Racconto delle nove città


In memoria di Schliemann
di Nina Berberova


La corriera ‘Piazza Schliemann – Grandi Fontane’ partì dal monumento stracolma, ma riuscii a trovare un posto: mi sedetti vicino ad un finestrino abbassato, infilai sotto il sedile il mio sacchetto di tela, gettai il cappello sul ripiano.
[incipit]

Ecco l’ultima recensione di settembre che ancora mi mancava di postare! Un libro breve, letto tutto d’un fiato, che mi ha lasciata un po’… tiepida.

L’anonimo protagonista/narratore di questo racconto ha ottenuto alcuni giorni di ferie, e pensa di sfruttarli viaggiando, mentre riflette su un suo progetto per migliorare la vita delle persone organizzandola a puntino.

Questo racconto è ambientato nel futuro rispetto al tempo in cui l’autrice l’ha scritto, per la precisione nel 1984, e ovviamente l’anno non è casuale. Racconto delle nove città è infatti una distopia, meno angosciante di quella orwelliana, ma comunque disturbante.
Il protagonista ha ottenuto dalla macchina che stabilisce i turni nel luogo dove lavora alcuni giorni di vacanza. Nonostante la sua approvazione per questo tipo di organizzazione (nelle prime pagine ci fa un lungo elogio di questa macchina perfetta che non sbaglia mai e sa cosa è giusto e cosa è sbagliato), egli vede che le cose non vanno bene, in particolar modo a causa della sovrappopolazione. Allora rimugina su una sua idea di organizzazione sociale che ritiene essere semplicemente geniale, la soluzione a tutti i problemi dell’umanità. Peccato che da come la descrive la sua idea paia ancora più distopica ed estraniante! Infatti ad un certo punto ho quasi pensato che questo racconto potesse essere una sorta di prequel di 1984, in cui ci veniva mostrato com’era nato il Grande Fratello!
Ma questa idea geniale fa solo da sottofondo alla trama del racconto, che porta il nostro protagonista a sperimentare una serie di delusioni in ogni nuova località turistica che raggiunge. Niente o quasi è come si era aspettato, e ogni volta si rifugia nella sua distopica “utopia” ripetendosi che quando le autorità avranno deciso di adottare il suo sistema (e non possono non farlo perché la sua efficacia è palese!) le cose andranno meglio. Ma città dopo città, delusione dopo delusione, neanche il suo geniale progetto riesce più a consolarlo.

Il significato di titolo e sottotitolo italiano viene spiegato nelle ultime righe: Heinrich Schliemann, che dà il nome alla piazza da cui il nostro protagonista inizia il suo viaggio, è l’archeologo che ha scoperto Troia, dopo aver scavato nove città. Il percorso del nostro protagonista sembra ripercorrere quello di Schliemann, perché anche lui scopre una città dopo l’altra, in una teoria senza soluzione di continuità che dopo un po’ gli fa perdere il conto, per passare da una delusione all’altra. Ci sarà per lui alla fine la soddisfazione di trovare il tesoro di Priamo? Sinceramente, non saprei dirlo. Tornato dal deludente viaggio infatti il protagonista va a trovare una ragazza di cui aveva parlato durante il racconto, e di cui sembra essere innamorato, anche se non scende mai nel romantico parlando di lei. Le ultime righe lasciano presagire che tra i due nascerà qualcosa. Non so se questo possa significare che ha abbandonato il suo assurdo piano e ha deciso invece di pensare alla sua vita, o se semplicemente è un momento della storia come i tanti altri raccontati. In ogni caso comunque devo dire che il finale mi è piaciuto.

I personaggi di questo racconto sono quasi inesistenti, la storia è totalmente incentrata sul protagonista, pochi altri appaiono come gruppi, solo qualche singolo viene leggermente più delineato (come per esempio Daly, la ragazza), e devo dire che questo forse mi è un po’ spiaciuto, soprattutto perché questo protagonista non gode della mia simpatia!

Lo stile della Berberova mi è piaciuto, la lettura è stata gradevole, ma forse troppo breve per farsi davvero apprezzare. Il mio commento generale è infatti un po’ tiepido. Ho dato al libro un 6 e 1/2 perché sicuramente non posso dire che non mi sia piaciuto. Ma mi è piaciuto? Bo! Non mi sento di dire sì neanche a questo. Appena finito ho comunicato la cosa nella discussione della sfida Gara d’Autore e gli ho assegnato un 8, però a distanza di tempo proprio non riesco a ricordare cosa mi fosse piaciuto tanto da dargli 4 stelline. Chiariamoci, come ho detto non è che l’ho trovato brutto, ma di solito riservo le 4 stelline ai libri che mi sono piaciuti tanto (e non tantissimo da dargliene 5). Forse è soltanto una conferma del fatto che le distopie quasi sempre non fanno per me.
Comunque sicuramente il libro mi ha lasciato molta curiosità sull’autrice!

Copertina e Titolo
La copertina è carinissima, mi è piaciuta dal primo momento che l’ho vista, e anche se molto “astratta” la trovo adatta al racconto.
Stando a quanto dice Maurizia Calusio nella prefazione il sottotitolo sarebbe la traduzione letterale del titolo originale. Il titolo italiano, per carità, non è neanche tanto male, ma perché cambiarlo se poi l’altro (comunque più originale e interessante) lo metti lo stesso come sottotitolo? Niente, come lavora la mente degli adattatori italiani non lo capirò mai!

Dammi 3 parole

Sempre il 1984

Scheda del libro


Titolo: Racconto delle nove città
Sottotitolo: In memoria di Schliemann
Titolo originale: Pamiati Šlimana
Autore: Nina Berberova
Nazionalità: russa
Anno prima pubblicazione: 1958
Ambientazione: alcune città senza nome, XX secolo
Casa Editrice: Passigli Editori
Traduzione: Gabriele Mazzitelli
Copertina: da Paul Klee, Via principale e vie laterali, Colonia, coll. privata
Pagine: 62
Note: prefazione di Maurizia Calusio
Link al libro: IN LETTURAANOBIIGOODREADS
inizio lettura: 24 settembre 2012
fine lettura: 24 settembre 2012

Segnalibri: quello che ho usato durante la lettura (a destra) l’ho scelto semplicemente perché il libro l’ho letto a settembre! :)

Un po’ di frasi

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2 pensieri riguardo “Racconto delle nove città

    1. Lo so, l’ho scritto anche nella scheda del libro! :)
      So che a volte i miei aggettivi lasciano alquanto a desiderare, ma se mi metto a scervellarmi su ogni singola parola che uso non riuscirei mai a finire una recensione! Già ci metto troppo tempo così! Quindi se non mi viene in mente di meglio opto per aggettivi banali ma consoni al mio pensiero del momento.

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