Il Ritorno del Re – LIBRO QUINTO, capitoli 7-10


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Chi potrebbe rimanere ozioso, ora che il re è tornato?
Faramir

ATTENZIONE SPOILER!
Gli spoiler (anticipazioni sulla trama) non sono segnalati in alcun modo, poiché occupavano gran parte del commento.
Leggete a vostro rischio e pericolo!

Il rogo di Denethor.

Il capitolo inizia con la scena emozionante dell’arrivo di Rohan dal punto di vista di Pipino.

Ma Pipino si alzò, come se gli fosse stato tolto di dosso un grande peso; ascoltando il suono dei corni gli pareva che il suo cuore scoppiasse dalla gioia. E mai più seppe udire un corno squillare in lontananza senza versare una lacrima.

Mi piace moltissimo questa frase, perché l’arrivo di Rohan più di altri avvenimenti comunque emozionanti e importanti, è stato davvero l’elemento fondamentale per la vittoria, soprattutto perché sono arrivati proprio quando tutto sembrava perduto. La “versione” di Pipino anche se non è la più emozionante, è di sicuro quella che mi ha commosso di più!

Ho strippato tantissimo alla prima lettura di questo capitolo, credevo davvero che non ce l’avrebbero fatta a salvare Faramir (di Denethor, diciamo la verità, mi interessava assai poco in quel momento!). Ma vedere Gandalf agire dà sempre tranquillità, o almeno io mi sono abituata a considerarlo quasi infallibile! Mi piace soprattutto la frase con cui Tolkien delinea il momento in cui Gandalf sceglie di prestare soccorso a Faramir e tralasciare la battaglia: Poi, avendo preso una decisione, agì rapidamente. Breve, ma molto vera, cioè, è molto saggio agire così. Io invece, molto spesso, dopo aver preso una decisione ho mille ripensamenti, e finisco col non fare nulla di buono! Ma lasciamo perdere me, e torniamo a Minas Tirith. Scopriamo come faceva Denethor a sapere tutto: aveva un Palantìr! Che tristezza la sua fine, non era un uomo malvagio, e neanche un vile, solo aveva lottato per troppo tempo da solo contro Sauron, alla fine la sua mente aveva ceduto. :( Per fortuna Faramir è stato salvato! E mentre viene portato alle Case di Guarigione, Éowyn e Merry uccidevano il Capo dei Nazgûl. Ma Gandalf non riesce a gioire della cosa, perché molte morti e molto dolore ha portato con sé.

Le Case di Guarigione.

Torniamo un po’ indietro, seguiamo con Merry il corteo funebre di Théoden. Povero Meriadoc! Nessuno l’ha notato nella battaglia, e questo è stato un bene, ma nessuno lo nota neanche adesso! Meno male che Pipino era andato a cercarlo! Mi ha colpito molto una frase di Gandalf in questo punto della storia:

[Merry] avrebbe dovuto essere trasportato con grande onore in questa Città. Ha degnamente corrisposto alla mia fiducia; se Elrond non avesse ceduto al mio desiderio, nessuno di voi due avrebbe intrapreso questo viaggio, e le nefandezze di questi giorni sarebbero state ancora più terribili.

È la prima volta che Gandalf si esprime in questo senso riguardo agli Hobbit, soprattutto riguardo a Pipino! Ed in effetti il loro contributo è stato determinante, anche senza considerare l’uccisione del Nazgûl, basta ricordare gli Ent, oppure il recente salvataggio di Faramir…

Un capitolo di pausa e di guarigione, questo, in cui anche la vecchia Ioreth ha la sua importanza, grazie ai suoi ricordi (al contrario invece dell’esperto di erbe che fa lo spocchio e viene zittito e umiliato da Gandalf!). Mi piacciono moltissimo le tre descrizioni del profumo dell’athelas, ogni volta diverso, accompagnato da un senso di benessere di tutti i presenti, e dal successivo risveglio del malato. Il più bello è senz’altro quello di Merry! ;)

E quando la fragranza dell’athelas impregnò la stanza con il profumo di frutteti e di erica assolata piena di api, improvvisamente Merry si svegliò e disse: «Ho fame. Che ore sono?»

L’ultima discussione.

Dopo Pipino, l’ennesimo punto di vista sulla battaglia, quello di Gimli, protagonista insieme ai compagni di un altro emozionante momento. Ripercorriamo quindi la strada intrapresa dai nostri con a seguito l’esercito fantasma, e qui viene chiarito un dubbio che ci era venuto nel GDL: i Morti non sono arrivati fino a Minas Tirith, Aragorn li ha sciolti dalla promessa e congedati prima di partire con le navi.

E non è ancora finita! Dopo la tremenda battaglia dei campi del Pelennor, subito si riparte, stavolta siamo “noi” ad attaccare. È vero che è tutto nelle mani di Frodo (o meglio, di Sam, ma loro ora non lo sanno!) però occorre sviare l’occhio, perciò i Nostri non staranno con le mani in mano e andranno incontro ad una guerra senza speranza.

Il Cancello Nero si apre.

Questo titolo mi riporta alla mente il capitolo “Il Cancello Nero è chiuso”, quando furono Frodo, Sam e Gollum ad arrivare davanti all’entrata di Mordor. In più anche la testa del re coronata di fiori, l’accenno a Minas Morgul, sono tutte cose che ci ricordano dei due poveri Hobbit di cui a questo punto né noi lettori né i personaggi del libro conosciamo la sorte. Ci pensa allora “la voce di Sauron” a ragguagliarci! Che scena dolorosa, povero soprattutto Pipino! Eppure, potendoci ragionare su, si capisce benissimo che è un bluff! Innanzi tutto il rifiuto di mostrare Frodo in persona, può insospettire! Ma soprattutto, se davvero Frodo era stato catturato, allora Sauron doveva avere l’anello, e certo non avrebbe nascosto la cosa! Però… questo lo possono pensare loro! Noi lettori sappiamo che l’anello ce l’aveva ormai Sam. Quindi? Temere è senza dubbio lecito! E poi… che finale!!!

«Così, finisce proprio come credevo», dissero i suoi pensieri, e svanirono subito, ridendo prima di fuggire, perché sembrava quasi allegro gettare finalmente via ogni dubbio, timore e turbamento. Ma mentre volava verso l’oblio, la sua mente udì delle voci, che sembravano gridare in un mondo etereo e lontano: «Arrivano le Aquile! Arrivano le Aquile!».
Per un attimo il pensiero di Pipino esitò «Bilbo!», disse. «Ma no! Accadeva nella sua storia, tanto tanto tempo addietro. Questa è la mia storia, e adesso è finita. Addio!». E la sua mente volò via ed i suoi occhi più non videro.

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Un po’ di frasi

Indubbiamente le migliori opere in pietra sono le più antiche e risalgono ai tempi della prima costruzione. Ed è sempre così per tutte le cose che gli Uomini incominciano: una gelata in primavera, o la siccità in estate, ed essi non portano a compimento la loro promessa.
Eppure è raro che i loro semi non germoglino. Anche in mezzo alla polvere o al marcio, li si vede improvvisamente spuntare nei luoghi più imprevisti. Le azioni degli Uomini sopravvivranno alle nostre, Gimli.
Gimli e Legolas

Su con la barba, figlio di Durin! Perché un proverbio dice: Quando tutto è perduto sorge spesso la speranza.
Legolas

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