Lo chiamavano Jeeg Robot

di Gabriele Mainetti

Alessia: Ma nn’hai capito che mo arriva er giorno de tenebre? Che mi padre è prigioniero? Che c’è ‘n sacco de gente da salva’?
Enzo: Ariddaje co sta gente!
Alessia: A gente! A gente, Hiro’! È pe’ questo che c’hai i poteri!

Enzo Ceccotti è un piccolo delinquentello della periferia di Roma che un giorno per sfuggire alla polizia si getta nel Tevere. Nell’acqua viene a contatto con delle scorie nucleari e il giorno dopo scopre di possedere una forza sovrumana.

Ero un po’ indecisa se dare a questo film solo un voto alto o uno molto alto. Alla fine ho deciso quasi per il massimo perché secondo me questo film è perfetto. Mi spiego: è perfetto perché realizza molto molto bene tutto quello che voleva fare, ovvero un film sui supereroi pienamente riuscito e adattato egregiamente all’ambientazione italiana. Ammetto che sto scrivendo ancora a caldo, ho finito di vederlo da poco, ma mi è piaciuto veramente molto. Ero già ben disposta, mi incuriosiva, ne avevo sentito parlare bene, ma devo dire che ha superato le mie aspettative.

La trama contiene aspetti classici della origin story di un supereroe insieme ad altri decisamente più originali. C’è la malavita, la camorra, gli attentati, chi più ne ha più ne metta, e tutto funziona. L’ambientazione, vabbè, è il top, siamo a Roma, qui nessun film americano potrà mai batterci! XD (ok sono un po’ di parte). Siamo a Roma, sì, ma in periferia, per la precisione a Tor Bella Monaca, frazione residenziale della capitale, piena di palazzoni lasciati al degrado, scomoda da raggiungere, facile preda della criminalità.

Barili di scorie nucleari sul fondo del Tevere.
[Immagine presa dalla pagina Facebook ufficiale del film]

E i personaggi sono perfettamente inseriti in questa situazione. Enzo per esempio, il protagonista, è il tipico prodotto di questo ambiente: uomo solo, si mantiene con qualche furtarello, talmente mediocre che pure nell’illegalità rimane uno sfigato. Finché non becca il nucleare, sta male da morire (piccolo tocco di “realismo” che ho apprezzato) e durante l’ennesimo colpo finito male subisce un colpo mortale… solo che non muore. E qui inizia a scoprire i suoi poteri, e che fa? Come li usa? Va a rapinare un bancomat. Rimane però l’imbranato di prima, che ti fa quasi tenerezza perché non sa dell’antifurto a base di inchiostro, e con i primi soldi “guadagnati” va fare la spesa (e riempie il frigo di budini, praticamente mangia solo quelli!). Il bello è che per quanto non puoi non simpatizzare con lui rimane fondamentalmente un egoista per quasi tutto il film, anche dopo le prime avvisaglie di umanità che rinasce in lui grazie ad Alessia, ha comunque altri momenti brutti, fino all’evento che lo cambierà definitivamente cioè la morte della ragazza (e dopo il salvataggio improvviso di una bambina): da qui lo vediamo passare dall’egoismo della vendetta all’altruismo del voler salvare la gente che prima, diceva, gli faceva schifo).

Altra protagonista è Alessia, ragazza con problemi mentali che crede che il cartone animato Jeeg Robot sia reale. Scopriremo ben presto che è stata vittima di violenze e forse si è rifugiata nel mondo dell’anime perché lì può essere una principessa e l’eroe può venire a salvarla. Sarà lei ovviamente a inserire Jeeg Robot nella storia chiamando Enzo col nome di Hiroshi Shiba, il giovane che nel cartone si trasforma in Jeeg.

