Una storia semplice


di Leonardo Sciascia


Mettendo a posto due cassettoni che stanno sotto il mio letto, ho ritrovato delle mie vecchie recensioni, tra cui quella di questo libro, scritta dopo la prima lettura, così ho pensato di aggiungerla anche qui.

Un uomo, la sera della vigilia della festa di San Giuseppe, telefona alla polizia. Dice di aver trovato, nella casa dove non torna da anni, una cosa che deve assolutamente mostrare alla polizia. Ma quando, il mattino dopo, il brigadiere Antonio Lagandara va a vedere, trova l’uomo morto, apparentemente suicida.
«E subito, come se assistessimo alla crescita accelerata di un fiore, la storia si espande, si dilata, aggroviglia, senza lasciarci neppure l’opportunità di riflettere», come è scritto in quarta di copertina. E a complicare ancora di più le cose c’è anche l’eterna rivalità tra polizia e carabinieri che, invece di collaborare, si mettono a vicenda i bastoni tra le ruote.

[commento scritto dopo la prima lettura]

Il brigadiere, unico personaggio che nel romanzo ricerca la verità, riuscirà alla fine a scoprirla, amara, ma realistica. Una storia semplice è infatti una storia di omertà, corruzione, mafia, droga, anche se queste parole non compaiono mai in tutto il romanzo, che peraltro è bello, avvincente e emozionante.

Mi piacciono i cosiddetti “mattoni”, quei libraccioni in cui magari la storia si dipana per anni e anni, con un sacco di personaggi che vanno, vengono, ricompaiono, ecc ecc. Però indubbiamente i romanzi brevi hanno un grosso vantaggio: puoi rileggerli tutte le volte che vuoi! E così mi sono riletta Una storia semplice, che ho letto la prima volta in quarto ginnasio, e riletto diverse volte proprio perché appunto è molto corto: 66 pagine, caratteri belli grossi. Insomma, ci vuole una mezzoretta a leggerlo, pure per una lenta come me.

Ma, comunque, bello, bello, bello. La prima volta che lo lessi, il titolo mi sembrò veramente poco appropriato, perché l’avevo trovata una storia davvero complicata ma, oh, avevo 14 anni ed ero abituata ai gialli di Agatha Christie, e lessi questo convinta che fosse un giallo tipo quelli! Soltanto con le successive letture ho potuto apprezzarlo davvero. E anche quest’ennesima lettura mi è piaciuta davvero tantissimo.

Era da tanto che non leggevo un po’ di Sciascia, e avevo dimenticato il suo stile un po’ particolare, la costruzione delle frasi non proprio canonica, con omissioni o, viceversa, aggiunte non proprio tipiche del linguaggio abituale. Stile che credo sia tipico degli scrittori siciliani, anche se parlo un po’ da ignorante avendo letto, a parte Pirandello che però appartiene ad un’epoca diversa, solo due racconti di Camilleri, per poter fare un vero confronto.

Qualche anno fa vidi anche il film tratto da questo libro. Essendo il libro così corto, mi aspettavo una trasposizione fedele, ed in effetti così è stato, tranne che per un piccolo particolare… Quando alla fine il brigadiere spara al commissario, dice una frase da duro: «Era un buon tiratore, ma io lo avevo avvertito». E poi piange. Nel film hanno eliminato il pianto, che rendeva il personaggio molto più umano e molto meno “poliziotto da film”. Mi è un po’ dispiaciuta, questa cosa, anche perché quella è una delle mie due scene preferite del libro. L’altra è quella finale, con l’uomo della Volvo, resa invece magnificamente nel film!!

Prima di chiudere, una piccola precisazione sul segnalibro: niente neanche stavolta, perché avendo letto il libro tutto in una volta, non ne ho usati!!!

Titolo: Una storia semplice
Genere: giallo
Autore: Leonardo Sciascia
Nazionalità: italiana
Prima pubblicazione: 1989
Ambientazione: Sicilia
Casa Editrice: Adelphi
Pagine: 66
Link al libro: GOODREADSANOBII
prima lettura: all’incirca 1993/94
fine ultima rilettura: 15 ottobre 2008

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