Le memorie di Sherlock Holmes


di Arthur Conan Doyle

Sherlock Holmes
Le avventure di Sherlock Holmes
Il mastino dei Baskerville

Titolo: Le memorie di Sherlock Holmes
Serie: Sherlock Holmes (4)
Titolo originale: Memoirs of Sherlock Holmes
Genere: giallo
Autore: Arthur Conan Doyle (Wikipedia)
Nazionalità: Regno Unito
Anno prima pubblicazione: 1894
Ambientazione: Londra, fine XIX secolo
Personaggi: Sherlock Holmes, John Watson
Casa Editrice: Newton Compton (I Mammut)
Traduzione: Nicoletta Rosati Bizzotto
Copertina: Mikel Casal
Pagine: 162
Provenienza: Libreria
Link al libro: IN LETTURAANOBIIGOODREADS
inizio lettura: 10 settembre 2014
fine lettura: 21 settembre 2014


Ispettore Gregory: C’è qualche altro punto su cui vorrebbe richiamare la mia attenzione?
Sherlock Holmes: Al curioso incidente del cane durante la notte.
Ispettore Gregory: Ma durante la notte il cane non ha fatto niente.
Sherlock Holmes: E questo è l’incidente curioso.
(Pagina 374)

Un’altra raccolta di racconti, le memorie dopo le avventure. Sebbene il testo breve non sia tra i miei preferiti, Sherlock Holmes è sempre una piacevole lettura.

Il dottor Watson mette ordine tra i suoi appunti e ci racconta altri 11 casi brillantemente risolti dal suo amico Sherlock Holmes.

Questo libro l’ho letto col Gruppo di Lettura LeggerMente

Sherlock Holmes è sempre una garanzia! Che siano romanzi o racconti, finora non mi ha mai deluso!

In questa raccolta Watson rievoca casi passati, scegliendoli tra quelli più particolari, come il primo caso di Holmes, da lui risolto quand’era all’università, oppure uno in cui Holmes si era sbagliato, e svariati casi in cui i colpevoli alla fine, sebbene scoperti, non vengono presi (anche se poi sappiamo che hanno comunque fatto una brutta fine). Un Holmes quindi che non sempre riesce vincitore, ma che più che mai si dimostra desideroso di lavorare per il bene della società, e non tanto o non solo per sfoggiare le sue incredibili doti.

L’ambientazione è quasi sempre Londra, e devo dire che, anche se appare poco, l’ho potuta molto apprezzare ora che ci sono stata davvero! Per esempio ad un certo punto un personaggio descrive un percorso in carrozza, nominando diverse vie che ancora ricordo molto bene! Per non parlare della stazione di Waterloo da cui spesso Holmes e Watson prendono il treno per la campagna, e da cui anch’io ho preso il treno per Alton! (Fatevene una ragione, penso che nominerò il mio viaggio a Londra ancora per un bel po’!)

Sherlock, Moriarty by hoo0 on deviantART

Gli unici due personaggi ricorrenti in questi racconti sono i due protagonisti Holmes e Watson. Conosciamo però due nuovi personaggi che fanno parte del “pacchetto Holmes”, per così dire, e che ritroviamo spesso in quasi tutte le varie trasposizioni. Il primo, meno famoso, è il fratello di Sherlock, Mycroft Holmes. Compare solo in due racconti, e solo in uno dei due come personaggio importante, che presenta a Sherlock un nuovo caso. Su ammissione del suo stesso fratello, Mycroft è il più intelligente della famiglia, ma è troppo pigro per usare le sue doti per lavoro. Il secondo personaggio che incontriamo è invece l’arcinemico di Holmes, il professor Moriarty (che, ho scoperto, non porta quel titolo a caso perché è stato davvero professore di matematica prima di dedicarsi al crimine). Compre nell’ultimo racconto che ha l’emblematico titolo di “L’ultima avventura”. Infatti in questo racconto Holmes muore. Considerato però che non è l’ultimo libro della mia raccolta, la cosa non mi sembra tanto definitiva. Se non ricordo male da qualche parte avevo letto che Doyle era stufo di questo suo personaggio, e per questo l’aveva fatto fuori, ma poi aveva dovuto “resuscitarlo” a grande richiesta. Di sicuro, facendolo precipitare dalle cascate, da cui nessun corpo verrà mai ripescato, si era tenuta pronta una scappatoia. Mi chiedo se anche Moriarty è sopravvissuto: possibile che il grande nemico compaia in un solo racconto?

