Guerra e Pace – libro II, Parte Terza

Intanto la vita, la vera vita degli uomini, con i suoi interessi elementari di salute, di malattia, di lavoro, di riposo e con i suoi interessi di pensiero, di scienza, di poesia, di musica, d’amore, d’amicizia, di odio, di passioni, scorreva come sempre, indipendentemente e al di fuori dell’intesa o dell’ostilità con Napoleone Bonaparte e di ogni possibile riforma.

Infatti, passano mesi e mesi e Tolstoj li trascura bellamente, passando all’anno successivo in mezzo rigo. E in poche parole Tolstoj liquida anche la fatica di Pierre nel suo entusiasmo neo-massonico:

Tutte le iniziative che Pierre aveva progettate nei suoi possedimenti, senza pervenire ad alcun risultato e passando continuamente da una cosa all’altra, tutte questi iniziative, senza ostentazione e senza sforzo apparente, furono tradotte in atto dal principe Andrej.

Ecco, sempre più io mi identifico quindi con Pierre. Già qualche tempo fa mi ero riconosciuta in alcuni suoi sentimenti, stavolta di nuovo ho trovato parecchie corrispondenze. L’entusiasmo di fare non unito però alla capacità organizzativa di Andrej, la malinconia (di cui ha paura) che lo fa stare chiuso in casa da solo per giorni, e per finire il sentimento che prova nei confronti di Andrej e del suo amore per Nataša: è felice per lui, ma al tempo stesso triste per sé stesso nel confrontare questo “stato di grazia” con la sua attuale situazione.
Ma abbandoniamo il noioso Pierre, e veniamo allo scoop… eh, sì, in poche pagine, Andrej e Nataša si conoscono, si innamorano e si fidanzano! Ve l’aspettavate? ;) Io, ovviamente, già sapevo, e non riesco proprio a ricordare se fu per me una grossa sorpresa o no alla prima lettura. Fatto sta, comunque, che è una coppia che mi piace! Non credo che sia il fulcro di tutto il romanzo (come sembrano invece fare tutti gli adattatori perché in film e sceneggiati “Guerra e Pace” è solitamente ridotto a questo), però è una parte felice! Mi piace, nella sua direi quasi infantilità, l’innamoramento del principe Andrej, la sua trasformazione nello scoprire questi sentimenti e insieme con essi una nuova gioia di vivere. Ho amato molto la descrizione del bosco, e in particolare della quercia, e il parallelismo tra il cambiamento del paesaggio tra l’andata e il ritorno e le sensazioni del principe Andrej. E mi è piaciuto poi vedere questo innamoramento con gli occhi di Pierre, quella sera a casa di Vera e Berg.
A proposito di quest’ultimo, mi fa morire! E’ spassoso quanto i Kuragin! Quando parla della sua vita misurando il tempo passato non in anni ma in promozioni, è stato il massimo! :D

Un po’ di frasi

Per essere felici bisogna credere anzitutto nella possibilità di esserlo.
Pierre (citato da Andrej)

«Io sto lavorando,» disse, indicando il quaderno come fosse stato un rifugio dai guai della vita, che è il modo con cui le persone infelici considerano il proprio lavoro.

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