sono quelli di King (almeno quei pochi che ho letto io), e a tratti anche commovente. Mi ha preso moltissimo la narrazione, tanto che quando smettevo di leggere per un po’ mi veniva da parlare come nel Medio Mondo! ;) Sono stata per un po’ indecisa se dargli 3 o 4 stelline, però di solito l’idea delle 4 mi viene immediatamente quando penso che un libro se le merita, perciò rimaniamo a 3. [EDIT: nel nuovo sistema a cinque stelline ovviamente tutto il discorso aumenta di una stellina]

E adesso un pochino di commenti più dettagliati, quasi tutti da coprire perché spoileranti!

Il motivo per cui questo libro mi ha ricordato un po’ il film X-Men 3 (quindi quanto sto per dire è spoiler anche per il film) è che a uno a uno muoiono tutti. Però mi pare quasi scontato, in un certo senso lo immaginavo che Roland sarebbe dovuto arrivare da solo alla Torre. Mi consolo col fatto che Susannah, in un altro mondo, in una New York assai diversa, ha ritrovato Eddie e Jake.

Lo Stephen King vero ha avuto un incidente come quello del libro il 19 giugno del 1999: fa paura pensare che il 19 in effetti è un numero importante per lui! Tra l’altro, per poco non ho letto il capitolo relativo a quel giorno il 19 giugno del 2009: sarebbe stato veramente inquietante! ;)

Il segnalibro che ho usato durante la lettura; mi è stato regalato da Alice in occasione del primo scambio di segnalibri nel gruppo Readers Challenge.

Come sempre oltre ai nostri protagonisti compaiono ogni tanto dei personaggi di contorno, che lasciano il segno anche se scompaiono dopo pochi capitoli o anche solo poche pagine. Tra tutti in questo libro m’è piaciuta moltissimo Irene Tassenbaum, specialmente il suo entusiasmo nell’imbarcarsi in un’avventura di cui non sapeva né capiva nulla, ma che avvertiva come molto importante.

Ma parliamo un po’ proprio del finale! Innanzi tutto, io quasi non ci credevo che saremmo davvero arrivati alla Torre! Già quando la vedono in fotografia, non ci potevo credere, mi sembrava una cosa troppo irreale per poterla fotografare! Invece, Roland alla fine ci arriva.

Allora, io non sono di quelli che necessariamente vogliono vedere la fine di una storia, alcuni finali “appesi” (come non ricordare per esempio «Domani è un altro giorno!»?) li trovo splendidi. Quindi se il libro fosse finito prima del capitolo CODA, a me sarebbe bastato. Anzi, ad un certo punto ho quasi sperato che finisse lì, non volevo entrare con Roland, avevo paura soprattutto di una delusione: come dice King stesso poco prima della fine, certi momenti trascendono l’immaginazione. Però… come fai a fermarti (come lui suggerisce) se comunque il finale c’è, è stato scritto? Quindi ovviamente l’ho letto.

M’è piaciuto? Bo! Non so, forse era meglio fermarsi prima davvero. Però non posso neanche dire che non mi sia piaciuto. Ora Roland ha il Corno, forse davvero stavolta sarà diverso. Ma soprattutto, come più volte è stato detto, il ka è una ruota, quindi quale finale più adatto delle parole con cui tutto è cominciato? L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì.

Sfide

Trasposizioni

The Dark Tower di Nikolaj Arcel (2017)

Un po’ di frasi

Père Donald Callahan era stato un tempo il sacerdote cattolico di un borgo, Salem’s Lot si chiamava, che non esisteva più su nessuna carta geo-grafica. Gli era indifferente. Per lui concetti come «realtà» avevano perso ogni significato.
Questo ex prete aveva ora nel palmo un oggetto pagano, una tartarughina d’avorio. Le era saltato via un pezzettino del becco e aveva un graffio a forma di punto interrogativo sulla schiena, ma per il resto era un piccolo gioiello.
Bello e potente. Ne avvertiva la forza nella mano come energia elettrica.
[incipit]
…e così il mondo sarebbe finito, credo, vittima dell’amore più che dell’odio. Perché l’amore è da sempre la più distruttiva delle armi.
La parola mai è quella a cui tende l’orecchio Dio quando ha voglia di farsi una risata.
Eik lo aveva salvato dalla morte, ma non era molto importante. Eik lo aveva salvato dalla solitudine e dalla vergogna quando Oy era stato scacciato dal suo tet e questo contava molto.
Fu un effetto strano, quello di ridere, ma anche bello, come trovare qualcosa di prezioso dopo essersi convinto di averlo perso per sempre.
Frase un po' spoiler, ma troppo bella per non riportarla! Leggi

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