Hermann Lauscher


di Hermann Hesse


Quanto più seria, pura e rispettosa sarebbe la vita di molti uomini se potessero conservare anche oltre la giovinezza qualcosa di questo cercare, di questo chiedere il nome delle cose!

(Pagina 25)

Una raccolta di racconti, alcuni narrati in prima persona, altri in terza, con protagonista Hermann Lauscher.

Possiedo questo libro da un numero di anni davvero considerevole: lo comprai quando andavo al liceo perché molti tra i miei compagni avevano letto e amato Siddartha dello stesso autore, ma quando andai in libreria nell’edizione da “100 pagine – mille lire” della Newton c’era solo questo di Hermann Hesse, e così mi accontentai. Penso (non lo ricordo con precisione) di avere anche iniziato a leggerlo a suo tempo, e di averlo però poi abbandonato. Infine mi sono decisa a leggerlo per la Sfida del Protagonista perché se non altro è molto corto. Quanto faticosa io abbia trovato questa lettura si evince dal fatto che un libriccino di neanche 100 pagine mi ha tenuta impegnata per quasi due settimane. Intendiamoci: non è brutto. Però l’ho trovato troppo ripetitivo e a tratti noioso, soprattutto nell’ultima parte.

Di letteratura tedesca so poco o nulla, anzi, in realtà proprio nulla, e su questo libro non ho trovato informazioni online, né c’erano sul libro stesso, quindi qui ora parlo da completa ignorante dell’argomento. Questo libro raccoglie quattro testi, non esattamente dei racconti, che parlano e/o sono stati scritti da Hermann Lauscher che immagino sia un alter ego dell’autore, che invece fa finta di essere un amico del poeta, ormai morto, e di aver voluto pubblicare questi suoi scritti postumi. A quanto ho capito il libro originale, dal titolo Scritti postumi e poesie di Hermann Lauscher, conteneva sia racconti che poesie, ma in questa mia edizione le poesie non ci sono (e meno male, direi, almeno per quanto mi riguarda!).

The Muse Of Insomnia di ojoskaleidoscopicos
La Musa dell’Insonnia viene a trovare Lauscher nelle “Notti insonni“.

La mia infanzia” è il primo racconto, scritto in prima persona, in cui appunto Lauscher ricorda la sia infanzia.

Il secondo racconto si intitola “Notte di novembre“, questo scritto in terza persona, racconta di una notte in cui alcuni amici bevono, si divertono, parlano del futuro, e prima dell’alba uno di loro si suicida. Nel complesso parecchio deprimente.

Lulu è il racconto che mi è piaciuto di più forse perché diverso e un tantino (ma giusto un poco!) meno triste degli altri. C’è sempre il gruppo di amici, solo che ora sono in vacanza, credo quindi in estate, e tra sogni, poesie e amori la loro vita si intreccia con una storia un po’ fantasy di una principessa, un re, una maledizione e un’arpa magica.

Notti insonni” torna ad essere una sorta di diario, ma scritto da chi non è chiaro, perché ad un certo punto l’autore afferma di aver incontrato Hermann Lauscher. Ho letto che in effetti non si capisce chi è, se Lauscher, Hesse (che pure viene incontrato dall’autore a un certo punto) o qualcun altro. Anche questi racconti sono parecchio deprimenti! Interessante quando paragona le donne amate nella sua vita con la Beatrice dantesca, come se fosse la donna ideale del poeta per eccellenza, la sua musa.

L’ultima parte, “Diario 1900“, come dice il titolo, è un diario a tutti gli effetti, con tanto di luogo e data indicati. Quest’ultima parte è quella che mi è piaciuta di meno, più o meno alla pari con la precedente. Sono proprio come dei diari con lui che racconta quello che ha fatto, e un giorno pensa una cosa, poi qualche giorno dopo l’esatto contrario, e si lamenta sempre.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura.

Come ho detto il racconto che mi è piaciuto di più è “Lulu”, forse perché è l’unico che abbia una vera e propria trama, mentre gli altri sono fatti quasi solo di riflessioni filosofiche, cosa che a quanto ne so è abbastanza tipica di Hesse, e uno dei motivi per cui il libro è rimasto a vegetare tanto tempo nella mia libreria.

