Il vecchio e il mare

di Ernest Hemingway

Titolo: Il vecchio e il mare
Titolo originale: The Old Man and the Sea
Autore: Ernest Hemingway
Nazionalità: statunitense
Anno prima pubblicazione: 1952
Casa Editrice: Mondadori
Traduzione: Fernanda Pivano
Pagine: 135
Link al libro: ANOBII


Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce.

[incipit]

L’incipit e, forse ancora di più, il titolo stesso, dicono tutto sulla trama di questo romanzo.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura, ed è stato realizzato da Nocciola.

Ok, mi sono riconciliata con Hemingway. Avevo letto questo libro credo al Liceo, e l’avevo trovato semplicemente noioso. Poi c’ho riprovato più tardi con Addio alle armi, altra noia. Pensavo di dare un’ultima possibilità a questo autore con Per chi suona la campana, ma non m’era ancora venuta voglia di provarci. Ed ecco che la sfida Random Classic mi ha dato lo spunto per provare con una rilettura. Che per la verità mi andava di fare da un po’, dopo aver letto commenti estremamente lusinghieri su questo libro qui. Anche sulla copertina della mia edizione ci sono delle citazioni, una di Faulkner e una della Pivano, che lo ritengono il libro migliore di Hemingway (non per niente ci ha vinto sia il Pulitzer che il Nobel). Bè, io non posso dire di amarlo alla follia dopo questa rilettura. Ho trovato un po’ troppo scarno lo stile dei dialoghi, col continuo ripetersi di “disse il ragazzo, disse il vecchio, disse il ragazzo, disse il vecchio”: non so se la cosa era voluta (e in tal caso, sinceramente, non capisco perché) ma a me dava un po’ fastidio. E poi la parte centrale della lotta col pesce pure mi ha annoiato un po’, per la minuziosa descrizione di ogni singolo movimento del vecchio. Ma finalmente con questa seconda lettura sono riuscita a vedere la bellezza di questo libro che la prima volta mi era sfuggita.

Mi ricordavo la storia della lotta di un uomo contro gli avversi elementi, ma è tutt’altro. Il vecchio e il mare non sono nemici, il vecchio ama la mar, così come ama i pesci che pesca, li sente fratelli, li ammira, e soffre nel doverli uccidere. Questa è la cosa che più mi ha colpito del libro, la consapevolezza del vecchio di stare giocando col pesce una partita di vita o morte, e di non essere lui per forza, solo perché essere umano, meritevole della vittoria. E poi anche la semplicità, a conti fatti, della storia, che pure è riuscita a coinvolgermi, nonostante sia forse uno dei temi a me più estranei che mi sia capitato di leggere.

Confermo il mio proposito di provare con Per chi suona la campana. Vedremo se questo libro rimarrà l’eccezione che conferma la regola nel mio gradimento di Hemingway, o se invece mi piacerà anche l’altro.

Sfide

Un po’ di frasi

«Quanti anni hai?» chiese il vecchio all’uccello. «È il primo viaggi che fai? […] Dove si dirigono gli uccelli?»
Verso i falchi, pensò, che vengono in mare per cercarli. Ma non parlò di questo all’uccello che comunque non l’avrebbe capito e avrebbe saputo fin troppo presto dei falchi.
«Riposati bene, uccellino» disse. «Poi vai e rischia quel che devi rischiare come qualsiasi uomo o uccello o pesce.»

Se fossi al suo posto, è adesso che ce la darei tutta e andrei avanti finché si spaccasse qualcosa. Ma grazie a Dio non sono intelligenti come noi che li uccidiamo; anche se sono più nobili e più capaci.

È stupido non sperare. E credo sia peccato.

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