Lo Zingaro si esibisce.
[Immagine presa dalla pagina Facebook ufficiale del film]

Fabio lo Zingaro è l’antagonista, aspirante boss di periferia, è forse il personaggio più originale del film. È chiaramente psicopatico, con la mania di sfondare derivatagli da una passata esperienza a Buona domenica che ora riversa nel mondo della malavita cercando di ingrandirsi e mettendosi in affari con gente molto più pericolosa di lui. Si diletta a cantare, esclusivamente canzoni di cantanti italiane degli anni 70-80 (cito Un’emozione da poco di Anna Oxa, Non Sono Una Signora di Loredana Berté e Latin Lover di Gianna Nannini), è fissato con la pulizia ma se esplode ammazza qualcuno tranquillamente a smartphonate. Ho apprezzato molto che a questo psicopatico pluriomicida con manie di grandezza sia associata la volontà ossessiva di apparire, di avere tante visualizzazioni su Youtube o di finire in televisione, la più grave piaga sociale che dal Grande Fratello in poi ha ammorbato la nostra società.

Tra i personaggi minori mi sento di citare il camorrista Vincenzo interpretato da Salvatore Esposito, il Genny Savastano di Gomorra. In generale comunque devo dire che i personaggi sono tutti veramente apprezzabili perché molto credibili, e in un film sui supereroi è dire qualcosa! Credibili soprattutto per le belle performance degli attori: forse ha ragione mia sorella quando dice che il difetto di serie e film italiani è che si deve parlare italiano: se si usa il dialetto è tutto più reale e spontaneo.

Locandina alternativa del film.
[Immagine presa dalla pagina Facebook ufficiale del film]

Anche da un punto di vista più tecnico, per quel poco che posso giudicare io, il film è veramente ben fatto. Le scene, le inquadrature, mi sono piaciute parecchio a partire dall’incipit che ci mostra Roma a volo d’angelo. Belle anche le scene di lotta, non acrobatiche e coreografiche come per esempio nei film della Marvel, ma più terra terra, con Enzo che le prende, si difende, tira cazzotti a cose e persone. Gli effetti speciali sono davvero pochi ma comunque ben fatti, e spesso si preferisce rendere la superoicità della situazione con effetti sonori o movimenti della telecamera (non so bene come spiegarla questa cosa ma nella lotta finale con lo Zingaro pure lui coi superpoteri, i due se le danno e sono le vibrazioni dello schermo a farci capire la potenza dei colpi visto che, essendo ora entrambi dotati di superforza, gli effetti vicendevoli non sono molto diversi da una normale scazzottata; sarà che a quel punto ero totalmente fomentata ma l’ho trovata una scena riuscitissima!).

Commento generale.

Ho iniziato a vedere questo film con aspettative positive, e le ha addirittura superate. Mi è piaciuto tantissimo! Lo chiamavano Jeeg Robot dimostra non solo che anche da noi si possono fare belle cose fatte bene, ma che che possiamo fare bene praticamente tutto, visto che si butta su un genere veramente atipico per l’Italia.

Il budino alla vaniglia, cibo preferito di Enzo.
[Immagine presa dalla pagina Facebook ufficiale del film]

È un film su un supereroe che non ha nulla da invidiare a quelli classici Marvel o DC, ma che allo stesso tempo è anche un antieroe, che inizia come piccolo delinquente di periferia, poi acquista i poteri e passando attraverso varie fasi di maturazione personale diventa a suo modo eroe a tutti gli effetti. Ma pur sempre un supereroe italiano.

Il film è avvincente e convincente, e in più aggiungiamoci il richiamo all’infanzia degli anni ’80 con la presenza delle molteplici citazioni, a partire dal “nome” del protagonista, di Jeeg Robot d’acciaio: non si può non adorare! Se conoscete un pochino questo blog sapete quanto sono appassionata di film e serie tv sui supereroi, ma veramente non mi ricordo l’ultima volta che ne ho visto uno così bello.

Momento più…

…romantico (in senso stretto e in senso lato): la scena del Luna Park, con Enzo che fa partire a mano la ruota panoramica per tirare su di morale Alessia;
…divertente: una piccola scena che però mi ha fatto ridere è quando i camorristi cercano Fabio che non si è presentato coi soldi, lo chiamano e vediamo che in lontananza in una macchina si illumina una luce, è Fabio che fa le poste al buio con la suoneria di Un’emozione da poco.

