L’imperialismo ateniese e l’età di Pericle

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12. Mondo Antico I – 12

Dove siamo?
Atene, Grecia

Quando siamo?
V secolo a.C. (per la precisione dal 460 al 429 a.C.)

Per questa parte di lettura ho utilizzato queste fonti:
I popoli antichi / Antonio Brancati (il mio libro di storia di prima superiore)
Cronologia delle scoperte scientifiche / Isaac Asimov

Un capitolo in cui non succede nulla, ma soltanto ci viene descritta com’era Atene a quel tempo.

C’ho messo una vita a scrivere questo post perché non riuscivo a non essere troppo prolissa. Devo un po’ rivedere questa rubrica, perché era nata come una sorta di sintesi di più fonti storiche, ma ormai mi baso solo su un unico libro di storia. Comunque, dopo tanta fatica, non mi andava di cestinare questo post per cui ho tagliato il più possibile e ve lo beccate lo stesso.

Le fonti

Ci sono moltissime fonti su questo periodo, in particolare Erodoto e, soprattutto, Tucidide, ma anche le vite parallele di Plutarco, poi Senofonte che ha scritto trattati tecnici, per esempio sull’equitazione, sulla caccia o sull’economia, che quindi ci danno uno spaccato della quotidianità in quell’epoca. Poi ci sono anche le opere letterarie: di questo periodo fanno parte i tre grandi tragediografi greci (Eschilo, Sofocle ed Euripide) e il più famoso commediografo (Aristofane), ma anche i dialoghi di Platone, poi ancora le orazioni pronunciate dai più grandi oratori del tempo (tra cui Demostene) e infine la Biblioteca storica di Diodoro Siculo (I secolo a.C.).

La Lega di Delo
Rovine sull’isola di Delo

Ci eravamo lasciati con la vittoria dei Greci sui Persiani, e in particolare era Atene ad aver avuto un ruolo importante in questa vittoria, anche se la città stessa era stata distrutta. Sotto la guida di Temistocle viene ricostruita e fortificata.

I Persiani però erano ancora una minaccia e molte piccole città marine guardavano ad Atene per la loro protezione. Così, incoraggiati da Aristide, crearono la Lega di Delo, in cui tutti quelli che aderivano dovevano riunirsi almeno una volta l’anno al santuario di Apollo a Delo (ecco perché il nome della lega). Tutti gli aderenti alla Lega avevano gli stessi diritti, almeno in teoria. Ovviamente l’organizzazione e il comando della flotta della Lega spettavano ad Atene, in contrapposizione con la Lega Peloponnesiaca, i loro avversari interni, che faceva capo a Sparta. La grande differenza con Atene era però che Sparta guardava più ai suoi interessi sulla terraferma e non era interessata a uscire dal suo territorio, quindi gli Ateniesi erano in un certo senso liberi di andare per mare senza ormai rivali.

Nel 466 a.C., nella Battaglia dell’Eurimedonte, Cimone prende la flotta della Lega di Delo (che praticamente era come fosse sua) e va in Asia minore dove si scontra con una flotta persiana molto più numerosa, riuscendo a sconfiggerla. Questo porterà i Persiani ad accettare un accordo di pace che interromperà la guerra con la Grecia per trent’anni.

Pericle
Ostrakon con l’iscrizione: «Temistocle, figlio di Neocle»

Nel frattempo ad Atene sale alla ribalta Pericle, che era nobile di nascita ma di principi democratici, in contrasto quindi con Cimone. In realtà niente di nuovo, nelle poleis greche c’era sempre stata questa contrapposizione tra aristocratici e democratici, però con Pericle e Cimone il divario si ingrandisce tantissimo e i cittadini stessi che appartenevano delle due fazioni finivano sempre con avere dei contrasti. Alla fine vince Pericle, e Cimone viene ostracizzato. C’è da dire che la colpa di questa sua sconfitta era dovuta anche alla sua politica filospartana: aveva mandato 4.000 opliti in aiuto di Sparta in una guerra, ma gli Spartani non si fidavano e li avevano rimandati indietro, facendogli fare quindi una bruttissima figuraccia, cosa che fece sicuramente diminuire la fiducia nel partito aristocratico.

