TANTI AUGURI A TUTTI!!

Il Natale di Re Giovanni

(riadattamento di una poesia di Alan Alexander Milne, recitata da Paolo Poli)

Re Giovanni era un uomo così così
con i suoi modi da persona sola
si muoveva da qui a lì
e nessuno gli rivolgeva la parola.
Nelle sue brevi passeggiate in città
camminando di qua e di là
la gente lo guardava accigliata
alzando in aria il naso sdegnata.
Re Giovanni, il re imbambolato in persona,
arrossiva fin sotto la corona.

Re Giovanni era un uomo così così
e nessuno di lui si sognava
ogni pomeriggio se ne stava lì
all’ora del te solo solo aspettava.
Aspettava gli auguri, tanti bei cartoncini,
aspettava con trepido affanno.
Ma non aveva parenti lontani o vicini
che gli augurassero buon natale o buon anno.
Sulla mensola c’era il suo unico successo:
un solo augurio proveniente da sé stesso.

Così così era fatto Re Giovanni
un po’ sperava un po’ temeva
e da anni anni e anni
nessun regalo riceveva.
Ma ogni anno nelle feste natalizie
quando i menestrelli raccoglievano i doni
per le speranze per le delizie
delle loro dolci canzoni
lui sulla scala saliva con rara baldanza
e appendeva una calza piena di speranza.

Re Giovanni era un uomo così così
visse la sua vita arcigno e riservato
un messaggio pensò lì per lì
mentre arrancava sul tetto, affannato.
Lo scrisse o lo spedì nella canna del camino
“A ognuno, a ciascuno lontano e vicino
a Babbo Natale in particolare!”
Non firmò col suo spettacolare
“Sua maestà Re Giovanni”
ma molto umilmente “tuo Gianni”.

“Voglio tenere gallette,
voglio qualche buon candito!
Il cioccolato in tavolette
è delizioso e squisito!
Le arance le detesto cordialmente.
Non mi piaccion le nocciole.
Per me assolutamente ci vuole
un coltellino da tasca ben tagliente.
E oh Babbo Natale
se davvero bene mi vuoi tu
portami una grande palla rossa di caucciù!”

Re Giovanni era un uomo così così
appena spedito il messaggio tanto ambito
si calò dalla grondaia e giù da lì
nella sua stanza piombò stordito.
E stette sveglio per tutta la nottata
in preda a speranze e timori
e l’ansia gli corrugò la fronte tormentata
“È lui” pensò “che sta arrivando là fuori!
Porta un dono per la mia gioia e i miei affanni
il primo che abbia mai ricevuto da anni!”

Dimentica le tenere gallette,
anche i canditi li puoi scordare
Il cioccolato in tavolette
un’altra volta potrò assaggiare
Ho sempre odiato le arance e le nocciole.
Ho già un coltellino un po’ spuntato
che taglia quando vuole
Ma oh Babbo Natale, se davvero bene mi vuoi tu
portami una grande palla rossa di caucciù!”

Re Giovanni era un uomo così così
all’alba sorse il sole del nuovo dì
a dire a tutto il mondo che aspettava
che il giorno di Natale finalmente iniziava
la gente gioiosa afferrava i doni
gallette e giocattoli apparivano
per bimbi e adulti, cattivi e buoni.
Suoni e rumori festosi s’udivano
e le tasche di dolci si imbottivano.
Re Giovanni disse torvo: “Ahimé,
di nuovo non c’è niente per me!”

Babbo Natale, volevo le gallette
e qualche buon candito
e il cioccolato a tavolette
sarebbe stato ben gradito,
ma fin le arance andavano a pennello,
e le nocciole se le avevi in mente!
Pazienza anche per il coltello,
anche se il mio non taglia per niente.
Ma Babbo Natale, non mi vuoi proprio bene tu!
Non m’hai portato nemmeno la palla di caucciù!

Re Giovanni stava un po’ così così
dalla finestra guardava greve
tanti bambini che giocavano felici
e si tiravano le palle di neve.
Era un pezzo ormai che li osservava
e che senza vergogna li invidiava!
Quando dalla regale finestra
entrò a razzo e gli sfiorò la testa
rimbalzò e rotolò laggiù
una grande palla rossa di caucciù.

Oh, caro Babbo Natale, grazie mille
per la palla rossa di caucciù
ora so che bene mi vuoi tu!
Non sarò più così così
ma farò faville!”

BUON NATALE!!!!!

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