Orlando Furioso – Canto XVII

Il Sole a pena avea il dorato crine
tolto di grembio alla nutrice antica.

(vv 129.1-2, Pagina 430)

Il Canto inizia con una tirata fatalista di Ariosto sulla giustizia divina che onestamente mi ha fatto un po’ rabbrividire: il sunto del discorso è che stupri e omicidi avvengono a gente che se l’è meritato perché ha molto peccato. Mi chiedo se Ariosto fosse ironico o no, se non ne abbia cioè parlato proprio per evidenziare l’assurdità della cosa (Doveano allora aver gli eccessi loro / di Dio turbata la serena fronte, / che scórse ogni lor luogo il Turco e ‘l Moro / con stupri, uccision, rapine et onte, vv. 6,1-4) oppure ci credeva davvero.

Dopo un po’ di aggiornamento sulla situazione dell’assedio, lasciamo la violenza e torniamo a Grifone.

Ma lasciamo, per Dio, Signore, ormai
di parlar d’ira e di cantar di morte;
e sia per questa volta detto assai
del Saracin non men crudel che forte:
che tempo è ritornar dov’io lasciai
Grifon, giunto a Damasco in su le porte
con Orrigille perfida, e con quello
ch’adulter era, e non di lei fratello.
(Ottava 17)
Ogre by Conceptopolis on DeviantArt

Ci dirigiamo verso Damasco e sulla via i nostri incontrano un viandante che con una digressione piuttosto lunga spiega loro l’origine del torneo che sta iniziando in città, raccontandoci la storia di re Norandino e la sua amata Lucina. La storia è un misto di fiaba e mitologia, con la fanciulla tenuta prigioniera da un orco e l’eroe che escogita un modo di salvarla. La descrizione dell’Orco è molto fantasy, mentre la vicenda in sé ricorda moltissimo Ulisse e Polifemo. La storia è parecchio lunga, ma quando poi arriviamo al momento del salvataggio Ariosto gli dedica solo poche righe perché quello è un altro episodio che aveva raccontato già Boiardo, quindi di nuovo lui si inserisce tappando, per così dire, i buchi. La cosa più interessante è che alla fine non sarà Norandino a salvare Lucina, ma il padre di lei.

Ariosto coglie l’occasione parlando di abbigliamento per collegarsi alla questione della Terrasanta e parte con una filippica contro gli invasori stranieri in Italia, che dovrebbero andare a combattere gli infedeli invece di venire a fare la guerra ad altri cristiani.

Ma d’un parlar ne l’altro, ove sono ito
sì lungi, dal camin ch’io faceva ora?
Non lo credo però sì aver smarrito,
ch’io non lo sappia ritrovare ancora.
(vv 80,1-4)

Ecco, se n’è accorto che ha divagato veramente tanto! :) Comunque torniamo a Grifone che sembra godere nel farsi prendere in giro! E Ariosto non perde occasione per ricordarcelo, sottolineando appena può che il “fratello” di Origille ne è in realtà l’adultero amante che, scopriamo proprio ora, si chiama Martano. Trovo molto buffo questo “vizio” di Ariosto di dire i nomi dei personaggi molto dopo averli introdotti, chiamandoli per un bel po’ di tempo con perifrasi. Intanto i nostri sono arrivati in città e Grifone si butta subito nel torneo: mentre in Europa si fanno la guerra noi assistiamo qui a questa giostra dove si muore con altrettanta facilità. Martano, da vile qual è, se la squaglia alla prima difficoltà, e Grifone deve rimediare all’onta di essersi accompagnato con lui dando il meglio di sé e infatti ovviamente sarà il migliore in campo. Devo dire però che anche se è indubbiamente un cavaliere valoroso, con l’armatura magica invincibile so’ boni tutti a gettarsi nella mischia! :)

Martano ha fatto una figura barbina e Grifone è dovuto essere eccezionale per rimediare all’onta, ma comunque nessuno dei due è rimasto dopo la fine del torneo. Quindi che fanno Martano e Origille? Rubano l’armatura di Grifone così il fedifrago può spacciarsi per lui e riceverne tutti gli onori. E fin qui la cosa non sarebbe neanche tanto grave perché porta comunque ad un risultato positivo:

Truova Grifone a poco a poco l’orma
ch’ascosa gli avea Amor fin a quel giorno;
e con suo gran dolor vede esser quello
adulter d’Orrigille, e non fratello.
(vv. 116,5-8)

Complimenti per l’intuito! Meno male comunque che in questo poema non sono solo le donne ad essere ingenue e tradite, ne avevamo avute già diverse, ma Grifone ci dimostra che pure agli uomini può capitare, e si piglia proprio un botta bella brutta perché, sconvolto dall’epifania, va alla ricerca degli adulteri e non avendo nulla da mettersi indossa le insegne di Martano. Viene così scambiato per il pusillanime e quindi imprigionato e umiliato, insomma, anche se è stato proprio scemo ora mi dispiace veramente per lui!

Comunque Martano se ne va impunito, ma Ariosto ci avverte che la pagherà in futuro. Vedremo. Per ora lasciamo Grifone messo proprio male!

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