L’arte della guerra


di Sun-tzu

Titolo: L’arte della guerra
Titolo originale: Sun-tzu Ping-fa
Genere: trattato, saggio
Autore: Sun-tzu (Wikipedia)
Nazione: Cina
Anno prima pubblicazione: VI-V secolo a.C.
Ambientazione: Cina, VI-V secolo a.C.
Casa Editrice: pillole BUR
A cura di: Leonardo Vittorio Arena
Pagine: 107
ISBN: 978-88-17-00975-1
Provenienza: Libreria, 6 giugno 2009
Link al libro: IN LETTURAANOBIIGOODREADS
inizio lettura: 1 settembre 2016
fine lettura: 21 luglio 2018


Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto.

(Pagine 33-34)

Venticinque secoli fa un filosofo e generale cinese scrisse il più antico trattato militare finora conosciuto, ancora oggi considerato una valida guida in guerra e non solo.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura (con l’adorabile Daria è stato realizzato da JNLN; lo tenevo da parte da secoli in attesa di leggere questo libro, era troppo azzeccato!

Ho deciso di leggere questo libro perché lo sentivo sempre citare un po’ ovunque (vedi anche il segnalibro qui a lato), e ne avevo forse per questo motivo un’idea sbagliata. Lo immaginavo come sì un trattato militare, ma anche una sorta di manuale sui rapporti di coppia, o sulle relazioni in generale, o ancora un compendio filosofico sulla vita in generale, in cui il “nemico” di cui parla Sun-tzu può essere se stessi, o un problema da affrontare.

Sicuramente contiene alcune parti che possono essere considerate come consigli di vita, ma è di fatto un trattato di guerra e, per la maggior parte, parecchio noioso e ripetitivo. Infatti ho abbandonato più volte la lettura, riprendendola poi per brevi periodi per poi passare a leggere altro e metterlo di nuovo da parte. Alla fine l’ho completato perché poteva inserirsi nella prossima tappa del Reading History (che spero sarà il mio prossimo post).

Nonostante il voto bassino e il parere non proprio positivo non posso comunque negare un certo fascino da un testo così antico e le frasi che ho deciso di riportare quando non sono illuminanti sono comunque immagini potenti, tanto che mi dispiace non essere stata in grado di apprezzarlo come forse avrei dovuto.

All’inizio ho un po’ faticato a entrare nello stile del libro, sia quello proprio di Sun-tzu che quello del curatore che ha deciso di fare precedere ogni capitolo con una sorta di “riassunto in prosa” di quello che avremo letto poi con le parole dell’autore. E ammetto che mi ci è anche voluto un po’ per capirlo, all’inizio mi chiedevo come mai venissero ripetute sempre le stesse cose, una volta con scrittura normale e una volta in corsivo! A parte questo piccolo problema che mi secca ammetterlo ma è solo colpa mia XD, l’edizione è piacevole e ben curata, tranne però per una cosa: verso la fine, proprio nelle ultime pagine, hanno cominciato a spuntare fuori svariati errori tipografici, e il trovarli tutti concentrati nell’ultima parte mi fa pensare a una grande incuria nella revisione, come se ad un certo punto si fossero stancati di controllare.

the ART of war by dra-art

Poca roba, lo riconosco, però comunque mi irrita perché se questa poca attenzione la posso accettare in un prodotto economico, proprio non mi va giù in un libro altrimenti molto ben curato e certo non proprio economico (cosa è vero solo 5 €, ma sono un centinaio di pagine, alla Newton i libri così costano 5 volte meno).

La copertina non è un granché, non mi piacciono quelle senza immagini. Il titolo è effettivamente molto d’effetto. Ho scoperto leggendo l’introduzione che può essere però tradotto anche in modi diversi. In originale è Ping-fa: fa significa “arte” ma anche “modello” o “tecnica”, e ping oltre che “guerra” può significare anche “strategia” o “truppa”. Forse “L’arte della strategia” sarebbe stato un titolo più azzeccato, ma approvo la decisione di lasciare il titolo ormai famoso in tutto il mondo.

the art of war by royal-crime

Commento generale.

Una lettura che mi ha un po’ deluso ma forse a causa di false aspettative che avevo. Di sicuro una cosa mi è piaciuta molto: in questo trattato che spiega come sconfiggere i nemici nel modo migliore e più efficiente possibile, l’autore più volte ci tiene a sottolineare che la vittoria migliore è quella ottenuta senza neanche combattere, senza spreco di risorse economiche e senza spargimento di sangue. Un’opinione tutto sommato pacifista in un libro dedicato alla guerra è sicuramente una sorpresa assai apprezzabile!

Mini recensione

La vera vittoria è non combattere

Un po’ di frasi

Uno stato si fonda sulla strategia. Cinque «elementi concreti» (shih) permettono di esplicitarla. Dalla loro interazione dipendono il successo o la disfatta, cioè gli esiti possibili del conflitto.
[incipit]

Conoscere l’altro e se stessi – cento battaglie, senza rischi; non conoscere l’altro, e conoscere se stessi- a volte, vittoria; a volte, sconfitta; non conoscere l’altro, né se stessi – ogni battaglia è un rischio certo.
(Pagina 36)

Nell’antichità, gli esperti [dell’arte] del combattere [si preoccupavano] innanzitutto della capacità di vincere; successivamente, prendevano in considerazione la possibilità di vincere il nemico.
La capacità di vincere dipende da noi; la possibilità di vincere, dal nemico.
(Pagina 39)

Poiché non conosci i piani degli altri signori feudali, non sei pronto a negoziare.
(Pagina 61)

Sii veloce come il vento; lento come una pianta; aggressivo come il fuoco; immobile come una montagna; inconoscibile come lo yin; irruento come il tuono.
(Pagina 62)

Nell’applicazione di una tattica strategica, anziché presumere che [il nemico] non arrivi, è meglio che stiamo ad aspettarlo; anziché presumere che non attacchi, è meglio che guadagniamo un luogo inattaccabile.
(Pagina 67)

Conoscere l’altro e se stessi – vittoria, senza rischi. Conoscere il terreno e le condizioni atmosferiche – vittoria su tutti i fronti.
(Pagina 83)

Vietate ogni ricorso agli auspici, ed eliminate i dubbi: la [paura della] morte non avrà dove attecchire.
(Pagina 91)

“Art Of War” by Aldin

L’arte (tao) di coloro che si trovano in territorio nemico consiste in questo: se penetrano in profondità, si concentrano [su un obiettivo]; se penetrano soltanto in superficie, si disperdono [in varie direzioni].
(Pagina 93)

I sovrani non dovrebbero mobilitare le truppe, animati dall’ira.
I comandanti non dovrebbero aprire le ostilità, mossi dall’indignazione.
[…]
L’ira può trasformarsi in gioia, e l’indignazione in contentezza. [Ma] uno Stato distrutto non può tornare a reggersi, e i morti non possono tornare in vita.
(Pagina 99-100)

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