Dal 460 a.C. per 30 anni circa Pericle fu quindi praticamente il padrone di Atene, venendo costantemente eletto alla carica di stratego e spesso proprio come presidente. Trasformò la Lega di Delo in una sua egemonia, e gli alleati divennero praticamente sudditi che erano costretti a continuare a restare nell’alleanza (non se ne potevano andare altrimenti sarebbero stati distrutti) e dovevano continuare a pagare tributi anche se la guerra contro i Persiani era finita. Questi tributi venivano usati per l’abbellimento di Atene, per questo motivo Atene viene definita tiranna e di fatto era padrona bene o male di quasi tutta la Grecia.

Nella mia ignoranza ricordo l’Atene del V secolo come appunto l’Atene di Pericle, come un periodo d’oro per la città. Vediamo se ricordavo bene!

Atene di Pericle
Il Partenone

Dal 445 al 431 a.C. quindi ci fu un periodo di pace (perché poi iniziò la guerra tra Sparta e Atene), e Pericle sfruttò moltissimo questo periodo pacifico per appunto aumentare l’importanza di Atene. C’è da dire che nei confronti degli Ateniesi non si comportò mai da tiranno, rimase di idee democratiche e soprattutto fece costruire un sacco di opere per abbellire la città, proprio nel periodo in cui il genio ellenico raggiungeva la sua pienezza e la sua maturità nelle arti classiche, nell’architettura, nell’oratoria, nella filosofia e nella letteratura. Io nella mia ignoranza penso che forse non è un caso che molti monumenti famosi di Atene tipo il Partenone siano proprio di questo periodo, e non è neanche un caso che i più tre grandi tragediografi greci siano anche loro contemporanei di Pericle. Oltre a questo Atene divenne anche un centro commerciale e finanziario tra i più importanti del Mediterraneo insieme a Siracusa e Cartagine.

Busto di Pericle riportante l’iscrizione «Pericle, figlio di Santippo, ateniese». Marmo, copia romana di un originale greco del 430 a.C. circa.

Potrebbe sembrare strano che in un periodo che veniva dopo delle guerre devastanti ci fosse stato un aumento del benessere economico, però il fatto è che Atene non fu la sola città ad essere rovinata dalla guerra, ma grazie alla Lega di Delo riuscì a riprendersi molto di più e più velocemente.

Nonostante Pericle di fatto era quasi come un re ad Atene, in realtà si adoperò molto per promuovere la democrazia, per esempio di circa 40.000 cittadini che potevano votare ed essere votati, solitamente quelli che dovevano lavorare per vivere potevano votare ma in pratica non essere mai eletti non potendosi permettere di ricoprire cariche che li avrebbero tolti dal lavoro. Allora Pericle istituì una legge in base alla quale era conferita un’indennità ai giudici popolari: in questo modo il tribunale era effettivamente nelle mani del Popolo, perché anche chi lavorava poteva permettersi di fare il giudice perché veniva retribuito anche in quei giorni in cui assolvendo a quell’incarico non svolgevano il loro solito lavoro. Si iniziò quindi ad avere una remunerazione per i pubblici uffici per la prima volta penso nella Storia.

La responsabilità d’aver così preparato o almeno affrettato la dissoluzione della lega delica nell’atto stesso in cui – soprattutto ad opera sua – essa si trasformava in impero, […] conduceva Atene all’abbandono della guerra col barbaro, privando in tal modo la lega di quello che era il suo fulcro ideale. […]
La concezione esclusivistica degli interessi d’Atene e in particolare di quelli delle masse popolari ateniesi, appoggiata ad una valutazione eccessiva delle forme e delle capacità loro, prepara e spiega la caduta d’Atene e dell’impero. Ma prima che l’impero cadesse Pericle procurò ad Atene un altro più durevole impero, contribuendo poderosamente a renderla il centro della civiltà ellenica, la vera Ellade dell’Ellade.

