Le finestre di fronte


di Georges Simenon

Titolo: Le finestre di fronte
Titolo originale: Les gens d’en face
Genere: realismo?
Autore: Georges Simenon (Wikipedia)
Nazionalità: belga
Prima pubblicazione: 1933
Ambientazione: Batum (Batumi), attuale Georgia; fine anni 20 del XX secolo
Personaggi: Adil bey, Sonia
Casa Editrice: Adelphi
Traduzione: Paola Zallio Messori
Copertina: Léon Spilliaert, Casa nel crepuscolo (1921)
Pagine: 175
ISBN: 978-88-459-1689-2
Provenienza: Bol.it, 03 agosto 2012
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio lettura: 30 ottobre 2019
fine lettura: 4 novembre 2019


Ci si vedeva a malapena, l’oscurità era quasi completa, ma le finestre di fronte, che erano illuminate, riflettevano un po’ di luce nella stanza.

(Pagina 141)

Non ricordo come mai comprai questo libro, ma è stato una vera sorpresa: niente di quello che mi aspettavo, compreso il fatto che m’è piaciuto un sacco.

Adil bey è il nuovo console turco a Batum, in Georgia, sul Mar Nero. Ha difficoltà ad inserirsi, litiga col console italiano, ed è ossessionato dalla segretaria Sonia, una ragazza che vive con il fratello e la cognata in un appartamento le cui finestre sono proprio di fronte al consolato.

Prima di iniziarlo ricordavo di questo libro solo che avevo già provato a leggerlo e mi ero fermata alle prime pagine. Lo avevo talmente rimosso che ero convinta che fosse un romanzo con Maigret, invece non è nemmeno un giallo. Però mi è piaciuto veramente tantissimo, e non saprei neanche bene spiegare perché, forse perché è semplicemente così che sono i classici, ti raccontano una cosa qualsiasi, una piccola storia riguardante un paio di persone, eppure ti raccontano tutta la vita.

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La trama a raccontarla non sembra niente di che. Vediamo la vita di Adil bey nella sua nuova sede di lavoro, come cerca di adattarsi alla nuova vita e al nuovo paese, come interagisce con colleghi e collaboratori. Per certi versi mi ha ricordato un pochino A ciascuno il suo, con tutti che sanno tutto tranne il nostro protagonista, tutti che ci capiscono qualcosa tranne lui. Ma il clima è molto diverso: a rendere la situazione più, come dire, interessante, c’è l’ambientazione. Siamo in Georgia, fine anni 20, quando questo stato era parte della neonata Unione Sovietica. Siamo sul Mar Morto, è estate e fa un caldo impossibile, un clima che raramente si associa all’ex URSS, perché si pensa alla Russia e ci si dimentica che l’Unione era una nazione immensa. Batum ne è una buona rappresentante: è una città multietnica, porto commerciale, sede di scavi petroliferi e di stranieri facoltosi, mentre gli abitanti, crogiolo di razze talmente rimescolate che loro stessi non sanno più bene da chi discendono, muoiono di fame. In mezzo a queste contraddizioni si muovono i pochi personaggi, e con fatica si fa strada il nostro protagonista. Adil bey (non ho capito perché la seconda parte del nome si scrive con la minuscola) è il nuovo console turco appena arrivato e subito si capisce che non riuscirà a integrarsi, è troppo giovane, troppo ingenuo, troppo romantico, troppo orgoglioso. Poi c’è Sonia, la sua segretaria. È molto giovane, in bilico tra la fervente socialista e la giovane donna disillusa. Adil bey diviene presto ossessionato da lei, e per questo motivo anche noi lettori non possiamo fare a meno di concentrarci su questo personaggi. Non so per quale motivo, ma mi ha sempre dato l’impressione che non sarebbe finita bene, e avevo ragione. Quando nelle ultime pagine Adil bey progetta con lei di andare via in Turchia, e lei sembra non crederci davvero, anche io non l’ho ritenuto un finale possibile nemmeno per un momento. Alla fine Adil bey scapperà da Batum da solo per tornare in patria, mentre il ricordo di Sonia già comincia a svanire. Che grande contrasto tra loro e Nejla, lei finisce il romanzo comunque vittoriosa, a spassarsela col capitano belga. Come gli hanno detto un po’ tutti fin dal primo momento, Adil bey non era fatto per questo lavoro, non era capace di reggere la severità del governo sovietico, la pesantezza dei rapporti con le autorità, e tutto il gioco di spie e tradimenti. Era un giovane semplice e innamorato, e torna a casa con la speranza spezzata. Ma mi ha anche lasciato con l’impressione che comunque si riprenderà, e Sonia, che era stata il suo centro del mondo per diverso tempo, verrà dimenticata.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da kinly.

Lo stile di Simenon è grandioso, è come un buon libro dovrebbe essere scritto. Mostra senza spiegare, indaga sui personaggi, insinua senza mai chiarire, lasciando al lettore il compito di capire.

Commento generale.

In quarta di copertina della mia edizione viene riportato un brano di Goffredo Parise che definisce questo romanzo un breve capolavoro. Avevo storto un po’ il naso a questa descrizione, memore della prima lettura infruttuosa. Invece ora devo ammettere che Parise aveva proprio ragione! Avevo letto di Simenon, a parte qualche racconto, solo il primo romanzo su Maigret. Se lì non era scattato il colpo di fulmine (anche se comunque il libro mi era piaciuto abbastanza) stavolta devo dire che ho potuto apprezzare la grandezza di questo autore, tra l’altro qui ancora agli inizi della sua carriera. Una rappresentazione della dittatura sovietica vista dagli occhi di uno straniero, come doveva esserlo stato Simenon stesso che aveva visitato il Mar Nero proprio in quegli anni, un libro che avevo all’inizio totalmente frainteso ma che forse proprio per questo ha finito col conquistarmi.

Copertina e titolo

La copertina è bella, ma non azzeccatissima a mio parere, le finestre ci sono ma non danno l’idea di una casa di fronte così vicina che si sentono i rumori del pranzo dall’appartamento di fronte. Il titolo originale letteralmente vuol dire “le persone di fronte”, e infatti il primo titolo con cui è stato pubblicato in italiano era “Quelli di fronte”. Devo dire che però approvo la scelta di modificarlo un po’, perché “le finestre di fronte” è oggettivamente più bello, e anche più intrigante, e sempre comunque perfetto per il romanzo.

Mini recensione

Davvero un piccolo capolavoro

Sfide

Un po’ di frasi

«Come! pane bianco!».
I due persiani erano entrati nel salotto, il console e la moglie, ed era stata lei a estasiarsi davanti a una tavola coperta di sandwich graziosamente disposti.
[incipit]

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