Curiosità
La maschera di Jeeg.
[Immagine presa dalla pagina Facebook ufficiale del film]

Se non siete stati bambini o ragazzi negli anni ’80, non è detto che conosciate Jeeg Robot d’acciaio. Io lo ricordo abbastanza bene, oserei dire che forse era il mio preferito tra i vari robottoni che in quegli anni difendevano l’umanità da ogni tipo di minaccia. Questo film omaggia l’anime alla grande, a partire ovviamente dal titolo, anche nella grafica visto che appare a tutto schermo scritto in giapponese e poi piccolo sotto in italiano, come i titoli delle puntate di quei cartoni animati. E poi per tutto il film vediamo spezzoni delle puntate, sentiamo la bellissima sigla, ne parliamo un sacco soprattutto grazie ad Alessia. E addirittura ad un certo punto quando rapina un portavalori Enzo si compra un home theater con proiettore per vedersi tutta la serie in dvd. E poi ovviamente c’è la maschera che Alessia gli cuce e che si mette nel finale. Parafrasando un vecchio film spaghetti western: continueranno a chiamarlo Jeeg Robot!

Premi
Questo film ha, giustamente, vinto diversi premi: ben 8 David di Donatello (tra cui Miglior regista esordiente, Miglior attrice protagonista, Miglior attore protagonista, Miglior attrice non protagonista, Miglior attore non protagonista), 3 Nastro d’argento (Miglior regista esordiente, Miglior attore non protagonista e Premio Hamilton behind the camera), 1 Globo d’oro (Miglior film), 4 Ciak d’oro (Miglior opera prima, Migliore attore non protagonista, Migliore colonna sonora e Migliore manifesto) e veramente un sacco di altri. È stato anche tra i papabili per rappresentare l’Italia agli Oscar, ma purtroppo non è andato! :(

Bonus
I titoli di coda sono accompagnati da una bellissima cover della sigla di Jeeg Robot cantata da Claudio Santamaria, protagonista del film.

Locandina alternativa del film.
[Immagine presa dalla pagina Facebook ufficiale del film]

Titolo: Lo chiamavano Jeeg Robot
Regia: Gabriele Mainetti
Anno: 2015
Paese: Italia
Genere: azione, fantascienza, supereroi
Soggetto: Nicola Guaglianone
Sceneggiatura: Nicola Guaglianone, Menotti
Musiche: Gabriele Mainetti, Michele Braga
Casa di produzione: Goon Films
Distribuzione: Lucky Red
Attori: Claudio Santamaria (Enzo Ceccotti / Jeeg Robot), Luca Marinelli (Zingaro), Ilenia Pastorelli (Alessia), Stefano Ambrogi (Sergio), Maurizio Tesei (Biondo), Francesco Formichetti (Sperma), Daniele Trombetti (Tazzina), Joel Sy (Claudietto), Gianluca Di Gennaro (Antonio), Salvatore Esposito (Vincenzo), Antonia Truppo (Nunzia), Juana Jimenez (Marcellone)
Link al film: WikipediaIMDb

Un po’ di frasi

Alessia: Ma te sei ‘n supereroe, mica poi annà a rubba’! C’hai ‘n sacco de gente da salva’. È pe’ questo che c’hai i poteri.
Enzo: A me ‘a gente me fa schifo.

Salvali Hiro’, salvali tutti, tu che puoi… diventare Jeeg…
Alessia

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2 pensieri riguardo “Lo chiamavano Jeeg Robot

  1. Concordo con tutto quello che hai scritto, ho amato questo film e al momento lo ritengo uno dei migliori italiani moderni: è davvero la prova che, volendo, il nostro cinema può fare tutto (su questo nota, se non li hai visti ti consiglio Veloce come il vento e la trilogia di Smetto quando voglio, che il primo per me è molto meh ma gli altri due sono assolutamente geniali).

    1. Grazie! Veloce come il vento non lo conoscevo. Smetto quando voglio non l’ho visto ma ne avevo intenzione perché mi faceva ben sperare! Adesso so che se anche il primo non mi entusiasma, devo continuare! :D

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