G. de Sanctis su Pericle

Tetradracma di Atene con testa elmata di Atena su un lato e civetta con ramoscello di ulivo.

Alla fine del capitolo ci sono dei brani aggiuntivi su alcuni mestieri, quello che ho trovato più interessante è quello sui trapeziti ovvero i banchieri dell’antica Grecia. Ai tempi di Pericle i cittadini ricchi affidavano i loro soldi a dei templi, che erano le costruzioni più sicure, sicuramente più sicure delle abitazioni private. Questa cosa nell’antichità era molto diffusa, le più antiche operazioni bancarie, come avveniva anche presso Sumeri e Babilonesi, si svolgevano nei templi. In Grecia in particolare i templi che svolgevano questo ruolo erano quelli di Delo, di Delfi e di Olimpia. Questo era molto diffuso anche perché nessun cittadino voleva praticare l’attività bancaria, era considerato un mestiere disdicevole. Ecco perché nel V secolo quando la necessità di affidare i propri beni anche a dei privati perché la vita economica era enormemente aumentata e circolava molto più denaro, a diventare banchieri privati furono degli stranieri, oppure i meteci (stranieri che però risiedevano in Grecia). Il termine trapeziti deriva proprio da termine tràpeza che significa tavolo o banco: quindi la parola banchiere è proprio la traduzione letterale.

Degli uomini pesano della merce (retro di un’anfora)

Questi trapeziti all’inizio avevano soltanto la funzione di cambiare monete con quelle di altri Stati, ma pian piano cominciarono a prendere anche soldi in deposito e anche a fare dei finanziamenti. Per i finanziamenti spesso si doveva dare un’ipotetica, ed era diffuso nell’antichità il fatto di dare la persona stessa come ipoteca, che quindi diventava schiava in caso di insolvenza. Ad Atene questo era considerato illegale, una cosa che potrebbe sembrare anche abbastanza moderna, perché si considerava inumano prendere una persona in cambio di un bene, se non fosse che gli schiavi comunque esistevano: la differenza era sempre tra chi era cittadino e chi non lo era. Una cosa che ho trovato curiosa è che non esistendo i documenti di ipoteca quando un proprietario terriero metteva come garanzia la propria terra doveva erigere in un posto ben visibile della sua proprietà una colonnina di pietra in cui c’era scritta tutta la transazione. Esistevano anche dei documenti portatili, corrispondenti alle nostre lettere di credito, per cui una persona poteva farsi dare del denaro anche in un altro luogo.

Scoperte scientifiche

Busto di filosofo greco, ritrovato nella Villa dei papiri a Ercolano e possibilmente identificato con Democrito

Mi aspettavo più cose da questo punto di vista in quest’epoca, invece ne ho trovata soltanto una, che tra l’altro già sapevo. Il filosofo Democrito, come il suo maestro Leucippo, sosteneva che ogni avvenimento avesse una causa naturale. In più Democrito elaborò ulteriormente la cosa sostenendo che tutta la materia fosse composta di minuscole particelle, talmente piccole da non poter essere possibile l’esistenza di qualcosa di più piccolo. Per lui queste particelle erano indivisibili, e per questo le chiamo con la parola greca che significa proprio quello, “indivisibile” ovvero atomo. Oggi sappiamo che gli atomi non sono affatto indivisibili, però sicuramente questa idea di Democrito, che non fu accolta affatto bene dai suoi contemporanei, aveva in sé qualcosa di molto vero.

 
 
 
 

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Altri libri inerenti questo periodo storico ma che ho letto in altri momenti:
per ora nessuno!

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