Uno studio in rosso

di Arthur Conan Doyle

Sherlock Holmes
Il segno dei Quattro


Lo prenderò, dottore – scommetto con lei due a uno che lo prenderò. Ed è lei che devo ringraziare di tutto. Se non fosse stato per lei, non ci sarei andato e così avrei perduto lo studio migliore che mai mi sia mai capitato: uno studio in rosso, eh? Perché non usare qualche termine pittorico. Il filo scarlatto dell’omicidio che si dipana lungo l’incolore matassa della vita; e noi abbiamo il dovere di dipanarlo, e isolarlo, e tirarlo fuori da capo a fondo. E adesso a pranzo, e poi da Norman Neruda. Ha un attacco e un archeggio straordinario. Qual è quella Bagatella di Chopin che suona in modo meraviglioso: tra-la-la-lira-lira-lai.
Sherlock Holmes

(Pagina 34)

Il dottor John Watson è tornato a Londra dopo aver passato alcuni anni all’estero come medico militare. Sta cercando un appartamento e un coinquilino con cui dividere le spese, così un suo amico gli presenta Sherlock Holmes. Il giovane si dimostra subito alquanto eccentrico, e il buon Watson muore dalla curiosità di scoprire quale sia la sua occupazione, visto che per gli studi che compie sembra uno scienziato, ma non è ufficialmente iscritto a nessun corso di laurea.
Quando un uomo viene trovato morto in una casa disabitata, senza nessun segno visibile di violenza, la polizia (nelle persone degli ispettori Gregson e Lestrade) viene a chiedere il suo aiuto, e così copriamo che Holmes è un “consulente investigativo”: quando la polizia, o un investigatore privato, o chiunque altro si trova di fronte ad un mistero che non riesce a risolvere, chiede aiuto a Holmes che, a volte senza la minima indagine ma solo facendosi raccontare i fatti, con la sua logica perfetta e la sua mente sopraffina mette a posto tutti i pezzi e trova con facilità la soluzione.

E finalmente, dopo aver visto svariati film, cartoni animati (qualcuno se lo ricorda QUESTO QUI? ^_^), racconti apocrifi e quant’altro, ho potuto conoscere il vero Sherlock Holmes!

Questo è il suo primo romanzo, quello in cui, insieme a John Watson, facciamo la conoscenza di questo affascinante personaggio. E già prima di comparire si fa notare per stranezza ed eccentricità. Ecco infatti la descrizione che ne dà Stamford, l’amico di Watson che glielo presenta:

Credo che abbia buone cognizioni di anatomia, ed è un chimico di prim’ordine; ma, a quanto mi risulta, non ha mai seguito sistematicamente dei corsi di medicina. I suoi studi sono privi di qualsiasi metodo e piuttosto eccentrici, ma ha accumulato una massa enorme di cognizioni insolite che lascerebbero a bocca aperta i suoi professori.

(Pagina 12)

E a me, devo dire, questo tizio saccente, presuntuoso, geniale e colto (ma solo di ciò che gli interessa!) piace davvero un sacco! :) Ho trovato in lui alcune delle caratteristiche dei miei due “investigatori” preferiti, ovvero Poirot e Miss Marple. Del primo ha la presunzione e l’amore per la “teatralità” (non rivela a nessuno sospetti e scoperte, per arrivare alla cattura del colpevole con un bel colpo di scena!), della seconda ha l’abitudine di fare similitudini con altri casi (anche se per Miss Marple non erano veri e propri casi, ma parenti o abitanti del suo paesino) e a dedurre per “estrapolazione”:

Da una goccia d’acqua una mente logica potrebbe dedurre la possibilità di un Atlantico o un Niagara, senza mai averli visti e sentiti. La vita non è che una grande catena di cui possiamo conoscere la natura osservandone un singolo anello.

(Pagine 19-20)

Mi è spiaciuto però non trovare in questo romanzo alcune delle caratteristiche di Holmes a cui sono abituata. Per esempio c’è un accenno alla pipa, ma nulla sul suo strano cappello. D’altronde ho scoperto leggendo la Wikipedia che la frase “Elementare, mio caro Watson” non compare mai in nessuno dei libri di Conan Doyle! Che delusione! ;)

Ci sono comunque Lestrade e i ragazzini. A proposito di questi ultimi, non mi è piaciuta molto l’idea di tradurli con “scugnizzi”. Ora, non so qual è il termine originario con cui Holmes si riferisce a loro, forse è una parola particolare usata proprio per definire i ragazzini londinesi che quindi forse la traduttrice ha scelto di rendere con il termine napoletano, però, appunto, Sherlock Holmes vive a Londra, non a Napoli! “Scugnizzi” in bocca ad Holmes stona terribilmente!!

Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da Marvelnerd23; il motivo per cui l’ho scelto mi pare evidente vista la presenza del mio Sherlock cinematografico preferito! ;)

Ma torniamo al romanzo. È diviso in due parti. La prima si intitola “Ristampa delle memorie del dottor John Watson, già appartenente al corpo medico militare”, e si conclude con la scoperta del colpevole del mistero, senza però dare spiegazioni né sullo svolgersi dei fatti né sulle indagini che hanno portato Holmes alla soluzione.

La seconda parte, dal titolo “La Terra dei Santi”, inizia in tutt’altro scenario, con personaggi mai visti, e, confesso, questa cosa mi ha totalmente spiazzato, e ci stavo rimanendo di un maaaale!!! Ero già pronta ad abbassare il mio giudizio di una stellina, perché, andiamo, la cosa più bella di un giallo non è tanto scoprire chi è l’assassino, ma ripercorrere le geniali mosse che hanno portato l’investigatore a scoprirlo! Per fortuna mi ero ingannata! :) Infatti la storia che inizia nella seconda parte non è altro che un lungo flashback che ci porta a comprendere il passato di vittima e assassino, per poi ritrovare la storia con Holmes lì dove l’avevamo lasciata, e avere tutte le spiegazioni che desideravo! :)

Il finale mi ha lasciata un po’ interdetta: il movente degli omicidi era una vendetta che non si può fare a meno di approvare, quindi il lettore viene spinto a parteggiare per l’assassino. Ma come metterla con la legge? Lui ha comunque compiuto un crimine, deve finire in prigione! Ma ecco che scopriamo che l’omicida/vendicatore è malato, ha pochissimo da vivere, e infatti muore in prigione prima del processo, sereno per aver finalmente avuto giustizia. Be’, ecco, un po’ forzata questa morte che mette a posto le cose, evitando al “giusto” assassino la prigione, senza però andare contro la legge.

Ma vabbè, finale a parte (che comunque non è brutto), nel complesso è un bel romanzo. La peculiarità di Holmes la fa da padrone, ma anche il caso era interessante, dopotutto. Insomma, posso dirmi davvero soddisfatta di questa lettura! Sono proprio contenta di aver finalmente conosciuto l’originale Sherlock Holmes!!! :)

Dammi 4 parole

Holmes: adorabile e insopportabile

Titolo: Uno studio in rosso
Serie: Sherlock Holmes (1)
Titolo originale: A Study in Scarlet
Genere: giallo
Autore: Arthur Conan Doyle
Nazionalità: britannica
Prima pubblicazione: 1887
Ambientazione: Londra, XIX secolo
Personaggi: Sherlock Holmes, John Watson
Casa Editrice: Newton Compton (I Mammut)
Traduzione: Nicoletta Rosati Bizzotto
Pagine: 80
ISBN: 978-88-541-1367-1
Provenienza: Libreria, 17 settembre 2010
Link al libro: GOODREADSANOBII
inizio lettura: 4 maggio 2011
fine lettura: 7 maggio 2011

Grazie a…

QUESTO BLOG, la cui recensione mi ha fatto venire voglia di leggere questo libro.

Sfide

Trasposizioni

Sherlock Holmes di Guy Ritchie
“A Study in Pink (Uno studio in rosa)”, episodi 1.01 del telefilm Sherlock

Un po’ di frasi

Nell’anno 1878, conseguita la laurea in medicina alla London University, mi recai a Netley per seguire il corso
di specializzazione come chirurgo militare. Completati i miei studi, fui regolarmente distaccato presso il Quinto Corpo Fucilieri del Northumberland in qualità di assistente chirurgo.
[incipit]

Nulla è piccolo per una grande mente.
Sherlock Holmes
(Pagina 41)

explicit Leggi

2 pensieri riguardo “Uno studio in rosso

  1. Lietissima che tu abbia fatto conoscenza con il vero Holmes! \o/ Che tra parentesi, c’entra pochino con quello di Ritchie ma pazienza, Robert è comunque adorabile XDD (/me grande fan dell’Holmes della BBC ♥)

    “Per esempio c’è un accenno alla pipa, ma nulla sul suo strano cappello.”
    E meno male! XD E’ un accessorio che si associa ad Holmes solo perché in una trasposizione teatrale (mi sembra) viene aggiunto, ma non c’entra niente con il nostro detective. A me personalmente non è mai piaciuto con il cappellino da cacciatore XD

  2. Aha!!! Sai che lo sospettavo che il cappello non fosse in canone? Specide da quando ho scoperto che la famosa frase “Elementare, Watson” non sta in nessun libro di Conan Doyle!

    Che il film di Ritchie c’entrasse poco con l’originale diaciamo che l’avevo intuito già guardando il film, ma mi è piaciuto comunque moltissimo! :)

    Qual è invece lo sceneggiato della BBC di cui parli?

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