Commento generale.

Un libro sicuramente non brutto, ma troppo filosofico, introspettivo e deprimente per i miei gusti. Non mi è dispiaciuto, ma non posso neanche dire di aver avuto piacere a leggerlo, visto che per la maggior parte del tempo, soprattutto con gli ultimi due racconti, mi sono annoiata. Però devo ammettere che questa lettura ha risvegliato in me un certo interesse per Hesse che mi era nato tanti anni fa, tanto da farmi aggiungere in wishlist altri suoi titoli, se non altro per togliermi questa curiosità che mi porto dietro dall’adolescenza.

Copertina e titolo

La copertina si questa mia edizione non mi piace troppo, però la trovo abbastanza adatta, con questo paesaggetto che in effetti fa pensare alle “peregrinazioni” di Lauscher. Il titolo è super semplice, il nome del protagonista, quindi senza infamia e senza lode.

Curiosità

Hesse ha vinto il Nobel per la Letteratura nel 1946 con la seguente motivazione: per la sua forte ispirazione letteraria coraggiosa e penetrante esempio classico di ideali filantropici ed alta qualità di stile.

Mini recensione

Interessante ma non fa per me: noioso

November Night di tvurk

Titolo: Hermann Lauscher
Titolo originale: Hermann Lauscher
Genere: racconti
Autore: Hermann Hesse (Wikipedia)
Nazionalità: tedesca (naturalizzato svizzero)
Prima pubblicazione: 1901
Ambientazione: Germania (Tubinga, Kirkhheim) e Svizzera (Basilea); 1896 – settembre 1900
Personaggi: Hermann Lauscher
Casa Editrice: Newton Compton
Traduzione: Francesca Ricci
Copertina: August Macke, Casa rossa nel parco, 1914
Pagine: 97
ISBN: 88-7983-057-0
Provenienza: Libreria, probabilmente negli anni 90
Note: nota bio-bibliografica di Viviana Finzi Vita
Link al libro: IN LETTURAGOODREADSANOBII
inizio lettura: 2 marzo 2021
fine lettura: 13 marzo 2021

Sfide

Un po’ di frasi

In ogni periodo della mia vita mi si sono spesso ripresentate molteplici immagini della mia infanzia, avvincente, estranea ed irredenta come una pallida fiaba.
[incipit]

Mai più ho trovato una piantaggine così magnificamente affusolata, un riso delle streghe d’un giallo così ardente, lucertole e farfalle così cangianti e seducenti, e il mio intelletto si arrende solo stancamente e suo malgrado all’idea che non sono fiori e lucertole ad essere imbruttiti, da allora, ma il mio animo e il mio occhio.
(Pagina 20)

Cammino stanco e impolverato
e dietro a me si ferma, titubante,
la giovinezza, reclina il suo bel capo
né con me più vuole andare avanti.
(Pagina 56)

Le pareva triste e ridicolo il modo in cui continuavano a parlare di bellezza, gioventù e rose, costruendo intorno a sé variopinte scenografie teatrali fatte di parole, mentre l’amara verità della vita passava loro accanto senza sfiorarli. Nella sua semplice animuccia di fanciulla era profondamente incisa questa piena verità: l’arte della vita stava nell’imparare a soffrire e nell’imparare a sorridere.
(Pagina 59)

E allora penseremo anche ad oggi, e questo triste oggi ci sembrerà strano straordinariamente caro è lontano, come una lontana piccola giovinezza.
(Pagina 73)

Poco più di venti anni fa, ero allora un ragazzino biondo, feci il mio primo tentativo di lettura. Mio padre mi trovò chino su un libro e mi indicò alcune lettere. Poi però chiuse il libro e mi raccontò, in quel suo modo intelligente e ricco di fascino, del grande mondo delle lettere e dei libri che mi si sarebbe aperto con l’abbiccì e per conoscere la cui millesima parte non basta neppure la vita più lunga del lettore più assiduo e zelante.
(Pagina 95)

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