A proposito dei personaggi, c’è un’altra cosa che vorrei dire, stavolta riguardo ai due protagonisti. In questi racconti mi è parsa evidente una cosa che ho notato non cambia mai in tutte le versioni che mi è capitato di vedere (i film con Robert Downey junior, la serie Sherlock e la copia americana Elementary): Holmes ha bisogno di Watson (e non solo per la pubblicità). Lo cerca quando deve affrontare un caso più difficile, anche se magari Watson non può dargli effettivamente una mano, la sua presenza gli è necessaria. E’ un aspetto di questo personaggio che mi affascina, in un certo senso, lui solitamente così indifferente alle relazioni umane…

Lo stile di Doyle mi è sembravo un po’ diverso in questi racconti, ma non saprei bene su cosa puntare il dito. Forse l’approccio ai casi, che, come ho detto, non sempre seguivano il classico corso crimine – indagine – scoperta del colpevole – cattura dello stesso.

Nulla di nuovo da dire sulla copertina di questa ma edizione, che contiene tutto Sherlock Holmes, e quindi è la stessa dei tre libri precedenti. Nessun particolare commento neanche sul titolo: richiama il precedente, con “memorie” al posto di “avventure”, volendo forse dare l’idea che questo fosse l’ultimo libro su questo personaggio che Doyle aveva intenzione di scrivere.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura, proveniente da un mio vecchio quaderno di scuola.

Commento generale.

Una raccolta di racconti in cui Holmes fa mostra del suo solito acume, con storie piuttosto variegate, tutte interessanti, e in cui finalmente facciamo la conoscenza del famigerato Moriarty! Insomma, sempre una piacevole lettura!

Curiosità
All’inizio del racconto “Il paziente interno” Holmes sorprende Watson indovinando quello a cui stava pensando, con lo stesso metodo che usava Dupin nei racconti di Poe, e infatti poco dopo è lo stesso Holmes a citare l’autore americano che lui e Watson avevano letto qualche giorno prima. Ho trovato curiosa questa citazione in quanto Dupin è, per quel che ne so, il personaggio a cui Doyle si è ispirato nel creare Holmes. In un altro racconto c’è invece una frase che rappresenta un po’ il contrario: alla fine de “La faccia gialla” Holmes parla del fatto (che Watson spiega già all’inizio, quindi non vi sto spoilerando) che per una volta si è sbagliato nell’ipotizzare com’erano andati i fatti, e prega Watson di ricordargli quel caso se lui dovesse dimostrarsi troppo fiducioso nelle sue capacità. Un discorso simile lo fa Poirot ad Hastings sempre in un racconto (se non ricordo male nella raccolta I primi casi di Poirot). Con Poirot la cosa non funziona :), con Holmes non ci viene detto, comunque anche in questo caso quel che ho trovato curioso è che come Holmes era ispirato a Dupin, così Poirot è chiaramente ispirato a Holmes, e condivide pare anche la sua quasi infallibilità! :)

Sfide

Mini recensione in 5 parole

Holmes è sempre una garanzia

Un po’ di frasi

«Temo che dovrò andare, Watson», disse Holmes una mattina mentre ci sedevamo a colazione.
«Andare! Dove?»
«A Dartmoor; a King’s Pyland.»
[incipit]
Non c’è nulla per cui la deduzione sia così necessaria come nella religione. Un individuo raziocinante può costruirla come una scienza esatta. Ma ritengo siano i fiori che, più di ogni altra cosa, ci confermano la bontà della Provvidenza. Tutto il resto, poteri, desideri, nutrimento, sono indispensabili alla nostra esistenza. Ma questa rosa è un di più. Il suo profumo e i suoi colori sono un abbellimento, non una condizione essenziale della vita. Ed è solo la bontà che ci concede il di più; ripeto, quindi, che abbiamo molto da sperare dai fiori.
Sherlock Holees
(Pagina 492)
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